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Contattaci ora →Essere primi su Google non garantisce la citazione nelle risposte AI, ma l’algoritmo premia i contenuti generati, almeno in parte, dall’intelligenza artificiale, con un impatto significativo sul traffico e il coinvolgimento degli utenti.
Essere primi su Google non garantisce più un posto fisso nelle AI Overviews, con solo il 50% di probabilità di citazione. Google AI predilige sorprendentemente contenuti misti (umano/IA), penalizzando l'autenticità. Questa dinamica influenza negativamente il traffico, che mostra tassi di rimbalzo più alti e meno pagine visitate, mettendo in discussione la qualità delle visite generate dalle nuove risposte AI.
Da dove pesca l’intelligenza artificiale di Google?
Google, a quanto pare, non ama il rischio. La stragrande maggioranza delle fonti utilizzate dalle sue AI Overviews, un buon 76,10%, proviene infatti da contenuti che si trovano già nella top 10 dei risultati di ricerca.
Come descritto da Ahrefs in una sua analisi, la posizione mediana per la prima fonte citata non è neanche la prima, ma la seconda. Questo suggerisce che l’algoritmo tende a fidarsi di chi ha già superato il primo, durissimo, esame del posizionamento organico.
Eppure, non è una regola scritta nella pietra. C’è un 10% di citazioni che arriva da pagine posizionate oltre la prima pagina, dimostrando che l’IA a volte guarda oltre il giardino di casa sua, pescando informazioni da fonti meno scontate, come scrive Ahrefs.
In sintesi: essere ben posizionati su Google aumenta le possibilità di apparire negli AI Overviews, ma non basta. Contano anche altri fattori, come la forza del brand e le menzioni online.
Ma la vera sorpresa, quella che fa storcere il naso, non riguarda tanto dove Google pesca le informazioni, ma cosa pesca.
Il paradosso: l’IA di Google premia i contenuti… dell’IA
E qui la faccenda si fa interessante, per non dire problematica. Sembra che le AI Overviews abbiano una certa predilezione per i contenuti generati, almeno in parte, da altre intelligenze artificiali.
Solo l’8,6% delle pagine citate risulta essere scritto interamente da mani umane. Al contrario, un impressionante 87,8% è un mix di contenuti umani e artificiali.
Viene da chiedersi:
La tanto sbandierata “qualità” e “utilità” dei contenuti, pilastri della SEO secondo Google stessa, valgono anche per la sua Intelligenza Artificiale?
O forse l’IA riconosce e preferisce semplicemente ciò che le è più simile, creando un circuito chiuso che rischia di penalizzare l’autenticità e l’esperienza umana?
La domanda resta aperta e ci lascia con un dubbio non da poco sull’impatto a lungo termine di queste dinamiche.
L’impatto reale sul traffico e il coinvolgimento degli utenti
Le conseguenze di questo nuovo modo di presentare le informazioni si vedono già sui dati di traffico. Il traffico proveniente dalle piattaforme di IA, come riportato da uno studio di Search Engine Land, mostra un tasso di rimbalzo più alto del 4,1% e un numero inferiore di pagine visitate per sessione rispetto al traffico organico tradizionale.
Questo dato sfida l’idea che un clic proveniente da una risposta IA sia qualitativamente migliore o più “intenzionale”. Sembra piuttosto che l’utente trovi la risposta che cerca direttamente nella pagina dei risultati e, se anche clicca, lo fa per un rapido approfondimento, senza poi navigare oltre.
Un comportamento che, per chi vive di contenuti e di percorsi di navigazione studiati, rappresenta una bella gatta da pelare. La promessa di un traffico più qualificato, per ora, sembra scontrarsi con una realtà fatta di visite più superficiali e fugaci.
Interessante analisi! 🧐 La SEO evolve, tocca adattarsi. ✨
Ma guarda un po’! 🙄 Google premia l’IA che copia l’IA. Fantastico. 🤦♂️ Traffico di qualità, certo. E io che pensavo di lavorare per davvero. 🤷♂️
Un vero scherzo! Chi l’avrebbe detto? L’IA ci spinge verso un futuro di contenuti… misti? Una commedia degli equivoci, questa è. Il traffico c’è, ma la qualità? Parliamone!
L’algoritmo gioca a nascondino. Cerca l’autenticità, ma premia la copia. Risultato? Traffico che si sgonfia. Un bel pasticcio.
L’AI di Google naviga tra il desiderio di autenticità e la convenienza dell’ibrido, creando un panorama in cui il podio non assicura più visibilità. Una danza digitale prevedibile.
La SEO sta prendendo una piega… interessante. 🤡 Si parla di autenticità mentre si premia il copia-incolla IA. Chi ha capito qualcosa? 😅
L’autenticità? Un concetto ormai obsoleto. L’IA favorisce i contenuti “misti”, un vero trionfo dell’originalità. Ovviamente.
Quindi, se ho capito bene, Google ora premia i contenuti generati da IA, penalizzando l’autenticità? Un bel modo per incoraggiare la pigrizia, complimenti.
L’autenticità è morta, viva il contenuto “misto”. Benvenuti nell’era del paradosso digitale.
Un paradosso intrigante! 🤯 Pensare che l’IA prediliga contenuti misti è… una mossa audace. 🤖 Speriamo che la qualità non ne risenta troppo. 🤔