Il web a pagamento? Google ci prova (nuovamente) con Offerwall

Anita Innocenti

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Offerwall, l’ultima “soluzione” di Google per gli editori che si ritrovano con meno traffico a causa dell’intelligenza artificiale e che dovranno decidere se bloccare i contenuti in cambio di un’azione da parte dell’utente

Di fronte al calo di traffico editori causato dall'AI, Google propone Offerwall. Permette di bloccare contenuti chiedendo azioni (video, survey, pagamenti) per l'accesso. Google parla di entrate extra, ma molti criticano la soluzione: è una toppa per un problema creato dall'azienda stessa, spingendo verso un web sempre più a pagamento?

Il web a pagamento? Google ci prova (di nuovo) con Offerwall

Te ne sarai accorto anche tu: il traffico che arriva dalla ricerca Google sta cambiando, e non in meglio.

Le risposte fornite direttamente dall’intelligenza artificiale stanno, di fatto, riducendo le visite ai siti web degli editori, i tuoi come i miei.

E in questo contesto, dove molti si sentono con le spalle al muro, Google esce con una “soluzione”: si chiama Offerwall e, nelle loro parole, dovrebbe diversificare le entrate degli editori.

Diciamocelo, sembra quasi un modo per medicare una ferita che loro stessi hanno contribuito ad aprire.

Ma di cosa stiamo parlando esattamente?

Ecco Offerwall: la toppa è peggio del buco?

In pratica, Offerwall è uno strumento che permette agli editori di bloccare un contenuto e chiedere all’utente un’azione in cambio dell’accesso. Non parliamo per forza di soldi. L’utente potrebbe scegliere di guardare un breve video pubblicitario, completare un sondaggio o, in futuro, effettuare un micropagamento.

Google sbandiera test iniziali con un aumento delle entrate tra il 5% e il 15%. Numeri che suonano bene, certo, ma la domanda sorge spontanea: è una vera opportunità o un modo per abituarci a un web dove ogni click ha un prezzo, anche se piccolo?

Come riportato da TechCrunch, l’idea dei micropagamenti ha una lunga e gloriosa storia di fallimenti.

Perché questa volta dovrebbe essere diverso?

Il sospetto, forte e chiaro, è che questa non sia una mossa generosa, ma una mossa calcolata.

Un cerotto per un’emorragia causata da Google stessa

La verità, schietta come sempre, è che questa novità arriva proprio mentre le funzionalità di AI Overviews e SGE di Google stanno erodendo il traffico organico. In pratica, Google prima ti toglie ossigeno, e poi ti vende una mascherina per respirare meglio. Offrire uno strumento come Offerwall potrebbe essere un modo per placare gli animi degli editori, che vedono il loro lavoro svalutato e il traffico dirottato.

È un tentativo di mantenere in piedi un sistema da cui, alla fine, Google stessa trae il maggior profitto.

La vera domanda, però, resta aperta e riguarda tutti noi: siamo davvero disposti a barattare il nostro tempo o i nostri soldi per accedere a contenuti che fino a ieri erano a portata di click, tutto per sostenere un modello che sembra avvantaggiare sempre e solo gli stessi giganti?

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

9 commenti su “Il web a pagamento? Google ci prova (nuovamente) con Offerwall”

  1. Tommaso Sanna

    L’Offerwall, interessante tentativo di Google di tamponare il traffico che loro stessi hanno contribuito a prosciugare. Vedremo se questa mossa genererà entrate o solo ulteriori mal di testa.

  2. Letizia Costa

    Ah, Google e la sua *brillante* idea di rimediare ai guai che *loro stessi* hanno creato con l’IA. Un’altra trovata per spremere qualche soldo, proponendo pagamenti per ciò che prima era gratuito. Una vera festa per il portafoglio dell’utente, non trovate? Praticamente, ci chiedono di comprare l’aria che respiriamo.

    1. L’idea di offrire un “muro a pagamento” per accedere a contenuti, dopo averne depauperato il valore con l’IA, appare come un’amara ironia. Una mossa prevedibile, francamente.

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