Antitrust: Meta chiede lo stop al processo FTC su Instagram e WhatsApp

Anita Innocenti

La mossa a sorpresa di Meta arriva mentre la FTC accusa il gruppo di soffocare la concorrenza, una battaglia legale che potrebbe avere ripercussioni sull’intero panorama dei social media.

Meta, il colosso dei social media, ha chiesto il 16 maggio 2025 al giudice James E. Boasberg di archiviare la causa antitrust intentatale dalla FTC. L'azienda sostiene l'assenza di prove sufficienti che le acquisizioni di Instagram e WhatsApp abbiano danneggiato la concorrenza, in una mossa audace nel pieno del processo.

Meta tenta la fuga: chiesto lo stop al processo antitrust!

Meta, il colosso che sta dietro a Facebook, Instagram e WhatsApp, ha provato a tirarsi fuori dai guai a metà partita. Proprio così, il 16 maggio 2025, come se niente fosse, ha bussato alla porta del giudice James E. Boasberg chiedendo di chiudere baracca e burattini, ovvero di archiviare la causa antitrust che la Federal Trade Commission (FTC) le ha intentato.

La scusa?

Secondo loro, la FTC non avrebbe portato uno straccio di prova sufficiente a dimostrare che le acquisizioni di Instagram nel lontano 2012 e di WhatsApp nel 2014 abbiano realmente danneggiato la concorrenza, come riportato dettagliatamente sulla pagina Wikipedia dedicata al caso FTC v. Meta.

Diciamocelo chiaramente, è una mossa che sa tanto di “o la va o la spacca”.

Ma cosa avrà spinto Zuckerberg e i suoi a fare una richiesta così audace, proprio nel bel mezzo di un processo che tiene col fiato sospeso mezzo mondo tech?

E soprattutto, il giudice Boasberg, che già una volta ha rimandato al mittente le accuse della FTC per poi riammetterle, come la prenderà stavolta?

Zuckerberg contro tutti? Le carte scoperte nel braccio di ferro con la FTC

Qui la faccenda si fa interessante, perché le due parti giocano su tavoli completamente diversi. Da un lato abbiamo Mark Zuckerberg in persona, che già ad aprile 2025, durante la sua testimonianza, ha dipinto un quadro idilliaco: Instagram e WhatsApp, a suo dire, avrebbero operato come entità quasi separate, e la loro integrazione con l’infrastruttura di Facebook sarebbe servita solo a migliorare l’esperienza di noi utenti.

Bello, no?

Peccato che dall’altra parte ci sia la FTC, con la sua combattiva presidente Lina Khan, che non ci sta e ribatte colpo su colpo. L’accusa è pesante: Meta, controllando – pensate un po’ – il 71% dell’attività sui social media negli Stati Uniti nel 2025, starebbe soffocando l’innovazione e limitando la nostra libertà di scelta.

Siamo sicuri che l’integrazione di cui parla Zuckerberg sia stata solo per il nostro bene e non, magari, per cementare una posizione dominante che rende la vita difficile a chiunque provi a competere?

È una domanda che, sono certo, ronza anche nella testa del giudice Boasberg, un osso duro che in passato ha già dimostrato di non farsi impressionare facilmente.

E mentre i due contendenti affilano le armi legali, cosa ne pensa il resto del mondo? La partita, credimi, è tutt’altro che un affare privato tra Meta e la FTC.

Tra esperti divisi e fantasmi del passato: cosa rischia davvero meta?

Come spesso accade in queste battaglie tra titani, il pubblico degli esperti è spaccato a metà. C’è chi, come il professor Tim Wu della Columbia Law, plaude alla “linea dura” della FTC, vedendola come un tentativo sacrosanto di mettere un freno a queste concentrazioni di potere.

E poi ci sono quelli come Douglas Melder di Stanford, che storcono il naso, parlando quasi di una “punizione retroattiva” per un’azienda che, alla fine, ha avuto successo.

Anche l’opinione pubblica non è da meno: gruppi come l’Open Markets Institute sono scesi in piazza a sostegno della FTC, mentre la Camera di Commercio USA difende Meta, bollando la causa come un “eccesso” che potrebbe frenare l’innovazione.

Innovazione o consolidamento di un impero?

Il dubbio resta.

Intanto, questo processo si carica di un peso storico non indifferente, evocando lo spettro del famoso caso Microsoft del 1998.

Ma qui la FTC sembra voler andare oltre, chiedendo a Meta di fare un passo indietro bello grosso: vendere Instagram e WhatsApp.

E non dimentichiamoci che Meta, nel 2019, ha già pagato 5 miliardi di dollari per chiudere una questione sulla privacy sempre con la FTC, un precedente che la sua squadra legale non manca di sbandierare come prova di “pregressa collaborazione”.

Basterà a impietosire la corte o siamo solo all’inizio di una saga che potrebbe ridisegnare il futuro dei social media?

Le argomentazioni finali sono previste per giugno 2025 e la sentenza per settembre: fino ad allora, non ci resta che aspettare e vedere chi avrà l’ultima parola.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

5 commenti su “Antitrust: Meta chiede lo stop al processo FTC su Instagram e WhatsApp”

  1. Chiara De Luca

    Roberto, ma ti ricordi quando Facebook comprò Instagram e tutti dissero che era una strategia rischiosa? Adesso Meta nega di aver danneggiato la concorrenza. Ridicolo!

  2. Silvia Orlando

    Roberto, ma che storia pazzesca! È come se cercassero di azzerare il punteggio in una partita di calcio già avviata. Anche a me è capitato di dover fronteggiare critiche “ingratitudini” nel mio percorso imprenditoriale. Come vedi la situazione? Meta avrà davvero chance di farla franca questa volta?

    1. Oh Roberto, che situazione drammatica! Questa cosa di Meta mi fa pensare a quando ho cercato di negare un errore in una mia produzione… alla fine, la verità viene sempre a galla! Pensi che possano davvero tirarsela così? Io sono un po’ scettica, onestamente. 😅

  3. Roberto, ma è davvero incredibile! Meta sembra voler fare il mago e far sparire le prove. Forse sperano che questa mossa confonda il giudice come una buona illusione. Chi avrebbe mai pensato che si potesse arrivare a questo?

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