La favola di Google: l’AI trasforma la ricerca, ma cosa cambia davvero per te?

Anita Innocenti

Tra AI Overviews in crescita e promesse di “valore umano”, i creatori di contenuti si interrogano sul futuro del traffico e sulla reale trasparenza delle nuove regole del gioco di Google

Google esorta a creare contenuti unici per l'era dell'AI, ma dati recenti mostrano un'impennata nell'uso delle AI Overviews, specie in settori come intrattenimento e viaggi. Ciò solleva forte preoccupazione per i creatori: l'AI rispondendo direttamente rischia di sottrarre traffico ai siti, minacciando la loro rilevanza senza valore specifico.

La solita musica di Google: contenuti “unici” e poi?

Stando a quanto scrive Google sul suo blog ufficiale, la chiave per farsi notare dalle sue nuove esperienze di ricerca basate sull’AI, come le famigerate AI Overviews, sarebbe quella di sfornare contenuti che non siano la solita minestra riscaldata. Parlano di “analisi originali”, “competenze specifiche” e di adattarsi a come le persone cercano, magari usando immagini o la voce insieme al testo.

Tutto molto bello, peccato che sembri la stessa solfa che ci raccontano da anni, condita ora con un po’ di salsa AI.

Ma questa enfasi sull’unicità e sull’evoluzione delle ricerche degli utenti basterà davvero a tenerti a galla, o è solo un modo per farci ingoiare il rospo di cambiamenti ben più profondi?

E infatti, mentre da una parte ci tranquillizzano, dall’altra i numeri iniziano a raccontare una storia un po’ più complessa, che forse Google preferirebbe non mettere troppo in evidenza…

L’ai overviews fa il pieno… e il tuo traffico?

Se dai un’occhiata ai dati, scopri che la situazione è già in pieno fermento. Pensa che, come riportato da Search Engine Land, dopo l’aggiornamento di marzo 2025, le AI Overviews sono schizzate alle stelle: un aumento del 528% per le ricerche nel settore intrattenimento, e non molto da meno per ristoranti (+387%) e viaggi (+381%).

Cifre da capogiro, no?

Jim Yu di BrightEdge, citato nello stesso articolo, suggerisce di concentrarsi su contenuti che aiutino le persone a prendere decisioni e di tenere d’occhio le stagionalità.

Consigli sensati, per carità.

Ma la domanda sorge spontanea: se l’AI di Google risponde direttamente all’utente, quanti clic arriveranno ancora al tuo sito?

E qui, diciamocelo, iniziano i dolori.

Esperti del settore, come quelli di Coalition Technologies, non nascondono una certa preoccupazione per la possibile deviazione del traffico, mentre da UP&Social mettono in guardia dal rischio che i contenuti più generici vengano semplicemente rimpiazzati dai riassunti dell’AI, lasciando poco spazio a chi non offre approfondimenti davvero specifici e locali.

Insomma, il rischio di diventare irrilevanti è dietro l’angolo.

Di fronte a questo scenario, con Google che da un lato ti chiede contenuti “umani” e dall’altro piazza la sua AI a fare da intermediario, cosa ti tocca fare, tecnicamente parlando, per non sparire dai radar?

Le ‘nuove’ regole del gioco: tra tecnicismi e qualche dubbio sulla trasparenza di Google

Google, ovviamente, non ti lascia a bocca asciutta e, anzi, ha aggiornato la sua documentazione per gli sviluppatori e gli strumenti come la Search Console per “aiutarti”. Ora, per esempio, puoi vedere le impressioni generate dalle AI Overviews, il che è utile, ma è un po’ come contare le macchine che passano davanti al tuo negozio senza entrare.

Ti dicono anche che i dati strutturati sono sempre più importanti – e fin qui, niente di nuovo sotto il sole – e che è fondamentale fare audit tecnici regolari per assicurarsi che Google possa “leggere” bene il tuo sito.

Ma la vera chicca è la posizione di Google sui contenuti generati dall’AI: vanno bene, purché aggiungano “valore umano” attraverso editing e cura. E non manca di sottolineare come questa linea sia in accordo con le direttive del U.S. Copyright Office sui contenuti generati dall’AI, quasi a volersi mettere al riparo da future contestazioni legali. Una mossa furba, che però lascia un po’ l’amaro in bocca.

Una definizione un po’ vaga, non trovi?

E chi decide cosa sia questo “valore umano”?

Google, ovviamente.

Alla fine della fiera, ti trovi di fronte a un gigante che cambia le regole del gioco a suo piacimento, dispensando consigli che suonano un po’ come “fate i bravi e forse non vi pesterò troppo i piedi”. Il sospetto che questa “evoluzione” della ricerca sia più un modo per Google di tenersi stretto l’utente (e i suoi dati) che un reale beneficio per chi crea contenuti, beh, quel sospetto rimane. E forse, oggi più che mai, è il caso di guardare a queste “innovazioni” con un occhio critico e molta, molta cautela.

Tu che ne pensi?

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

5 commenti su “La favola di Google: l’AI trasforma la ricerca, ma cosa cambia davvero per te?”

  1. Emanuela Conti

    Ma che storia è questa?! 🤔 Io ho provato a scrivere contenuti più “unici” e alla fine mi sento solo in un labirinto. L’AI sembra rubare il lavoro a chi cerca di fare il suo meglio. Che ne pensi?

    1. Margherita Riva

      Sì, ma chi ha voglia di scrivere contenuti unici mentre l’AI ci ruba il traffico? È una vera giungla! 😅

    2. Antonio Conti

      Eh, la storia di Google è sempre la stessa! 😅 Io ho provato a fare contenuti più originali, ma con tutte queste AI che sparano risposte in un attimo, mi sembra di combattere contro i mulini a vento! Che ne pensi?

  2. Sara D’Angelo

    Ma dai, non ci posso credere! 😅 Ho provato a fare contenuti super originali, ma con l’AI che spunta ovunque, mi sembra una corsa contro il tempo! Che frustrazione!

  3. Ragazzi, io mi sento un po’ come un dinosauro in estinzione! 🦕 Ho provato a scrivere contenuti originali, ma tra AI e algoritmi, sembra tutto un grande caos. Ma chi ha voglia di reinventarsi ogni volta? Che ne pensate, avete trovato strategie che funzionano? 🤔

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