ChatGPT come memoria totale: un futuro di iper-personalizzazione o un inquietante controllo digitale della nostra esistenza?
Sam Altman, CEO di OpenAI, propone di evolvere ChatGPT in una memoria digitale capace di ricordare ogni dettaglio della vita di un utente. L'idea di un assistente ultra-personalizzato con un trilione di token di contesto solleva interrogativi etici cruciali su privacy, controllo dei dati sensibili e potenziale influenza sul comportamento degli individui.
La visione “platonica” di Altman: un triliardo di ricordi al vostro servizio (o quasi)
Altman la chiama una “ideale platonico”: un modello di IA con, tenetevi forte, un “trilione di token di contesto”, come descritto da opentools.ai. Immagina un ChatGPT capace di integrare ogni singolo bit della tua esistenza digitale senza nemmeno aver bisogno di essere riaddestrato da capo. In pratica, un genio della lampada che ti organizza il viaggio dei sogni basandosi sulle vacanze di dieci anni fa o ti suggerisce cosa leggere stasera ripescando quel vago interesse che avevi espresso in una chat di mesi prima.
Comodo, no?
Peccato che questa comodità implichi concentrare una quantità spropositata di dati sensibilissimi nelle mani di pochi.
E la storia, quando si parla di grandi aziende tech e privacy, non è che ci lasci proprio tranquilli, vero?
Ma gli esperti cosa ne pensano? Sono tutti pronti a brindare a questa rivoluzione o c’è qualcuno che storce il naso (e a ragione)?
“Personalizzazione spinta” o “controllo totale”? Il dibattito è aperto (e incandescente)
Come c’era da aspettarsi, la proposta non ha lasciato indifferenti. Da una parte c’è chi, come riporta Fortune, sottolinea come le generazioni più giovani (Gen Z e millennial) usino già ChatGPT come una sorta di consigliere di vita per carriera, salute e relazioni. Il 68% di loro, mica bruscolini.
Questo fa capire che il terreno per un’IA ancora più integrata è fertile, mettono in guardia: scenari dove etica e privacy entrano in rotta di collisione sono dietro l’angolo.
Il rischio, palpabile, è quello di un abuso di questi dati, o peggio, di una loro mercificazione selvaggia. TechCrunch, attraverso l’analisi riportata da opentools.ai, solleva proprio questo spettro: sistemi capaci di indirizzare le nostre scelte con raccomandazioni finemente calibrate sui nostri dati più intimi.
E se questa “memoria totale” finisse per influenzare le nostre opinioni e i nostri comportamenti, magari in modi che nemmeno percepiamo?
Ti fideresti ciecamente?
Ma OpenAI è arrivata a questa idea dal nulla, o è solo l’ultimo passo di una strategia ben precisa che parte da lontano?
Da GPT-3 al “ricordo eterno”: la scalata inarrestabile (e inquietante?) di OpenAI
Non è che Sam Altman si sia svegliato una mattina con questa pensata. Questa visione si inserisce perfettamente nella traiettoria di OpenAI, una società che, sotto la sua guida, ci ha abituati a balzi in avanti tecnologici da far tremare i polsi. Pensiamo a GPT-3 nel 2020, a DALL-E nel 2021 e poi al botto di ChatGPT nel 2022, che, come ci ricorda aimagazine.com, ha acchiappato 100 milioni di utenti in appena due mesi. Un successo clamoroso, cementato poi dalla pioggia di miliardi (ben 10 nel 2023) arrivati da Microsoft. Altman ha sempre dichiarato di voler “trasformare il modo in cui le persone interagiscono con il mondo”, ma questo concetto di memoria a vita segna un’escalation notevole. E quando un’azienda cresce così tanto e così in fretta, accumulando dati e potere, è lecito chiedersi:
chi controlla i controllori?
L’idea di un’IA che “ricorda tutto della tua vita”, potrebbe essere venduta come il non plus ultra della personalizzazione,
ma a quale prezzo reale per la nostra autonomia e libertà di pensiero?
La promessa è quella di un futuro iper-conveniente, quasi magico. Ma dietro la magia, il rischio è che si nasconda un meccanismo di sorveglianza e influenza senza precedenti. Altman sostiene che OpenAI dà priorità all’etica, ma quando si parla di archiviare l’intera esistenza di una persona, le rassicurazioni generiche, diciamocelo, lasciano un po’ il tempo che trovano.
La vera domanda è: siamo pronti a barattare la nostra intera vita digitale, i nostri pensieri più intimi, in cambio di un assistente un po’ più bravo a prenotarci le vacanze?
Forse è il caso di pensarci bene, prima che qualcun altro decida per noi.
Ah, sì, una memoria digitale! Perfetta per ricordare ogni volta che ho dimenticato il compleanno di qualcuno!
Wow, un trilione di ricordi? Perfetto per ricordarmi di prenotare il dentista mentre chiacchiero del mio gatto! Ma chi vuole un assistente che sa più cose di me? Già mi sento in una serie sci-fi!
Roberto, è interessante pensare a quanto potremmo personalizzare le esperienze, ma hai mai considerato il rischio che chi controlla questi dati possa abusarne?
Roberto, mi fa pensare a quando ho usato un’app per tenere traccia delle mie letture. È fantastico, ma la privacy? È un rischio che vale la pena correre?
Roberto, che idea affascinante e inquietante allo stesso tempo! Personalmente, ho provato app di promemoria e la comodità è a livelli pazzeschi. Ma la privacy? Un vero dilemma. Chi vorrebbe che ogni singolo momento della vita fosse in mano a un algoritmo? Siamo pronti a pagare questo prezzo? 🤔
Roberto, col trilione di ricordi, saremo come moderni Fantozzi, eh? 😂 Scherzi a parte, è inquietante pensare a chi avrà accesso a tutte queste informazioni. Una volta ho usato un’app di fitness e mi sono sorpreso di quanto raccoglieva. La privacy è qualcosa che bisogna tenere stretta, secondo te?
Un trilione di ricordi? E chi ci garantisce che non ci rubino pure i sogni? 🤔
Roberto, che figata ma anche un po’ inquietante! Chi vorrebbe rinunciare alla propria privacy?
Roberto, questa cosa di avere una memoria digitale è da un lato super affascinante, ma dall’altro mi fa pensare a quante volte ho rischiato di condividere troppo online! 😅 Tu come la vedi? È più comodo o più inquietante? A me sembra un po’ un’accademia del “Big Brother”!
Immagina un assistente che sa tutto di te… chi ci garantisce che non lo usino contro di noi?
Roberto, wow, un trilione di ricordi sembra un sogno, ma mi fa pensare: chi ci proteggerà da eventuali abusi? Una volta ho usato un’app che sapeva troppo di me e mi sono sentita un po’ spiazzata! 🤔 Sarà fantastico, ma la privacy? Dobbiamo stare attenti!
Roberto, è affascinante ma inquietante! Io ho usato un’app che ricordava tutto, ed è stato utile, ma la privacy? Siamo sicuri che sia un buon affare?
Un trilione di ricordi? Perfetto, ma poi chi si ricorda di spegnere i compartimenti emotivi! 🤔
Roberto, l’idea di una memoria digitale è da un lato interessante, ma dall’altro è come dare le chiavi di casa a un estraneo. Chi ci proteggerà da potenziali abusi? Un bel rischio, secondo me.
Roberto, sono super curioso di vedere come si svilupperà questa idea! Immagina di avere un assistente che sa tutto di noi, ma come possiamo fidarci? È come dare una bomba atomica a un bambino! 💥