Le regole del digitale stanno cambiando.
O sei visibile o sei fuori. Noi ti aiutiamo a raggiungere i clienti giusti — quando ti stanno cercando.
Contattaci ora →Cloudflare mette un freno ai crawler IA: contenuti a pagamento per addestrare i modelli, con ADWEEK e The Atlantic già pronte a monetizzare i propri dati.
Cloudflare cambia le regole per i crawler IA, bloccandoli di default e lanciando "Pay Per Crawl". Questo innovativo sistema permette agli editori di monetizzare l'accesso ai loro contenuti da parte delle aziende di intelligenza artificiale. La mossa, che ha già visto l'adesione di importanti editori, punta a restituire valore al lavoro dei creatori e trasforma i dati web in un bene da acquistare, gestendo le transazioni tramite la piattaforma Cloudflare.
Il potere torna agli editori (o almeno così dicono)
Per te che hai un sito, significa che finalmente hai il coltello dalla parte del manico. Puoi decidere di bloccare tutti, non far passare nessuno, oppure puoi dire: “Vuoi i miei dati per addestrare il tuo modello? Bene, mi paghi”. E non sono solo chiacchiere. Nomi come ADWEEK, The Atlantic e BuzzFeed hanno già aderito, fiutando l’opportunità.
L’idea nasce proprio dalle lamentele degli editori, stanchi di vedere il loro lavoro saccheggiato senza ricevere nulla in cambio. Cloudflare si è semplicemente messa in mezzo, offrendo una soluzione.
Certo, sulla carta sembra una vittoria per i creatori.
Ma come funziona esattamente questo sistema di pagamento?
Non è che si tratta solo di una bella promessa, difficile da applicare nella pratica?
Come funziona il pedaggio digitale di Cloudflare
Niente di fantascientifico, ma un meccanismo piuttosto ingegnoso.
Quando un crawler IA bussa alla porta del tuo sito, il sistema di Cloudflare lo identifica tramite un sistema di autenticazione chiamato “Web Bot Auth”. Questo serve a essere sicuri che sia davvero, per dire, Google AI e non qualcuno che si spaccia per lui.
A quel punto, se hai impostato una tariffa, Cloudflare presenta il conto usando un vecchio codice di stato HTTP, il 402 “Payment Required”, che fino a oggi era rimasto praticamente inutilizzato.
L’azienda IA può decidere se pagare per procedere o andarsene a mani vuote.
Cloudflare gestisce tutta la transazione, prendendosi una fetta della torta, ovviamente.
È un sistema che, come riportato su The Verge, trasforma i contenuti da una risorsa da prelevare a un bene da acquistare.
Tutto molto interessante, ma alla fine della fiera, cosa cambia davvero per il futuro dell’IA e per chi, come te, vive di contenuti?
Una mossa furba o l’inizio della fine del web aperto?
La mossa di Cloudflare arriva in un momento caldissimo, con cause legali milionarie che vedono gli editori contro le aziende di intelligenza artificiale. Da quando è stata introdotta la possibilità di bloccare i bot a settembre 2024, più di un milione di clienti Cloudflare ha già tirato su il muro.
Con questo nuovo sistema, Cloudflare non si pone come un paladino della giustizia, ma come un intermediario molto furbo che ha trovato il modo di monetizzare un conflitto.
Il dubbio sorge spontaneo: stiamo andando verso un web a due velocità, dove solo le grandi aziende con budget enormi potranno permettersi di addestrare le loro IA, lasciando indietro i progetti più piccoli?
O forse stiamo finalmente mettendo un prezzo al valore del lavoro intellettuale?
La verità è che la partita è appena iniziata.
E con un giocatore come Cloudflare che possiede le chiavi del 20% di Internet, le prossime mosse saranno tutte da guardare.
Finalmente un po’ di senso! I dati sono roba seria, mica si regalano a chiunque voglia fare il figo con l’AI. C’è da far cassa.
Un altro tentativo di farci pagare per ciò che già possediamo. Magico.