Google spinge forte sull’AI: test di un pulsante ‘AI mode’ nella ricerca

Anita Innocenti

Google insiste con l’AI: un pulsante dedicato nella barra di ricerca per spingere l’adozione dell’intelligenza artificiale, tra strategie di marketing e competizione con i rivali

Google sta testando un pulsante 'AI Mode' direttamente nella barra di ricerca, come scorciatoia all'interfaccia conversazionale basata su Gemini 2.0. Questa mossa aggressiva, parte di una strategia per spingere l'adozione dell'AI nella ricerca, segue test precedenti e accessi esclusivi, generando dibattito tra gli utenti.

Google ci riprova: l’AI mode ora te la sbatte (quasi) in faccia nella barra di ricerca

Sembra che a Mountain View non si dorma la notte per pensare a come infilarci l’intelligenza artificiale dappertutto.

L’ultima genialata?

Stanno testando un bel pulsantone “AI Mode” piazzato direttamente nella barra di ricerca.

Sì, hai capito bene, proprio lì dove magari prima c’era l’iconico “Mi sento fortunato”, come se volessero dirti: “Smettila di sentirti fortunato e inizia a usare la nostra AI, che è meglio!”.

Come riportato su Search Engine Roundtable, questo ennesimo test fa parte di una strategia martellante per spingere gli utenti verso le loro esperienze di ricerca potenziate dall’AI. E non è certo il primo tentativo, eh: prima banner, poi altri inviti più o meno discreti, e ora questo.

Diciamo che la discrezione non è proprio il loro forte quando vogliono farti provare qualcosa di nuovo.

Questo pulsante, che su desktop appare come un’icona grigia pronta a colorarsi al tuo passaggio – che tentazione! – e su mobile arriva addirittura a sostituire le icone di ricerca vocale o Google Lens, come descritto da Android Police,

non è altro che una scorciatoia bella e buona per l’interfaccia conversazionale di Google.

Un clic e via, sei nel magico mondo dell’AI Mode.

Certo, per ora è una cosa che devi attivare tu da Search Labs, ma la direzione sembra chiara: vogliono che l’AI diventi la normalità, non l’eccezione.

E chissà, magari è solo questione di tempo prima che quel pulsante diventi una presenza fissa, che ti piaccia o no.

Ma ti sei mai chiesto cosa muove davvero questa spinta forsennata verso l’AI da parte del gigante di Mountain View?

È solo per darci strumenti più fighi o c’è dell’altro sotto?

Ma cosa c’è sotto il cofano di questa “AI Mode” e come ce la stanno “vendendo”?

Dietro questa AI Mode, che Google sta cercando di farci amare a tutti i costi, c’è un motore mica da ridere: parliamo di un modello custom di Gemini 2.0 che, grazie a una tecnologia chiamata “query fan-out”, riesce a processare più ricerche correlate contemporaneamente per darti, almeno sulla carta, risposte super complete, come spiegato nel dettaglio da Collective Measures.

L’idea è che tu possa fare domande complesse, quasi chiacchierare con il motore di ricerca, e lui ti capisca e ti dia risposte articolate.

Un bel salto rispetto alla vecchia lista di link blu, no?

Però, diciamocelo, la strada per arrivare a questo risultato è stata un crescendo studiato a tavolino.

All’inizio, nel marzo 2025, questa meraviglia era un’esclusiva per chi pagava l’abbonamento Google One AI Premium – una sorta di club VIP dell’intelligenza artificiale, come documentato all’epoca da un altro articolo di Search Engine Roundtable.

Poi, a maggio, hanno allargato le maglie, rendendola disponibile a tutti gli utenti di Search Labs negli Stati Uniti, come annunciato trionfalmente sul blog ufficiale di Google.

E ora, con questi test del pulsante in bella vista, cercano di abbattere ogni barriera all’ingresso, puntando su interfacce minimaliste e, come riportato da 9to5Google, su animazioni fluidissime e accessi rapidi “one-tap”, specialmente su iOS, per rendere il tutto il più indolore e accattivante possibile.

Una strategia che, guarda caso, ricorda molto da vicino come altre aziende ci hanno abituato ai loro servizi: prima un po’ di esclusività, poi un’apertura graduale, e infine la spintarella finale per l’adozione di massa.

Ma tutta questa fatica, questi continui aggiustamenti e questa pressione più o meno velata per farci usare l’AI Mode, serviranno davvero a migliorare la nostra vita digitale o è solo l’ennesima battaglia in una guerra più grande, quella per il dominio dell’intelligenza artificiale?

Tra presunti vantaggi e il solito gioco delle parti: chi ci guadagna davvero?

Le reazioni, come sempre accade in questi casi, sono un misto.

C’è chi, tra gli addetti ai lavori e i primi utenti, plaude alla fluidità del passaggio tra ricerca classica e AI, soprattutto per ricerche complesse. D’altro canto, non mancano le perplessità: alcuni utenti, come si legge tra le righe delle discussioni online, non hanno preso bene la sparizione di scorciatoie utili come la ricerca vocale o Lens dalla barra principale, vedendola come un’imposizione.

E poi c’è la solita domanda:

Ma questa AI Mode è davvero così diversa e migliore delle “AI Overviews” che già conoscevamo, o è solo un rebrand con qualche fronzolo in più?

Il rischio, come fa notare qualche esperto, è che Google, nella sua foga di competere con ChatGPT e Perplexity, finisca per confondere o addirittura alienare una parte dei suoi utenti, quelli più abituati alla vecchia, cara ricerca tradizionale.

Non dimentichiamoci che Google non è sola in questa corsa.

Microsoft con Copilot, OpenAI con ChatGPT Search:

Tutti stanno spingendo forte sull’acceleratore dell’AI.

E Google, che pure ha il vantaggio di un ecosistema immenso (pensa solo all’integrazione con Lens per la ricerca visiva), sembra sentire la pressione. Questa AI Mode, che secondo alcuni analisti potrebbe arrivare a gestire fino al 30% delle query di ricerca, è chiaramente una scommessa strategica enorme.

Le voci iniziali su una “AI Mode” dedicata, emerse già a dicembre 2024, come riportato da Search Engine Roundtable in un pezzo precedente, parlavano di un’interfaccia molto simile a quella di ChatGPT, il che la dice lunga su chi Google consideri il vero benchmark da raggiungere e superare.

Quindi, la prossima volta che vedrai quel pulsantino “AI Mode” fare capolino nella tua barra di ricerca, chiediti:

È davvero un passo avanti per me, o sto solo facendo il gioco di qualcun altro che vuole ridefinire, ancora una volta, come interagisco con il web?

E soprattutto,

Questa nuova era della ricerca sarà davvero più intelligente, o solo più… artificiale?

Staremo a vedere, ma una cosa è certa: la partita è appena iniziata e Google sembra intenzionata a giocarsela fino in fondo, con buona pace delle nostre abitudini.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

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