ChatGPT indirizza più utenti verso i siti web rispetto a Google (ma solo per pochi “eletti”)

Uno studio di Momentic mostra come ChatGPT, pur più piccolo di Google, sia sorprendentemente più “generoso” nell’inviare traffico. E questo, come puoi facilmente intuire, ti riguarda davvero da vicino…

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📌 TAKE AWAYS

  • Nonostante Google resti dominante in termini assoluti, con 175,5 milioni di click esterni mensili contro i 57,7 milioni di ChatGPT, il dato davvero interessante è il rapporto click/visita: ogni utente ChatGPT clicca mediamente 1,4 link esterni, più del doppio rispetto allo 0,6 di Google.
  • Il 64% di tutti i referral di ChatGPT è concentrato su appena 120 domini, il che dimostra una forte selettività nelle fonti citate dal modello. Si tratta di piattaforme già ampiamente autorevoli come Wikipedia, YouTube, Amazon e portali scientifici.
  • I nuovi brevetti di OpenAI mostrano che ChatGPT basa le sue risposte su vector embeddings, cioè rappresentazioni concettuali dei testi che privilegiano la somiglianza semantica. Non conta più la densità di keyword, ma la qualità, la chiarezza e l’approfondimento dei contenuti.
Uno studio di Momentic del 10 maggio 2025 rivela che ChatGPT, pur avendo meno utenti di Google, genera più click per visita verso siti esterni. 
Il traffico, però, è concentrato su pochi domini selezionati.
Per emergere, servono contenuti tecnicamente chiari e semantici, in linea con la nuova logica degli LLM.

Sai com’è, no?

Stai lì a fare il tuo consueto slalom tra i post di LinkedIn – un misto di autocelebrazioni, sfoghi qualunquisti, presunte rivelazioni e qualche perla rara.

Ecco, proprio mentre stavo per archiviare la giornata come “solito tran tran”, mi è saltato all’occhio un post. Uno di quelli che non ti aspetti, che ti costringe a fermarti e a rileggere.

Sto parlando, e preparati perché la cosa è seria, dello studio di Tyler Einberger di Momentic.

Un lavoro certosino, roba da investigatori del web, basato su dati di clickstream – sì, proprio il flusso dei click degli utenti – che, per un intero anno, da marzo 2024 a marzo 2025, ha messo sotto la lente d’ingrandimento le dinamiche tra il colosso Google e l’astro nascente di OpenAI negli Stati Uniti.

Einberger ha deciso di provare a mettere un po’ d’ordine nel gran casino di opinioni, spesso più da tifoseria che da analisi, su chi stia davvero vincendo la nuova guerra della ricerca.

E i numeri, te lo dico subito, parlano chiaro…

Visite, traffico e fiducia: perché Google e ChatGPT non giocano la stessa partita

Iniziamo dalle visite: a marzo 2025, Google ha attirato la bellezza di 269,6 milioni di visitatori unici negli USA. Un gigante, che te lo dico a fare?

Nello stesso periodo, ChatGPT si è attestato a 39,6 milioni, crescendo comunque del 47% rispetto all’anno precedente.

Momentic ricerca Tyler Einberger, 10 maggio 2025

Quindi, in termini di “chi ha più gente che bussa alla porta”, Google è ancora 6,8 volte più grande.

Vedila così: Google è come un super concerto di Vasco Rossi a San Siro con 70 mila persone, ChatGPT un dj-set in un club di nicchia, ma molto di moda, di un artista emergente sulla bocca di tutti.

Ma attenzione, la visibilità del tuo brand non si valuta solo contando quante menzioni riceve in motori di ricerca e LLM, ma calcolando chi va verso il tuo sito (e magari decide di acquistare un tuo prodotto).

Ed è qui che le cose si fanno interessanti.

Google, l’idrante del web, ha generato 175,5 milioni di click verso siti esterni a marzo 2025, un aumento del 66% rispetto all’anno prima.

ChatGPT?

“Solo” 57,7 milioni, ma con un balzo sbalorditivo del 558%!

Momentic ricerca Tyler Einberger, 10 maggio 2025

Quindi, Google (che non ha nessuna intenzione di diventare un chatbot) spinge ancora tre volte più traffico, ma l’accelerazione di ChatGPT è da tenere d’occhio.

Ora, la domanda da un milione di dollari:

chi è più “generoso” nel mandare gli utenti altrove?

Qui ChatGPT fa la sua mossa da campione.

L’utente medio di ChatGPT clicca 1,4 link esterni per visita.

Quello di Google?

Solo 0,6.

Ciò significa che, proporzionalmente, ChatGPT è più del doppio propenso a indirizzare gli utenti verso il tuo sito.

Tyler Einberger 12 maggio 2025 su LinkedIn
Tyler Einberger 12 maggio 2025 su LinkedIn

Google, d’altro canto, sta diventando sempre più “appiccicoso”: le pagine viste per visita sulla piattaforma di Google sono salite a oltre 10 (erano 8,4 due anni fa).

Ogni click in più sulla pagina dei risultati di Google è un click in meno verso di te.

Lo chiamano “crescita delle query”, ed è ottimo per le azioni di Big G, un po’ meno per chi conta sul traffico per il successo del suo business.

E dove manda ChatGPT i suoi utenti?

Bene, il 64% di tutti i suoi referral (cioè i click in uscita) finisce su appena 120 domini.

Pensa a colossi come YouTube, Wikipedia, Amazon, ma anche fonti autorevoli come NIH PubMed per la salute. Questo ci dice che ChatGPT, per ora, tende a fidarsi di un circolo ristretto di “eletti”.

Ogni settore, ogni nicchia ha i suoi “campioni”, quelli riconosciuti come iper autorevoli.

Ecco, l’attività, se non la “missione”, di un professionista SEO che si rispetti è farti entrare in questo club così elitario.

Momentic ricerca Tyler Einberger, 10 maggio 2025

L’autore dello studio, Tyler Einberger, con grande onestà intellettuale, ci ricorda che questi dati, provenienti da Similarweb, si riferiscono solo alla navigazione da browser (desktop e mobile), escludendo l’attività dentro le app di ChatGPT, che è nascosta.

Inoltre, c’è un margine di varianza tipico del ±10% (che può arrivare al ±30% in casi limite).

Un altro fatto da non trascurare: i link da ChatGPT spesso arrivano senza dati di referrer (UTM), finendo nel calderone del traffico “Diretto” in Google Analytics. Quindi, se nei tuoi analytics vedi pochi numeri da ChatGPT, non è detto che tu stia sbagliando qualcosa, potrebbe essere semplicemente “invisibile”.

Cosa ci portiamo a casa da Einberger?

Google regna ancora per portata, ChatGPT premia la profondità e l’autorevolezza, il rischio di “zero-click” (nonostante le smentite di Sundar Pichai) sta aumentando, e il contesto dei dati è tutto.

Momentic ricerca Tyler Einberger, 10 maggio 2025

Non è solo una questione di chi è più grande, ma di come ciascuna piattaforma interagisce con il web.

Per te questo significa che la strategia di visibilità non può più essere monolitica: devi considerare ogni vetrina potenziale, dai chatbot ai motori di ricerca, non lasciando nulla di intentato.

Parole chiave addio? I brevetti di OpenAI e la rivoluzione semantica della SEO

Se lo studio di Einberger ci dice dove va il traffico, i brevetti di OpenAI ci svelano il come.

Stiamo parlando di un cambio di paradigma che potrebbe far sembrare obsoleto il vecchio adagio “ottimizza per le parole chiave”.

Preparati, perché stiamo per entrare nel mondo dei vector embeddings. Non spaventarti, non è fisica quantistica, ma è un aspetto fondamentale per comprendere come funziona il posizionamento sugli LLM.

I nuovi brevetti di OpenAI, analizzati con la consueta perizia da esperti SEO come quelli di Go Fish Digital, indicano chiaramente che ChatGPT e sistemi simili non si basano primariamente sulla corrispondenza esatta delle parole chiave.

Invece, utilizzano queste “vector embeddings”, che sono, in parole povere, rappresentazioni matematiche dei contenuti.

Immagina che ogni pezzo del tuo articolo, ogni paragrafo, venga trasformato in un punto, in uno spazio multidimensionale. Quando un utente fa una domanda, anche la sua domanda viene trasformata in un punto. Il sistema, quindi, cerca i punti (contenuti) più vicini al punto della domanda, basandosi sulla somiglianza concettuale, semantica.

In pratica: i contenuti vengono spezzettati (“chunked”), convertiti in questi vettori numerici e recuperati in base alla loro affinità di significato con la richiesta dell’utente.

Pensaci bene: è come se l’IA capisse l’intento e il contesto, non solo le singole parole.

Due brevetti, a questo proposito, sono particolarmente illuminanti:

  1. Contrastive Embeddings (US 20240249186 A1), concesso a luglio 2024, descrive come OpenAI affina la qualità di queste rappresentazioni vettoriali usando l’apprendimento contrastivo. Insegna al modello a distinguere contenuti correlati da quelli non correlati, rendendo i vettori più precisi ed efficienti. Ad esempio, accoppia frasi consecutive o un commento di codice con la sua implementazione effettiva, per “avvicinare” ciò che è semanticamente simile nello spazio vettoriale;
  2. CustomGPTs (US 20250103962 A1), pubblicato a marzo 2025, spiega come si possano creare modelli IA su misura (i CustomGPTs che magari hai già provato a costruire) capaci di cercare informazioni all’interno dei propri dati caricati o di fonti esterne. Il processo è sempre lo stesso: i dati vengono spezzettati, trasformati in vettori, archiviati in un database vettoriale e recuperati tramite ricerca semantica.

Cosa significa questo per te e il tuo sito?

Semplice: che non basta più infarcire i testi di parole chiave.

Anzi, potrebbe essere controproducente.

Servono contenuti chiari, coerenti, ben strutturati e che approfondiscano realmente un argomento.

Se il tuo testo non può essere “spezzettato” in modo pulito in unità di significato, o se è vago e superficiale, i suoi vettori saranno deboli e difficilmente verranno scelti dall’IA per formulare una risposta.

Non si tratta più di “scalare la SERP”, ma di essere selezionati per far parte della “memoria di lavoro” del modello linguistico.

Un bel salto, non trovi?

Il tuo sito parla la lingua delle IA? Il dramma dell’HTML ignorato

E qui arriviamo a un punto dolente, un vero e proprio “alert tecnico”.

Mentre Google e Bing, negli anni, sono diventati incredibilmente bravi a interpretare pagine web complesse, a eseguire JavaScript, a capire contenuti caricati dinamicamente lato client (cioè dal browser dell’utente), i modelli IA come ChatGPT sono, per ora, molto più “primitivi”, come osserva il SEO Jono Alderson sul suo sito.

Questi sistemi, nella maggior parte dei casi, leggono solo l’HTML grezzo che il tuo server invia.

Ignorano bellamente JavaScript complesso e tutti quei contenuti che appaiono magicamente sulla pagina dopo il caricamento iniziale grazie a script fantasiosi.

Se la tua pagina è un groviglio di codice illeggibile, se è troppo pesante, se si basa interamente su rendering lato client, l’IA potrebbe semplicemente “vedere” una pagina vuota o confusa, e passare oltre.

Perciò non basta più ottimizzare per Google e sperare che il resto si adegui.

Ciò significa tornare alle basi della SEO, ma con una consapevolezza nuova.

Se il tuo sito è un pachiderma, lento e costruito con tecnologie che nascondono il contenuto dietro strati di JavaScript, rischi l’invisibilità.

La tua nuova vendita potrebbe passare anche da come un chatbot valuta il tuo brand, per questo i tuoi contenuti devono essere comprensibili (e accattivanti) anche per queste IA.

Ricorda che le IA non hanno la pazienza di Google di districarsi tra siti mal costruiti.

Vogliono il succo, subito e chiaramente. Il tuo sito deve essere un libro aperto, non un enigma da decifrare.

ChatGPT marzo 2025, fonte Semrush
Fonte Semrush

E-E-A-T: non la solita minestra riscaldata, ma autenticità nel vero senso della parola

Ora, so cosa stai pensando:

“Ma allora tutte quelle sigle di Google, tipo E-E-A-T (Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness – Esperienza, Competenza, Autorevolezza, Affidabilità), che fine fanno?”.

Ecco, qui ci viene in aiuto una brillante chiacchierata tra due pesi massimi della SEO: Gianluca Fiorelli e Jono Alderson su Advanced Web Ranking.

La loro conversazione del 5 maggio 2025 chiarisce una volta per tutte che E-E-A-T non è una formula magica o una checklist da spuntare per ingannare l’algoritmo.

Come dice Alderson, con una punta di ironia verso la tendenza di noi SEO a voler “meccanizzare tutto”, E-E-A-T è semplicemente il risultato naturale del creare contenuti autentici, utili e credibili.

Google, ammettiamolo, è un pessimo comunicatore.

Dice “create contenuti utili” e la comunità SEO si scatena a cercare il trucco, il fattore di ranking nascosto.

Ma la verità, come sottolineano entrambi, è più semplice e al tempo stesso più difficile: devi essere un brand affidabile, coinvolgere veri esperti e avere un sito ben fatto che aiuti davvero l’utente.

Anche se questo significa non vendergli nulla nell’immediato.

È un cambio di mentalità radicale per molte aziende, abituate a un modello “attira-controlla-vendi”.

Oggi, per emergere, devi prima “dimostrare-aiutare-risolvere”.

Fiorelli fa un esempio illuminante sull’esperienza: non si tratta solo di millantare esperienza, ma di averla davvero.

L’idraulico che fa video su TikTok mostrando come risolve un disastro idraulico sta comunicando esperienza reale.

Ma come si scala questo approccio?

Ovviamente non si può chiedere a ogni dipendente di diventare un content creator.

La soluzione, suggerisce Fiorelli, è far collaborare chi scrive i contenuti (un bravo redattore tecnico) con chi ha l’esperienza sul campo (l’ingegnere, il tecnico, l’esperto).

Così non si finge, ma si costruisce valore reale.

Alderson rincara la dose: la partita si gioca sull’influenza, spesso sottile, attraverso molteplici punti di contatto, non solo sul “rankare primi e prendere il click”.

E questo modello, che premia l’aiuto genuino e la trasparenza, è un terreno fertile per le startup agili, capaci di costruire modelli di business nativamente “utili”, mentre i colossi più tradizionali, abituati a campare di rendita sul brand, potrebbero faticare ad adattarsi.

ChatGPT marzo e maggio 2025, fonte DemandSage
fonte DemandSage

Pillola rossa o pillola blu? Non ignorare la realtà (anche perché è ricca di opportunità)

Allora, ti senti un po’ come Neo di Matrix davanti alla scelta della pillola rossa o blu?

Il panorama è complesso, lo ammetto.

Abbiamo Google che è ancora il re ma diventa più avaro di click, e ChatGPT che, seppur più piccolo, è un generoso dispensatore di traffico qualificato, ma solo per i “prescelti” e solo se parli la sua lingua (quella dei vector embeddings e dell’HTML pulito, per esempio).

E poi c’è questa spinta verso l’autenticità e l’utilità incarnata da E-E-A-T, che non è un trucco ma una filosofia.

Cosa puoi fare tu, dunque, per conquistare l’attenzione di IA e LLM e apparire autorevole ai loro occhi?

Prima di tutto una cosa:

prendi atto che la SEO “fai-da-te” è una scelta fallimentare.

Se vuoi essere visibile ai tempi delle IA devi rivolgerti a un consulente SEO che studi e conosca realmente la materia.

Oggi, muoversi in questo ginepraio (così almeno appare ai profani) richiede una mappa dettagliata, strumenti sofisticati e una strategia che integri la visibilità sui motori tradizionali con quella sulle IA (una cosa non esclude mica l’altra, anzi!).

Significa capire come strutturare i contenuti per essere “digeribili” sia dagli algoritmi semantici che dagli utenti umani, come rendere il tuo sito tecnicamente impeccabile per i crawler di nuova generazione, e come costruire un brand che trasudi genuinamente esperienza e affidabilità.

È un lavoro da professionisti, da esperti SEO che non si limitano a spuntare una lista di controllo, ma che comprendono queste dinamiche profonde e sanno tradurle in azioni concrete per il tuo business.

Perché l’obiettivo finale è sempre lo stesso: più visibilità, più contatti, più vendite.

Ma la strada per arrivarci si è fatta decisamente più articolata e, se vuoi, anche più stimolante.

Il futuro della ricerca è già qui, e ignorarlo non è un’opzione.

Fai come Neo, allora: prendi la pillola rossa e prendi atto della realtà. Non vivere nel passato, o peggio, di rendita.

Rivolgiti alla mia agenzia e conquista la fiducia delle IA per far crescere la tua attività.


ChatGPT indirizza più utenti verso i siti web rispetto a Google?: Domande & Risposte

ChatGPT porta più traffico ai siti web rispetto a Google?

In termini assoluti no: Google genera ancora tre volte più click verso siti esterni rispetto a ChatGPT. Tuttavia, ChatGPT è molto più “generoso” in proporzione, con una media di 1,4 click per visita contro gli 0,6 di Google.

Perché ChatGPT indirizza il traffico solo verso pochi siti?

Il 64% dei referral di ChatGPT si concentra su appena 120 domini. La piattaforma si affida a un ristretto gruppo di fonti autorevoli e consolidate, come Wikipedia, Amazon o PubMed, e tende a premiare la qualità e l’affidabilità dei contenuti.

Come posso ottimizzare il mio sito per essere citato da ChatGPT?

È fondamentale avere contenuti chiari, ben strutturati e semanticamente ricchi. Il sito deve usare HTML leggibile e ridurre l’uso eccessivo di JavaScript. Inoltre, è importante creare valore reale dimostrando esperienza e affidabilità, in linea con i criteri E-E-A-T.

Roberto Serra

Mi chiamo Roberto Serra e sono un digital marketer con una forte passione per la SEO: Mi occupo di posizionamento sui motori di ricerca, strategia digitale e creazione di contenuti.

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