AI Mode di Google: risultati incoerenti e la ‘roulette’ delle fonti

Anita Innocenti

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Risultati imprevedibili e fonti ballerine: l’AI di Google promette risposte, ma il rischio è un web sempre più chiuso e autoreferenziale

Uno studio su 10.000 keyword dimostra l'enorme instabilità dei risultati forniti dall'AI Mode di Google. Il 91% delle fonti citate cambia tra una ricerca e l'altra, e in oltre un quinto dei casi non c'è alcuna fonte in comune. Questa imprevedibilità solleva dubbi sull'affidabilità e si scontra con le promesse di Google, mentre gli editori lamentano cali drastici del traffico.

L’AI mode di Google? una lotteria di risultati che cambia a ogni clic

Se pensavi che la nuova AI mode di Google fosse la risposta definitiva per ottenere informazioni stabili e affidabili, forse è il caso di rivedere le tue certezze.

Una ricerca recente ha scoperchiato una realtà a dir poco turbolenta: la stragrande maggioranza dei risultati forniti dall’intelligenza artificiale di Google è tutt’altro che coerente. Anzi, sembra cambiare in modo quasi casuale a ogni nuova ricerca.

Pensa di fare la stessa identica domanda a Google tre volte nello stesso giorno e di ricevere, ogni volta, una risposta basata su fonti completamente diverse.

Sembra strano, vero?

Eppure, è proprio quello che succede.

Secondo uno studio di SE Ranking che ha analizzato 10.000 keyword, ben il 91% delle URL citate dall’AI mode cambia tra una sessione e l’altra. Come se non bastasse, in oltre un quinto dei test (il 21,2% per la precisione), non c’era nemmeno una fonte in comune tra le varie risposte.

Diciamocelo, più che una ricerca, sembra di giocare alla roulette.

Ma se le fonti cambiano di continuo e spariscono nel nulla alla ricerca successiva, di cosa ci si può fidare veramente?

Il paradosso del traffico e il giardino recintato di Big G

Questa instabilità non è un semplice dettaglio tecnico, ma si inserisce in una strategia molto più ampia e, per certi versi, ambigua. Da un lato, Google continua a tessere le lodi della sua IA, sostenendo che le risposte fornite mandano agli editori “clic di maggior qualità”.

Una narrazione che, però, fa a pugni con la realtà vissuta da chi crea contenuti. Molti editori, infatti, hanno visto il loro traffico crollare drasticamente, con perdite che vanno dal 18% fino a un preoccupante 70%.

La versione ufficiale di Google, insomma, suona una musica completamente diversa da quella che si sente nelle redazioni e tra i professionisti del web. Anzi, i dati mostrano una tendenza sempre più chiara a creare un ambiente chiuso, dove Google cita sé stesso in una percentuale impressionante di casi.

A questo punto viene da chiedersi: questa volatilità dei risultati è un semplice “difetto di gioventù” della tecnologia o una strategia calcolata per rendere l’utente sempre più dipendente dalle risposte dirette del motore di ricerca, a discapito dei siti esterni?

Il dubbio è che, mentre ci promettono risposte migliori, ci stiano in realtà chiudendo le porte di accesso al web aperto e diversificato che conoscevamo.

Tra esperienza utente e affidabilità: Google sta davvero aiutando?

Qui il discorso si fa ancora più complesso. C’è chi, come l’analista SEO Barry Adams, osserva che gli utenti potrebbero persino preferire le risposte immediate dell’IA, pur di non dover affrontare siti web pieni di pop-up per i cookie, banner pubblicitari invadenti e richieste di iscrizione alla newsletter.

Una scorciatoia comoda, certo, ma che prezzo ha in termini di affidabilità e pluralismo dell’informazione?

La stessa Google, per bocca della sua direttrice della ricerca UX, afferma che l’AI Mode è stata sviluppata per dare risposte “prevedibili” a domande complesse. Eppure, i dati mostrano l’esatto contrario: un’imprevedibilità quasi totale.

C’è una contraddizione palese tra l’obiettivo dichiarato e il risultato effettivo.

La vera domanda, alla fine, non è più se l’intelligenza artificiale cambierà il modo in cui cerchiamo informazioni, ma se, in questo processo, Google non stia sacrificando la sua stessa anima: la credibilità dei suoi risultati.

E quando un gigante che ha costruito la sua fortuna sulla fiducia inizia a mostrare crepe così evidenti, è lecito che il dubbio si insinui.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

2 commenti su “AI Mode di Google: risultati incoerenti e la ‘roulette’ delle fonti”

  1. Riccardo Cattaneo

    Ma che sorpresa! 😲 Sembra che Google stia giocando a nascondino con le fonti, eh? Certo che affidarsi a una roulette per le info… chi l’avrebbe mai detto! 😜

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