Google AI Max: la nuova categoria nei report dei termini di ricerca

Anita Innocenti

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Dopo l’introduzione in sordina, l’AI di Google si rivela come categoria a sé stante nei report, promettendo di rivoluzionare la gestione delle campagne Search, ma sollevando interrogativi sul controllo e la trasparenza.

Google ha introdotto AI Max come categoria separata nei report Termini di Ricerca. Questa IA, che opera espandendo le query e modificando annunci e landing page, ora permette di isolare metriche come ROAS e CPA. La mossa riaccende il dibattito tra automazione promessa da Google (+14-27% conversioni) e le preoccupazioni degli esperti sulla trasparenza e il controllo dei budget pubblicitari.

Ma cosa fa esattamente AI Max? E soprattutto, cosa significa per il tuo controllo?

Pensa a AI Max come a un “potenziatore” con un semplice clic per le tue campagne Search. Non è un nuovo tipo di campagna, ma un’IA che lavora su tre fronti. Primo, si prende la libertà di andare oltre le tue parole chiave, cercando query che ritiene semanticamente collegate basandosi sui tuoi annunci e sulle tue landing page. Secondo, mescola i tuoi testi e titoli per creare annunci che, secondo lei, funzionano meglio in base alla ricerca dell’utente, come ti ho spiegato anche qui.

Terzo, e qui le cose si fanno interessanti, se l’IA ritiene che un’altra pagina del tuo sito sia più adatta, manderà l’utente lì, bypassando la tua scelta iniziale, come descritto da Search Roundtable.

Una mossa che, sulla carta, potrebbe sembrare geniale.

Ma siamo sicuri che delegare queste decisioni a un algoritmo sia sempre la scelta giusta per il tuo brand?

I numeri di Google contro i dubbi degli addetti ai lavori: a chi credere?

Google, dal palco del suo Marketing Live 2025, sbandiera numeri impressionanti: promette fino al 14% di conversioni in più sulle campagne a corrispondenza generica e addirittura un +27% su quelle a frase o esatta, il tutto mantenendo un costo per acquisizione simile.

Numeri che fanno gola, senza dubbio.

Ma c’è un “ma”, e non è piccolo.

Ti basti leggere le criticità rilevate su LinkedIn dai SEO Thomas Eccel e Aleksejus Podpruginas.

Esperti del settore, come Jyll Saskin Gales, ci mettono in guardia: la corrispondenza generica, storicamente, nasconde tra il 50% e l’80% dei termini di ricerca reali sotto la voce “altri termini di ricerca”, lasciandoti di fatto al buio su dove stiano andando a finire i tuoi soldi.

Come riportato su Lunio.ai, il consiglio per chi vuole avventurarsi in questo test è di partire con dati di conversione solidi, un budget adeguato e una buona dose di pazienza, perché l’algoritmo ha bisogno di 4-6 settimane per “imparare”.

Insomma, non è una bacchetta magica.

Controllo o automazione? la vera battaglia dietro AI Max

Questa mossa di Google riaccende un dibattito mai sopito nel mondo del marketing digitale. Da un lato ci sono i sostenitori della trasparenza, che accolgono con favore la possibilità di isolare finalmente le performance di AI Max per valutarne il reale impatto.

Dall’altro, gli scettici, preoccupati di cedere ulteriore controllo a una “scatola nera” che decide in autonomia quali annunci mostrare e dove mandare gli utenti, con tutti i rischi del caso per la coerenza del brand.

Google stessa la presenta come una via di mezzo tra le campagne Search tradizionali e l’automazione totale di Performance Max, quasi a voler correggere il tiro dopo le critiche ricevute in passato.

Alla fine, la vera domanda è una: siamo disposti a cedere un altro pezzo del nostro controllo in cambio di performance promesse su un piatto d’argento?

La risposta, come sempre, dipenderà dai risultati reali, quelli che vedrai sui tuoi report, e non da quelli sbandierati durante un evento.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

4 commenti su “Google AI Max: la nuova categoria nei report dei termini di ricerca”

  1. Sara Benedetti

    Interessante questa nuova categoria! Mi piace l’idea di poter analizzare le performance dell’IA separatamente, anche se nutro ancora qualche dubbio sul controllo effettivo dei budget e sulla trasparenza delle sue azioni.

    1. Elena Bianchi

      Certo, isolare le metriche dell’IA è un passo interessante per chi gestisce campagne. Rimane da capire quanto controllo effettivo si ceda, ma almeno ora si può quantificare il “potenziamento”.

      1. Sara Benedetti

        Molto utile poter isolare le metriche dell’IA, anche se la trasparenza resta un punto interrogativo. L’idea di “potenziamento” è allettante, ma il controllo effettivo è la vera sfida.

  2. Alice Rinaldi

    Un “potenziatore” con un clic, dici? Più che un elisir, mi pare una pozione magica da circo, che promette prodigi mentre nasconde le sue vere carte sul tavolo. Il controllo? Un miraggio nel deserto dell’automazione.

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