Google lancia AI Mode nel suo “Doodle”: l’IA conversazionale rimpiazza la ricerca tradizionale

Secondo Ahrefs e Semrush le visite provenienti da IA e LLM sono più brevi ma di valore superiore: meno traffico, ma più conversioni (almeno in teoria…)

📌 TAKE AWAYS

  • Con il lancio di “AI Mode”, l’esperienza di ricerca cambia radicalmente. Non si tratta più di cercare keyword, ma di porre domande complesse e ricevere risposte sintetiche generate da IA, basate su frammenti di contenuti presi dal web.
  • I dati di Ahrefs e Semrush mostrano che i visitatori provenienti da IA e LLM consultano meno pagine e rimbalzano più in fretta, ma sono più predisposti alla conversione.
  • Le IA privilegiano contenuti recenti, specie nei settori dove l’aggiornamento è vitale (finanza, viaggi), ma non disdegnano pagine meno recenti se ben scritte e rilevanti. Inoltre, i LLM tendono a citare fonti autentiche e granulari, premiando community come Reddit e Quora.
Google promuove “AI Mode” nel suo Doodle negli USA, rivoluzionando la ricerca con risposte conversazionali al posto dei classici link.
Il traffico web cala, ma converte di più secondo Semrush e Ahrefs.
Per restare visibili serve contenuto aggiornato, strutturato e autorevole.
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Mettiti nei panni di uno statunitense qualunque, che ieri primo luglio 2025, nel suo ufficio a San Francisco o New York, ha aperto Google, aspettandosi il solito logo colorato, magari una celebrazione per la nascita di un fisico dimenticato o la giornata mondiale del bradipo.

Invece no.

Al posto del consueto, rassicurante Doodle, si è trovato davanti un’animazione scintillante. Una scritta che suona tanto innocua quanto rivoluzionaria: “AI Mode”.

AI Mode nel Doodle di Google, fonte Search Engine Roundtable, 1 luglio 2025

In quel preciso momento, migliaia di chilometri lontano da noi, stava accadendo qualcosa di epocale. Google non stava solo promuovendo una nuova funzione. Stava usando il suo pezzo di “terreno” digitale più prezioso al mondo – la sua homepage americana, visitata centinaia di milioni di volte al giorno – per mandare un messaggio globale, un’onda d’urto destinata ad attraversare l’oceano.

Un segnale forte e chiaro per tutti: la vecchia ricerca è finita. Benvenuti nell’era dell’IA conversazionale.

La domanda che ti ronza in testa, mentre guardi il pannello di controllo del tuo sito web, è la stessa che si pone ogni imprenditore a ogni latitudine: in questo nuovo mondo, la mia attività esisterà ancora?

La rivoluzione silenziosa che parla come un essere umano

Diciamocelo, Google non ha agito a caso. La mossa, orchestrata dal CEO Sundar Pichai, è una risposta diretta e muscolare alla crescente concorrenza di nomi che fino a due anni fa non esistevano nemmeno per il grande pubblico: ChatGPT, Perplexity, Claude.

Queste startup, con i loro chatbot intelligenti, hanno insegnato al mondo che si può chiedere a una macchina “organizzami un weekend romantico a Lisbona con un budget di 500 euro, trovando un hotel tranquillo ma centrale” e ottenere una risposta sensata, non una sterile lista di dieci link blu.

E così, Google ha calato l’asso: l’AI Mode. Non si tratta di un piccolo ritocco. È un’esperienza completamente nuova. Invece di digitare parole chiave secche come “hotel Lisbona centro”, ora puoi conversare con Google.

L’AI Mode non ti restituisce solo un elenco di siti da spulciare; fa il lavoro sporco per te (anche se i problemi non mancano come ti ho scritto qui).

Analizza la tua richiesta complessa, la scompone in sotto-domande, cerca le informazioni rilevanti sul web e poi ti presenta una risposta unica, sintetica, quasi un riassunto esecutivo. I link alle fonti ci sono ancora, ma sono quasi un contorno, un approfondimento per i più curiosi.

La celebre analista SEO Aleyda Solis ha fotografato perfettamente questo terremoto, evidenziando quattro differenze capitali tra il prima e il dopo. Pensaci un attimo, perché qui si gioca il futuro della tua visibilità.

  1. Comportamento di ricerca: siamo passati da ricerche brevi e secche (le parole chiave) a conversazioni lunghe e articolate. I tuoi clienti non cercano più un prodotto, ma la soluzione a un problema complesso.
  2. Gestione delle domande: prima Google faceva una corrispondenza 1 a 1 tra la tua domanda e una pagina. Ora, l’AI scompone la tua richiesta in mille pezzi (“weekend”, “romantico”, “Lisbona”, “budget 500€”, “hotel tranquillo”) e va a caccia di frammenti di informazione ovunque.
  3. Obiettivo dell’ottimizzazione: fino a ieri, il tuo obiettivo era ottimizzare un’intera pagina web per una parola chiave. Oggi, devi ottimizzare singoli paragrafi, singoli blocchi di testo, affinché l’IA possa prenderli, citarli e inserirli nella sua risposta. Detta brutalmente, la tua pagina diventa il cestone di un outlet da cui l’IA si serve.
  4. Presentazione dei risultati: dalla lista della spesa (i 10 link blu) siamo passati a un saggio breve, una risposta curata che sintetizza il meglio che il web ha da offrire. Esserci dentro non è più un’opzione.

Lo strano caso del traffico IA: meno visite, più valore. E tanti saluti ai curiosi

A questo punto, potresti pensare: “Fantastico, meno visite al mio sito, proprio quello di cui avevo bisogno”. E in parte hai ragione.

Uno studio di Ahrefs pubblicato dalla SEO Louise Linehan ha messo in luce un dato interessante: gli utenti che arrivano da piattaforme IA come ChatGPT tendono a visitare meno pagine, rimbalzano di più e navigano meno in profondità. Sono visite “una toccata e fuga”.

fonte Ahrefs 24 giugno 2025
Ahrefs
fonte Ahrefs 24 giugno 2025
Ahrefs

Il motivo?

Hanno già trovato la risposta che cercavano nell’interfaccia dell’IA.

Ma attenzione a non fermarsi alla superficie. Qui arriva il colpo di scena.

Lo stesso studio mostra che questi visitatori, sebbene meno numerosi, restano leggermente più a lungo sulla pagina di destinazione e, in alcuni casi, convertono molto meglio.

fonte Ahrefs 24 giugno 2025
Ahrefs

Un’analisi di Semrush, pubblicata da Rachel Handley, è ancora più esplosiva: in termini di conversione, un visitatore proveniente da un LLM (un modello linguistico come ChatGPT) può valere fino a 4,4 volte di più di un utente arrivato dalla ricerca tradizionale.

Ti chiedi perché?

Semplice. L’utente che clicca e arriva sul tuo sito dopo aver interagito con un’IA è un utente iper-qualificato.

Ha già superato la fase di ricerca preliminare, ha confrontato le opzioni (o meglio, l’IA lo ha fatto per lui) e arriva da te con un’intenzione chiara, spesso d’acquisto. È come se un consulente personale gli avesse detto: “Guarda, dopo aver analizzato tutto, ti consiglio di andare qui”.

È la fine del turismo digitale, l’inizio dell’era delle visite mirate. Come si diceva nei vecchi annunci sui giornali: no perditempo!

Meno curiosi, più clienti. Ma solo se l’IA ti sceglie come destinazione…

E perché questo succeda non puoi stare con le mani in mano ma devi affidarti a un’agenzia SEO che sappia come far entrare il tuo brand nelle grazie degli LLM.

Ma quali sono i brand più citati da AI Mode?

Johannes Beus, SEO di Sistrix, su LinkedIn risponde così:

fonte LinkedIn Johannes Beus 2 luglio 2025
Sistrix, fonte LinkedIn Johannes Beus 2 luglio 2025
Sistrix

Come farsi “scegliere” dall’algoritmo? Contenuti, freschezza e un po’ di realismo

Ecco la domanda da un milione di dollari. Se il nuovo re è l’IA, come si fa a ingraziarselo?

No, non serve sacrificare qualche vecchio Commodore 64 in qualche improvvisato altare pagano…

La prima risposta, quasi istintiva, è: “Devi avere contenuti freschi!”.

Ricordi quando qualche anno fa bastava aggiornare la data di un articolo per vedere un piccolo balzo su Google? Bene, la storia si ripete, ma con molte più sfumature.

Uno studio approfondito di Seer Interactive ha analizzato milioni di interazioni tra bot IA e siti web, scoprendo che la freschezza conta, eccome.

fonte 25 giugno 2025 Seer Interactive
Seer
fonte 25 giugno 2025 Seer Interactive
Seer

Circa il 65% delle “visite” dei bot IA riguarda contenuti pubblicati o aggiornati nell’ultimo anno, e l’89% contenuti degli ultimi tre anni.

Ma – e questo è il punto focale – non è una legge universale. Sì, perché l’impatto varia sensibilmente a seconda del tuo settore.

  • Servizi Finanziari: qui la freschezza è tutto. Informazioni su tasse, normative o incentivi di un anno fa sono spazzatura. L’IA lo sa e predilige quasi esclusivamente contenuti recentissimi.
  • Viaggi: c’è più flessibilità. Una guida sui “migliori posti da visitare a luglio” ha una vita più lunga, ma gli aggiornamenti su prezzi e disponibilità fanno la differenza.
  • Energia: in questo settore, contenuti “evergreen” su temi come la sostenibilità o le differenze tra energie rinnovabili mantengono il loro valore per anni. Quando si parla di approfondimenti dall’ampio respiro, l’IA cerca autorevolezza e profondità, non solo la data di pubblicazione.

Morale della favola: aggiornare aiuta, ma farlo alla cieca è inutile.

E qui si nasconde un altro lato della medaglia, ancora più insidioso. Le intelligenze artificiali, nella loro fame di dati, sono anche inclini a basarsi su informazioni vecchie, presentandole come attuali.

Un esempio lampante?

A maggio 2025, se avessi chiesto a un LLM come stesse Papa Francesco, molto probabilmente ti avrebbe risposto che era in ripresa e che stava meglio, basandosi su notizie di qualche giorno o settimana prima. L’IA non mente, semplicemente non ha ancora “digerito” gli ultimi aggiornamenti.

Pensa a cosa significa questo per il tuo business: un listino prezzi obsoleto, una promozione scaduta o le specifiche di un vecchio prodotto potrebbero essere ripescate e servite a un potenziale cliente come informazione fresca e attendibile.

La vera strategia, quindi, non è solo aggiungere il nuovo, ma anche e soprattutto gestire con cura il vecchio, assicurandosi che le informazioni non più valide vengano archiviate o corrette in modo inequivocabile.

C’è un altro dato, forse ancora più controintuitivo, che emerge dalle analisi di Semrush.

Gli LLM, quando devono citare una fonte, non scelgono sempre i contenuti ai primi posti su Google. Spesso preferiscono pagine che magari si trovano in seconda o terza pagina, ma che sono eccezionalmente ben strutturate, chiare e offrono una risposta precisa a una domanda specifica.

E sai quali sono le due fonti più citate in assoluto da Google AI Overviews? Quora e Reddit.

Sì, forum dove persone reali fanno domande e altre persone reali danno risposte. Questo ci dice che l’IA premia l’autenticità e la capacità di andare dritti al punto.

La buona notizia?

La stessa ricerca mostra che il 50% dei link esterni forniti da ChatGPT porta a siti web di aziende e servizi. Quindi, avere contenuti chiari, utili e “amichevoli” per il linguaggio naturale non è solo utile, è essenziale per sopravvivere.

fonte LinkedIn Johannes Beus 1 luglio 2025
Sistrix, fonte LinkedIn Johannes Beus 1 luglio 2025
Sistrix

Allora, che vogliamo fare? Si chiude la claire o si inizia a combattere?

Se sei arrivato a leggere fin qui, probabilmente hai smesso di guardare il grafico delle tue visite giornaliere e hai iniziato a pensare in modo diverso. Non si tratta più di “ingannare” l’algoritmo con qualche trucchetto SEO. Si tratta di diventare una fonte così autorevole, utile e chiara che l’intelligenza artificiale non possa fare a meno di citarti.

Ottimizzare per l’IA non è più un’opzione per nerd o per grandi aziende. È una questione di sopravvivenza. Il tuo sito web non può più essere una semplice vetrina digitale che aspetta passivamente il traffico. Deve risultare affascinante agli occhi delle IA, ecco come:

  1. Scrivi per essere citato dall’IA. Questo significa creare contenuti granulari. Paragrafi brevi e autoconclusivi che rispondano a una singola, specifica domanda. Vai dritto al punto. Utilizza le marcature a schema: parla la lingua delle IA!
  2. Offri qualcosa che l’IA non può dare. Dati proprietari, risultati di sondaggi, news aggiornate, casi studio dettagliati, interviste esclusive con gli esperti del settore, newsletter che parlino realmente al tuo pubblico, problemi e soluzioni reali che hai trovato per i tuoi clienti, opinioni riconoscibili e ben argomentate.
  3. Costruisci un brand, non solo un sito web. Fatti menzionare su altri siti, partecipa a discussioni su forum di settore, incoraggia le recensioni. Diversifica la tua presenza, non fossilizzarti sui soliti canali, sii visibile su Youtube e forum, come ci ha consigliato Patrick Stox durante la nostra recente chiacchierata. Un brand forte è un brand che le persone cercano attivamente per nome. E quando le persone cercano il tuo nome, l’IA è costretta a prenderne atto e a considerarti una fonte rilevante.

Sia chiaro: ci aspetta una selezione naturale.

È il momento in cui il mercato digitale separa chi produce valore reale da chi, fino a ieri, si limitava a occupare spazio.

In questo scenario, la tentazione di pensare “allora il mio sito non serve più a nulla” non è solo sbagliata: è pericolosa.

Al contrario.

Il tuo sito web, oggi, smette di essere una vetrina e può diventare la cassaforte.

Diventa la banca centrale della tua autorevolezza.

È l’unico luogo digitale di cui possiedi le chiavi, l’unica fonte ufficiale che puoi controllare per dire all’IA chi sei, cosa fai e perché sei la scelta migliore. Ma una banca non serve a nulla se l’oro resta a prendere polvere nel caveau.

Oggi, la vera domanda che devi porti non è se questo cambiamento ti colpirà, ma come decidi di affrontarlo. Sei a un bivio.

Da una parte, c’è la strada della passività: trattare il tuo sito come un archivio digitale, un museo polveroso e dimenticato, sperando che qualcuno, per caso, lo noti.

Dall’altra, c’è la strada di una strategia SEO aggiornata e diversificata: trasformarlo nel quartier generale della tua identità, un motore attivo che genera dati unici, costruisce relazioni di fiducia e guida le vendite.

Questa seconda strada richiede più di un semplice aggiornamento. Esige la visione e la competenza di un consulente SEO che abbia compreso le nuove regole del gioco.

Vuoi conquistare IA e LLM?

Contatta la mia agenzia, insieme vedremo una soluzione personalizzata per te, cucita su misura per il tuo business.


Google lancia “AI Mode” nel suo “Doodle”: Domande Frequenti

Che cos’è l’AI Mode lanciato da Google?

AI Mode è una nuova modalità conversazionale introdotta da Google, che sostituisce la tradizionale ricerca per parole chiave. L’utente può interagire con Google come se parlasse con un assistente virtuale, ricevendo risposte sintetiche e strutturate, anziché un semplice elenco di link.

Come cambia il traffico verso i siti web con l’arrivo dell’IA?

Con l’introduzione degli LLM come ChatGPT, il traffico verso i siti web diventa meno numeroso ma più qualificato. Le visite sono più brevi, ma gli utenti che arrivano dai chatbot hanno un’intenzione chiara e convertono fino a 4,4 volte di più rispetto a quelli della ricerca classica.

Cosa serve per farsi scegliere da un’intelligenza artificiale?

Per essere citati dalle IA è fondamentale produrre contenuti aggiornati, granulari e ben strutturati. Servono paragrafi autoconclusivi che rispondano a domande specifiche, meglio se arricchiti da dati proprietari o opinioni autorevoli. Inoltre, è importante costruire un brand riconoscibile e attivo anche fuori dal proprio sito.

Roberto Serra

Mi chiamo Roberto Serra e sono un digital marketer con una forte passione per la SEO: Mi occupo di posizionamento sui motori di ricerca, strategia digitale e creazione di contenuti.

4 commenti su “Google lancia AI Mode nel suo “Doodle”: l’IA conversazionale rimpiazza la ricerca tradizionale”

  1. Ah, l’IA che ci ruba il lavoro… o ci apre nuove porte? Certo, che le visite “sintetiche” convertono di più, ma mi chiedo chi poi dovrà scrivere quei contenuti così “granulari” che l’IA poi cita. Forse i soliti nerd della tastiera, ma con un pizzico di paranoia in più!

      1. Francesco De Angelis

        Cambio di paradigma! 🚀 Meno click, più valore? Curioso di vedere come le PMI si adattano. 🤔 #AI #UX

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