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Contattaci ora →YouTube cambia le metriche: addio a “nuovi” e “di ritorno”, benvenuti “occasionali” e “regolari”, in un sistema che mira a misurare la fedeltà e la dipendenza degli spettatori
YouTube ha sostituito le vecchie metriche spettatori "Nuovi" e "Di Ritorno" con tre nuove categorie: "Nuovi", "Occasionali" (Casual) e "Regolari" (Regular). Questo cambiamento offre una visione più dettagliata della fedeltà del pubblico, ma solleva dubbi tra i creator sulla complessità e l'enfasi su standard elevati.
Addio a “nuovi” e “di ritorno”: ecco le nuove etichette di YouTube
Dimentica la vecchia e rassicurante divisione. Da oggi 3 luglio 2025, come riportato da Matt G. Southern su Search Engine Journal, i tuoi analytics parleranno un’altra lingua, suddividendo il pubblico in tre categorie ben precise:
- Spettatori Nuovi: Semplice, sono le persone che ti hanno scoperto e guardato per la prima volta in un dato periodo.
- Spettatori Occasionali (Casual): Qui la cosa si fa interessante. Si tratta di chi è tornato sul tuo canale una o due volte negli ultimi 28 giorni. Sono quelli che passano, guardano, magari apprezzano, ma non hanno ancora stabilito un legame forte.
- Spettatori Regolari (Regular): Questo è il club esclusivo. Per entrare qui, uno spettatore deve aver guardato i tuoi video costantemente per un periodo prolungato.
Questa mossa, secondo YouTube, serve a darci una visione più “sfumata” della fedeltà del pubblico.
Peccato che, con queste nuove etichette, il rischio sia quello di perdersi dietro a definizioni che la piattaforma stessa può cambiare a suo piacimento.
E se questa non fosse altro che una mossa per rendere i creator ancora più dipendenti da metriche opache, spingendoli a produrre contenuti non per le persone, ma per un algoritmo sempre più esigente?
La vera partita non si gioca sui numeri, ma sulla soddisfazione
Diciamocelo, YouTube non fa mai nulla per pura bontà d’animo. Questo cambiamento non nasce dal nulla, ma si inserisce in una strategia che la piattaforma porta avanti da anni: quella di premiare la soddisfazione dello spettatore.
Come descritto in un’analisi approfondita sul suo funzionamento, l’algoritmo di YouTube ha smesso da tempo di guardare solo il tempo di visualizzazione, concentrandosi su segnali più complessi come i like, i commenti e soprattutto la capacità di un canale di far tornare le persone.
In pratica, la piattaforma vuole che gli utenti restino incollati allo schermo il più a lungo possibile. Le nuove metriche, quindi, non sono altro che uno strumento più sofisticato per misurare proprio questo: la nostra capacità di creare dipendenza.
Ci stanno dando dati più granulari, è vero, ma allo stesso tempo stanno alzando l’asticella.
Il punto, però, è che definire uno spettatore “regolare” è un’arma a doppio taglio.
E il rischio è che questa nuova etichetta diventi una trappola.
La trappola del “regular viewer”: un nuovo standard irraggiungibile?
YouTube stessa ammette che raggiungere lo status di “regular viewer” è “una soglia elevata”. Questo significa che la maggior parte dei canali, soprattutto quelli più piccoli o di nicchia, vedrà questo numero sempre molto basso, con il rischio di sentirsi costantemente inadeguati.
Siamo sicuri che questa pressione sia un bene?
Fino a ieri, un “returning viewer” era un segnale potentissimo per l’algoritmo, un segnale che diceva “ehi, questo contenuto piace, spingilo!”. Ora, la distinzione tra “occasionale” e “regolare” crea una gerarchia.
Lo spettatore che torna una volta al mese vale meno di quello che torna ogni settimana?
E chi decide qual è la soglia giusta per definire la “fedeltà”?
Sempre e solo YouTube.
La vera domanda che dobbiamo porci non è come trasformare gli spettatori “occasionali” in “regolari”, ma se vogliamo davvero partecipare a questo gioco. Forse, la mossa più intelligente è continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto: creare contenuti di valore, costruire una community reale e fregarcene delle etichette che le piattaforme ci appiccicano addosso.
Perché alla fine, una persona che si fida di te vale molto di più di un bollino “regolare” in un pannello di analytics.
Ottimo. Nuove metriche, si spera più chiare. Basta con le vecchie etichette. Ora vedremo quanto “Regolari” siamo davvero. #SaaSlife
Altre metriche. Il caos, un’altra volta.
Altre metriche. Che sorpresa. Ora il caos è solo più dettagliato.
Altre etichette, che bella sorpresa. Un altro modo per farci sentire inadeguati. Chissà se “Regolari” significherà avere un mutuo con YouTube. La mia fiducia nelle loro metriche è… discreta.
Finalmente una distinzione che non sia il solito “nuovi” e “vecchi”. Vedremo se “Regolari” non sia solo un eufemismo per “schiavi del feed”. La solita aria fritta camuffata da progresso.
Altre metriche, che palle. Speriamo solo che ‘Casual’ non significhi ‘gente che clicca per sbaglio’. Altra roba da decifrare.
Altra roba per farti sentire un cazzone a prescindere.