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Contattaci ora →Una presa di posizione netta contro l’utilizzo indiscriminato dell’IA nel settore editoriale, che solleva questioni etiche e legali sulla proprietà intellettuale e il futuro del lavoro creativo.
Oltre 70 autori, tra cui nomi noti, hanno inviato una lettera ai principali editori americani. Chiedono di non pubblicare libri generati da macchine, non sostituire personale con l'IA e compensare l'uso di opere con copyright nell'addestramento. La protesta si inserisce in un contesto di battaglie legali contro le tech company e l'impatto dell'IA sul settore.
Scrittori contro l’intelligenza artificiale: la battaglia entra nel vivo
Un gruppo di oltre 70 autori di primo piano, tra cui nomi come Lauren Groff, Dennis Lehane e R.F. Kuang, ha deciso di alzare la voce. Con una lettera aperta inviata il 27 giugno 2025, hanno messo alle strette i colossi dell’editoria americana – i cosiddetti “Big Five” e non solo – chiedendo di porre un freno all’uso dell’intelligenza artificiale nel mondo dei libri.
Non si tratta di una protesta isolata: nel giro di 24 ore, la petizione collegata ha raccolto più di 1.100 firme, segno che il malcontento è profondo e diffuso.
Ma non si tratta solo di una questione di principio. Dietro a questa presa di posizione c’è una preoccupazione molto più concreta, che tocca il portafoglio e il futuro stesso di un intero settore.
Le richieste: nero su bianco, senza compromessi
Gli autori non usano mezzi termini. Le loro richieste sono precise e puntano a stabilire paletti etici chiari.
Chiedono agli editori di impegnarsi a non pubblicare mai libri generati da macchine e di non usare l’IA per sostituire il personale umano, che si tratti di editor o di narratori per audiolibri.
Il punto centrale, però, riguarda la materia prima di questi sistemi: i contenuti.
Gli scrittori esigono che non vengano utilizzati strumenti di intelligenza artificiale addestrati su opere protette da copyright senza un esplicito consenso e, soprattutto, senza un’adeguata compensazione economica.
Come riportato su TechCrunch, la loro posizione è che le aziende tech hanno di fatto “rubato” il loro lavoro per alimentare i propri modelli, mettendo a rischio l’intera filiera creativa.
E questa lettera non arriva dal nulla. È solo l’ultimo capitolo di una battaglia legale e culturale che si sta già combattendo da tempo, con risultati tutt’altro che scontati.
Un conflitto che parte da lontano
Questa mobilitazione, infatti, si inserisce in un contesto già surriscaldato. Da tempo sono in corso cause legali intentate da autori contro giganti come OpenAI e Meta, con l’accusa di aver usato i loro libri per addestrare le IA senza permesso.
Finora, però, i tribunali hanno inflitto delle significative battute d’arresto a queste iniziative legali, respingendo alcune delle accuse principali.
Nel frattempo, l’impatto dell’IA si fa sentire anche su altri fronti: basti pensare a come le nuove funzioni di ricerca di Google stiano riducendo il traffico verso i siti degli editori, spingendo la stessa Google a proporre soluzioni come “Offerwall” per creare nuove forme di monetizzazione.
Una soluzione che, a ben vedere, sembra più un modo per gestire un problema creato da loro stessi, come puoi leggere anche su NPR.
La mossa degli scrittori, quindi, è un segnale forte.
Resta da vedere se gli editori, stretti tra la difesa dei loro autori e le lusinghe di una tecnologia che promette di tagliare i costi, decideranno da che parte stare.
La partita è appena iniziata.
Ah, gli artisti che si lamentano delle macchine. Sorprendente. Che si aspettavano, che il progresso si fermasse per loro?
Ah, la solita litania dei creativi spaventati dal futuro. Un po’ di codice non ha mai ucciso nessuno, no?
Scrittori contro IA? Roba vecchia. Il progresso non aspetta nessuno. Chi non si adatta, crepa. Semplice.
La scrittura è arte, non codice. Vedremo se i robot impareranno a commuovere davvero.
Arte o no, il mercato decide. Chi è che compra, eh?
La creatività umana è una commodity? Non credo.
Mah, scrivere è un mestiere, no? 🤔 Se le macchine lo fanno meglio, peggio per loro. 🤷♀️ Non mi sembra una novità.
L’IA genera contenuti. Gli umani scrivono. Sembra una distinzione. La proprietà intellettuale è un problema. Il futuro del lavoro creativo è incerto. Attenzione all’obsolescenza.
Una lettera aperta, dunque. Interessante. Speriamo solo che gli editori non abbiano bisogno di un’IA per capire il valore di un’opera originale, altrimenti siamo messi male.
Certo, una lettera. Come se le macchine, guidate dai nostri dati, non stessero già riscrivendo tutto. Il progresso è implacabile, e chi si illude di fermarlo con carta e inchiostro è destinato a rimanere sorpreso.