Google si auto-cita nelle risposte AI: una strategia per non perdere terreno o un “recinto dorato” a discapito degli utenti?
Uno studio di SE Ranking evidenzia che quasi la metà delle risposte generate dall'AI di Google (AI Overviews) linka direttamente a Google.com (43%). Analizzato da Search Engine Journal, il dato solleva dubbi sulla creazione di un "walled garden" digitale, con Google.com citato nel 44% dei casi. La pratica sembra mirare a trattenere gli utenti nel proprio ecosistema.
Ma quanto si auto-cita Google, esattamente?
Beh, i numeri parlano abbastanza chiaro.
Secondo lo studio che ha preso in esame oltre 100.000 ricerche negli Stati Uniti, ben il 43% delle AI Overviews conteneva link che riportavano direttamente a Google.com.
Pensa che Google.com viene citato nel 44% dei casi, lasciando molto indietro altre fonti popolari come YouTube o Reddit (entrambe al 13%).
E non è finita qui:
Ogni risposta AI sembra contenere in media dai 4 ai 6 link, spesso indirizzando verso nuove ricerche Google o pannelli laterali, come confermato anche da Search Engine Land.
Insomma, sembra quasi una strategia per farti fare clic su clic, sempre restando nel loro ambiente.
Viene da chiedersi: ma come funziona questo meccanismo?
È una scelta voluta per tenerci legati o solo una conseguenza di come è costruita questa tecnologia?
Il trucco tecnico dietro le quinte e le polemiche
Google spiega che usa una tecnologia chiamata RAG (Retrieval Augmented Generation) per assicurarsi che le risposte AI siano basate su fonti affidabili prese dal suo indice, come descritto da John Mueller.
In pratica, l’AI va a “recuperare” informazioni verificate prima di generare il testo.
Bello, no?
Peccato che, guarda caso, la fonte più “affidabile” sembri essere spesso Google stessa.
E qui casca l’asino, perché molti esperti, come la strategist SEO Aleyda Solis, vedono in questa pratica la creazione di un vero e proprio “walled garden”, un giardino recintato.
Diciamocelo, suona un po’ come la solita storia del “ti aiuto io a trovare informazioni, basta che non esci da casa mia”.
Ma forse c’è una ragione più grande dietro questa mossa, una ragione che ha a che fare con la concorrenza sempre più agguerrita nel mondo della ricerca online…
Una strategia per non perdere terreno?
Non è un segreto che Google stia sentendo il fiato sul collo da parte di nuovi strumenti AI come ChatGPT, che, secondo alcuni dati, si sta prendendo una bella fetta del mercato della ricerca AI. Viene il dubbio, quindi, che questa tendenza a linkare a sé stessa non sia solo una scelta tecnica, ma una mossa strategica per non perdere utenti.
Dopotutto, come suggerito da studi passati su Bing, spesso rimaniamo su una piattaforma più per abitudine o perché è quella predefinita, che per reale preferenza.
Quindi, Google sta davvero cercando il modo migliore per darci risposte o sta solo mettendo le mani avanti per difendere il suo impero?
Alcuni esperti, come Pratik Verma, mettono in guardia sul fatto che un eccessivo auto-citarsi possa minare la fiducia degli utenti, senza contare i rischi di errori che si accumulano quando i sistemi diventano troppo autoreferenziali.
La domanda resta aperta: questa spinta verso l’interno serve davvero a noi utenti per “esplorare meglio gli argomenti”, come dice Google, o è solo un modo furbetto per tenersi stretti traffico e dati, alla faccia della neutralità e dell’open web?
Staremo a vedere come evolverà la situazione, anche perché le autorità, specialmente in Europa, hanno già iniziato a mettere gli occhi su queste pratiche di “auto-preferenza”.