Audible punta sull’IA per ampliare il catalogo audiolibri, promettendo più scelta ma sollevando dubbi sulla qualità e sul futuro dei narratori professionisti
Audible, società di Amazon, amplia il catalogo audiolibri con voci IA grazie ad accordi con gli editori. L'obiettivo è convertire più libri rapidamente per competere nel mercato da 8,1 miliardi di dollari. La mossa solleva dibattiti su qualità e impatto sui narratori umani.
E così audible sgancia la bomba: audiolibri con voci artificiali per tutti (o quasi)
Audible, sì, proprio la costola di Amazon che ti vende gli audiolibri, ha deciso di dare una bella spallata al mercato.
Stanno per allargare a macchia d’olio il loro catalogo di audiolibri narrati da voci generate dall’intelligenza artificiale, stringendo accordi direttamente con gli editori.
L’idea, dicono loro, è quella di trasformare una marea di libri stampati ed ebook in formato audio molto più in fretta, perché, ammettiamolo, la concorrenza di gente come Spotify e Apple si fa sentire in un mercato che, come sottolinea TechCrunch, vale già la bellezza di 8,1 miliardi di dollari.
Immagina un po’ tu:
un fiume di nuovi titoli pronti all’ascolto.
Ma la vera domanda è:
a quale prezzo per la qualità e per chi ci lavora davvero con la voce?
E come pensano di fare questa magia?
Beh, mettono sul piatto la loro potente infrastruttura IA, quella di Amazon, offrendo agli editori un centinaio di voci sintetiche che parlano inglese, francese, spagnolo e, sì, anche italiano, con tanto di accenti e dialetti diversi.
Gli editori potranno scegliere se farsi fare tutto il lavoro “chiavi in mano” oppure usare uno strumento self-service.
E non è finita qui:
nel 2025, come se non bastasse, vogliono lanciare un servizio di traduzione, sempre via IA, dall’inglese ad altre lingue, con la possibilità (opzionale, eh, non sia mai detto) di una revisione fatta da linguisti umani.
Tutto molto bello, molto tecnologico,
ma non ti sembra che si stia correndo un po’ troppo, sacrificando magari quel “non so che” che solo una voce umana sa dare?
La visione dei capi e la realtà del mercato: belle parole o solita strategia?
Il CEO di Audible, un certo Bob Carrigan, come riportato da Publishers Weekly, la mette giù facile: questa è una “opportunità epocale” per rendere disponibili molti più audiolibri, visto che, a suo dire, solo una misera percentuale tra il 2 e il 5% dei libri oggi ha una sua versione audio.
L’obiettivo dichiarato?
“Ogni libro in ogni lingua”.
Applausi.
Poi aggiunge, quasi per tranquillizzare gli animi, che continueranno comunque a investire nelle narrazioni fatte da persone in carne ed ossa. Sarà, ma intanto questa mossa arriva dopo che già nel 2023 avevano lanciato “Virtual Voice” per gli autori indipendenti americani, sfornando oltre 50.000 titoli con voci artificiali (AI).
E i concorrenti non stanno a guardare: Spotify, per esempio, si è già alleata con ElevenLabs dall’inizio del 2024 per far crescere il suo catalogo di audiolibri “robotici”, come ci ricorda Pivot.uz.
Insomma, la solita gara a chi fa di più, a chi offre di più, ma siamo sicuri che questo “di più” sia sempre un bene per chi ascolta?
E qui casca l’asino, o meglio, si aprono i dibattiti.
Da una parte ci sono gli editori, che magari vedono la possibilità di ridurre i costi – perché, diciamocelo, far narrare un audiolibro da un professionista costa, e anche parecchio, a volte più di 5.000 dollari a titolo.
Dall’altra, però, ci sono le critiche, e non sono poche.
Molti sostengono, e come dargli torto, che queste voci artificiali (AI), per quanto sofisticate, manchino di quella profondità emotiva, di quella sfumatura che solo un essere umano può dare a una storia. L’Authors Guild, l’associazione degli autori, ha già espresso forti preoccupazioni per il futuro dei doppiatori e dei narratori professionisti.
Audible, ovviamente, rassicura dicendo che la narrazione umana resta una priorità.
Ma quante volte abbiamo sentito queste promesse dalle grandi aziende tecnologiche, per poi vedere la realtà prendere una piega un po’ diversa?
L’impatto reale: più audiolibri per tutti o meno anima nelle storie?
Pensaci un attimo:
Prima, per produrre un audiolibro ci volevano mesi. Ora, con questi sistemi IA, si parla di giorni.
Una vera rivoluzione per i flussi di lavoro editoriali, come descritto anche su CNET. Questo potrebbe, in teoria, aiutare anche i piccoli editori a farsi strada nel mercato audio, offrendo più titoli senza svenarsi.
Ma il punto cruciale resta: stiamo barattando l’arte della narrazione con la velocità e l’efficienza?
Il mercato globale delle voci IA, tanto per darti un’idea, è previsto raggiungere cifre da capogiro, quasi 5 miliardi di dollari entro il 2028, spinto proprio da questa fame di contenuti multilingua e produzioni scalabili.
Il rischio, mio caro cliente, è che questa corsa all’oro dell’IA vocale finisca per appiattire tutto.
Certo, avremo una quantità spropositata di audiolibri, forse anche in lingue che prima erano impensabili.
Ma che ne sarà della magia di una voce che sa interpretare, che sa emozionare, che sa farti vivere la storia come se fossi lì?
Questo continuo braccio di ferro tra accessibilità e qualità, tra arte e produzione di massa, è destinato a infiammare ancora di più il dibattito.
E alla fine, la domanda che ti lascio è: tu, quando scegli un audiolibro, cosa cerchi veramente? Una voce qualunque che legge parole, o un’esperienza che ti tocchi nel profondo?