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Google, E-A-T e il concetto di qualità per la SEO

google eat e seo cover image

Ok, oggi parliamo di E-A-T.

No, non ti sto lanciando una maledizione. E non ti sto neanche invitando a divorare qualcosa, per quanto Google spesso faccia venire voglia di prenderlo a morsi.

E-A-T è un acronimo che troviamo nelle Search Quality Raters Guidelines di Google.

Vuoi un altro indizio? L’E-A-T è il paradigma che Google usa per valutare la qualità dei contenuti web.

Ti vedo già con la bava alla bocca, quindi non perdiamo altro tempo e iniziamo!

Cosa vuol dire E–A-T per Google

Come ti dicevo poc’anzi, E-A-T è il “metro” con cui Google misura la qualità dei contenuti di pagina. Nello specifico, per ogni pagina web Google valuta:

  • Expertise – Competenza
  • Authoritativeness – Autorevolezza
  • Trustwothness – Affidabilità

Ma andiamo ancora più nel dettaglio, vuoi?

Expertise: la competenza dell’autore

Nelle sue linee guida, Google lo dice chiaro e tondo: la competenza dell’autore “pesa” sul giudizio di qualità del contenuto – e, di conseguenza, sul ranking.

Certo, questo dato è sicuramente interessante, perché riporta gli autori al centro della ribalta dopo una lunga e straziante eclissi (ne ho parlato qui). Ma cosa si intende esattamente per competenza dell’autore?

È Google stesso a fornire degli esempi, e ancora una volta lo fa nelle Search Quality Guidelines:

  • Un articolo di medicina che dà consigli sulla salute dovrà essere scritto da persone o organizzazioni accreditate o con un’appropriata competenza medica
  • I consigli finanziari, legali, fiscali, ecc. devono provenire da fonti affidabili
  • Le pagine di consigli su argomenti come la ristrutturazione della casa (che può costare migliaia di euro e avere un impatto enorme sulla vita di una persona) o i consigli su questioni parentali (che potrebbero influire sulla felicità famigliare) dovrebbero provenire da fonti esperte di cui gli utenti si possono fidare

In altre parole, il curriculum dell’autore diventa importante anche per valutare la credibilità del contenuto, soprattutto su temi “sensibili” come quelli delle pagine Your Money Your Life.

Ok Robi, ma io ho un blog che parla di canne da pesca. Che tipo di credenziali potrò mai presentare?

Ti fermo subito. Il concetto di competenza non si limita alle esperienze e ai riconoscimenti professionali.

Google specifica infatti che anche le pagine relative agli hobby (es. fotografia, suonare la chitarra) richiedono un certo livello di expertise, la quale chiaramente non viene misurata con gli stessi standard con cui si definisce la competenza in campo medico! Citando le Quality Guidelines:

Alcuni argomenti richiedono una competenza meno formale. Molte persone scrivono recensioni estremamente dettagliate e utili su prodotti e ristoranti o condividono consigli ed esperienze di vita su forum, blog, ecc. Queste persone comuni possono essere considerate competenti in argomenti di cui hanno esperienza di vita. Se sembra che la persona che crea il contenuto abbia una lunga esperienza di vita che rende possibile ritenerla competente sull’argomento, valuteremo questa “esperienza quotidiana” e non penalizzeremo la persona/pagina web/sito web per non avere un’educazione “formale” o una preparazione specifica su quel tema.

È chiaro tuttavia che più scrivi su un argomento, più diventerai competente agli occhi del motore di ricerca. Questa, insomma, è l’ennesima motivazione strategica per puntare alla verticalizzazione e alla nicchia. Essere generalisti paga sempre meno, sia in termini di business che in campo SEO.

Hai un blog o un progetto web? Prova a porti queste domande:

  • Mi sto rivolgendo ad un target ben preciso?
  • Il mio piano editoriale si concentra su una serie di topic ben delineati? E li esplora a 360 gradi?
  • Sto valorizzando gli autori dei contenuti per fargli conquistare credibilità agli occhi di Google? (Ne ho parlato in questo articolo)

Ricorda però, testualmente da linee guida, qualunque sia la tua condizione di partenza, Google cerca di premiare i contenuti che hanno richiesto maggiore sforzo per essere prodotti.

contenuti ETA Google seo

L’autorevolezza e l’affidabilità dell’autore e del sito web

Trattiamo insieme gli altri elementi del paradigma E-A-T, authoritativeness e trusworthiness, perché in fin dei conti sono due facce della stessa medaglia. Entrambi, infatti, sono intimamente legati alla reputazione.

Cosa si intende per reputazione? È Google stesso a fornirci la risposta:

La reputazione di un sito web si basa sull’esperienza degli utenti, così come sull’opinione di persone che sono esperte sull’argomento del sito web.

Se diamo retta alle indicazioni che Google dà ai suoi quality rater nelle Linee Guida, tra i fattori che contribuiscono a testimoniare la buona nomea del sito web ci sono:

  • Le recensioni positive dei clienti su siti terzi e indipendenti (soprattutto per i siti aziendali e per gli shop)
  • Riferimenti e menzioni all’interno di articoli di news, pagine Wikipedia, articoli informativi di qualità e indipendenti dal sito web
  • Raccomandazioni e menzioni degli esperti di settore
  • Premi e riconoscimenti

Ovviamente tutto questo funziona anche al contrario. Se la tua azienda è stata al centro di un’indagine per frode, se hai molta bad press sul groppone, se il tuo account è infestato di recensioni negative… beh, come pensi che reagirà Google?

Vabbè Roberto, ma io ho un negozio che vende infradito di legno a Bagnara Calabra. Nessuno scrive di me sui giornali… e nessuno mi lascia recensioni online 🙁

Beh, per prima cosa sappi che anche la più “sfigata” delle attività può lavorare sulle recensioni e puntare a crescere sulla SEO locale. Al di là di questo, Big G sa benissimo che non tutti vengono menzionati nei titoli di prima pagina! Infatti nelle Linee Guida si specifica che:

Molte piccole imprese locali o organizzazioni comunitarie hanno una bassa “presenza sul web” e si affidano al passaparola, non alle recensioni online. Per queste piccole imprese e organizzazioni, la mancanza di reputazione non deve essere considerata un’indicazione di bassa qualità della pagina.

Insomma, vai tranquillo. Google non ti punirà se non ci sono informazioni su di te online. Ma neanche ti premierà, e questo potrebbe essere un problema.

Ehi, fermo lì. Prima ti ho parlato di reputazione del sito web e dell’autore… e non me sono dimenticato!

Il fatto è che alla reputazione dell’autore si applicano in linea di massima gli stessi ragionamenti. In altre parole Google usa le stesse fonti anche per misurare l’autore – fonti che, se hai notato, sono molto utili anche per determinare la competenza dello scribacchino in questione.

[leggi-anche post-slug=”google-search-quality-raters-guidelines-file-italiano”]

E-A-T, un fattore di ranking?

Eh, lo so cosa stai pensando tu in questo momento. Ti stai chiedendo se questo benedetto E-A-T è un fattore di ranking, o sbaglio?

Beh, la risposta secca è no. Perlomeno, non direttamente.

Il fatto è questo. Google ha coniato il paradigma E-A-T per istruire degli umani (i suoi quality rater) e spiegare loro come valutare la qualità dei contenuti web. Ovviamente il cervello degli umani non funziona come quello degli algoritmi – che, a dire la verità, un cervello non ce l’hanno proprio…

Tuttavia è logico pensare che i nerd di Mountain View, una volta stabilito cosa vuol dire qualità del contenuto, abbiano “educato” gli algoritmi affinché premino o penalizzino i siti web su una base simile.

Te lo dico in un altro modo. Google non può misurare l’E-A-T come misura la velocità, perché un concetto come la reputazione non corrisponde a un numerino preciso. Ma, allo stesso tempo, noi esperti SEO sappiamo bene che tra i segnali che influiscono sul ranking ci sono:

  • I link in ingresso, che pesano di più se vengono da un sito con alta reputazione;
  • Le menzioni, che pure hanno maggiore valore se sono su un sito autorevole e/o della stessa nicchia;
  • La diffusione di un contenuto sui social media;
  • La quantità di ricerche “secche” su una chiave di brand;
  • La presenza di info chiare di contatto e sui processi d’acquisto;
  • La quantità e qualità delle recensioni su fonti terze indipendenti (tra cui anche i social media).

Se leggi bene questa lista, cosa noti? Te lo dico io: che tutti questi sono fattori tecnici utili agli algoritmi Google per misurare la competenza, l’autorevolezza e l’affidabilità di un sito web. Insomma, l’E-A-T.

Come migliorare l’E-A-T dei tuoi contenuti

  • Lavora (tanto) sul contenuto

Sai qual è una delle parole che vengono ripetute di più nelle Quality Guidelines di Google? Effort, ovvero impegno, sforzo.

Secondo il nostro motore di ricerca del cuore, un contenuto di qualità è un contenuto sul quale hai speso tempo, energia e competenze. Parliamo quindi sì di testi originali, ma anche di testi completi che sappiano trattare tutte le sfumature di un argomento (e intercettare le principali query correlate). Oltretutto, devi sempre considerare che un contenuto non è fatto solo di testo: immagini, video ed elementi multimediali costituiscono una parte essenziale del pacchetto, e devi trattarli con la stessa cura che riservi alle parole.

Ebbene sì, un contenuto del genere è davvero in grado di scalare le pagine dei risultati di Google su su fino alla cima. Se vuoi sapere come fare e trasformare i tuoi articoli nei Messner delle SERP, dai un’occhiata al corso di Scrittura Visibile.

  • Pubblica con costanza

Come dicevano i nostri avi, guccia cavat lapidem: la goccia scava la pietra. In questo caso, il macigno è Google… e la perseveranza è la tua arma migliore. Goccia dopo goccia, articolo dopo articolo, puoi dimostrare a Google la tua competenza e costruirti una solida reputazione nella tua nicchia. Lo strumento indispensabile? Il calendario editoriale, ovviamente.

  • Non farti penalizzare dal layout

Questa è una trappola in cui molti cadono. Eh sì, perché puoi fare dei contenuti da paura, ma se poi il tuo sito non è all’altezza puoi scordarti la benedizione di Mr G!

Cosa devi controllare? Beh, innanzitutto che il sito rispetti i Core Web Vitals, quelle metriche che Google ha definito come requisiti essenziali. E poi che non ci siano elementi fastidiosi che ti stanno penalizzando a tua insaputa: ads invasive, pop-up ingombranti, pubblicità truffaldine o scioccanti…

Insomma, presta la massima attenzione alla user experience. Fidati, ne va del successo del tuo business!

Conclusione

Ehi, spero che questa panoramica sull’E-A-T ti sia servita a chiarirti un po’ le idee su cosa intendiamo quando parliamo di “qualità” dei contenuti.

Come dici, a te sembra di fare tutto bene eppure i tuoi posizionamenti fanno schifo? In questo caso dovresti proprio fare un bel SEO audit con un esperto SEO. Uno – sardo e simpatico – lo trovi qui 😉

Se invece hai voglia di imparare a scrivere per posizionarti sui motori di ricerca e diventare il cocco del professor Google, ti consiglio il gruppo Facebook di Scrittura Visibile. Dentro ci trovi tantissime dritte e approfondimenti utili che renderanno il tuo SEO copywriting spaziale… e a prova di Google Update!

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