La mossa di Apple: Siri si affiderà a OpenAI o Anthropic?

Anita Innocenti

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L’azienda di Cupertino, che ha sempre fatto tutto “in casa”, potrebbe affidarsi a OpenAI o Anthropic per la sua assistente virtuale, ammettendo di essere indietro rispetto alla concorrenza

Apple sta seriamente valutando di affidare il "cervello" della futura Siri a modelli di intelligenza artificiale esterni, come quelli di OpenAI o Anthropic. Questa potenziale mossa segnerebbe un'ammissione del ritardo accumulato nello sviluppo AI interno, sfidando la storica filosofia "fai da te" di Cupertino e sollevando importanti interrogativi sulla gestione della privacy.

Perché Apple, dopo anni di “facciamo tutto in casa”, bussa alla porta di altri?

La risposta, schietta come sempre, è che Siri è rimasta indietro. Mentre la concorrenza galoppa con assistenti sempre più intelligenti, l’assistente di Apple fatica a tenere il passo, come scrive Bloomberg.

L’azienda ci ha provato, investendo in modelli di intelligenza artificiale proprietari, ma i risultati non sono stati quelli sperati. Anzi, i test interni avrebbero mostrato una superiorità imbarazzante dei modelli di terze parti, in particolare di Claude (Anthropic), rispetto alla soluzione sviluppata a Cupertino.

In pratica, si sono resi conto che continuare a fare da soli avrebbe significato accumulare altro ritardo. E così, l’idea di integrare una tecnologia esterna non è più un’eresia, ma una necessità per non perdere altro terreno.

Ma questa non è solo una questione tecnica; è un terremoto che sta scuotendo l’azienda dalle fondamenta.

Un cambio al vertice che sa di ammissione di colpa

Quando le cose non vanno, le teste saltano o, più elegantemente, le poltrone cambiano occupante. Non è un caso che la supervisione sull’intelligenza artificiale sia passata dalle mani di John Giannandrea a quelle di Craig Federighi, il capo del software engineering. Insieme a lui, a guidare il team di Siri, è stato messo Mike Rockwell, l’uomo dietro al Vision Pro.

Queste non sono semplici riorganizzazioni aziendali, ma segnali chiari che la vecchia strategia ha fallito, come osserva The Verge.

È la mossa tipica di chi, dopo aver promesso una rivoluzione (il “nuovo Siri” era atteso per il 2025, ora slittato al 2026), si trova costretto a rimescolare le carte per salvare il salvabile.

Un cambio di rotta così drastico, però, solleva una domanda ancora più grande, che tocca direttamente te e i tuoi dati.

La grande promessa della privacy: è ancora credibile?

Apple ha costruito la sua reputazione vendendoci l’idea di una fortezza inespugnabile a protezione dei nostri dati. “Quello che succede sul tuo iPhone, resta sul tuo iPhone”.

Bello, vero?

Ma come si concilia questa promessa con l’idea di far processare le nostre richieste a un modello di OpenAI o Anthropic? Certo, ci parlano di “Private Cloud Compute”, server sicuri con chip Apple, ma il dubbio resta: stiamo davvero delegando il cuore dell’interazione con i nostri dispositivi a un’entità esterna, sperando che rispetti le stesse regole?

La memoria non può non tornare al disastroso lancio di Apple Maps nel 2012, quando l’azienda, per liberarsi di Google, mise sul mercato un prodotto incompleto e inaffidabile. Anche allora si trattava di orgoglio e di controllo.

Oggi la posta in gioco è la stessa, ma il campo di battaglia è l’intelligenza artificiale.

La vera domanda è: per avere una Siri finalmente all’altezza, siamo disposti a fidarci di una promessa che inizia a mostrare qualche crepa?

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

9 commenti su “La mossa di Apple: Siri si affiderà a OpenAI o Anthropic?”

  1. Ah, finalmente Apple ammette che la loro “genialità” interna ha dei limiti. 🙄 Mentre tutti corrono, loro si guardano allo specchio. Chissà che privacy ne uscirà fuori. 🤷‍♂️

    1. Claudio Ruggiero

      Che botta! 🤯 Diciamo che ogni tanto una mano esterna dà una spinta in più, no? La crescita a volte richiede un’apertura a nuove idee, anche se il “fatto in casa” ha sempre il suo fascino. Chi lo sa che figata ne esce fuori! ✨

  2. Alessandro Parisi

    Ah, il genio di Cupertino che finalmente scopre la convenienza del “farsi aiutare”. Che illuminazione!

      1. Alessandro Parisi

        Finalmente ammettono che il loro orgoglio “fatto in casa” era un vicolo cieco. Meglio tardi che mai, suppongo. Ora vediamo se questo partnership migliora la loro IA o solo il loro bilancio.

  3. Giuseppina Negri

    La mossa di Apple? Un’ammissione che il “fai da te” ha i suoi limiti, specialmente quando la concorrenza corre. Speriamo che la privacy non diventi l’ennesima vittima di questa “apertura”.

    1. Vanessa De Rosa

      Il “fai da te” ha mostrato il suo limite. Ora il rischio è la privacy. Un prezzo da pagare per non essere rimasti a guardare.

      1. Claudio Ruggiero

        Ammissione di ritardo, direi! 🤷‍♂️ Se il “fai da te” non porta risultati, meglio guardare fuori. La privacy è un punto, ma rimanere fermi non è un’opzione, no? 🚀

  4. Simone De Rosa

    La dipendenza da terzi per l’IA, dopo anni di autosufficienza, solleva quesiti sulla gestione dei dati. Una mossa audace, o un segno di necessità?

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