La scommessa di Google sull’AI nella ricerca: soldi subito ma a che prezzo per il web?

Anita Innocenti

Pichai rassicura sui guadagni dell’AI nella ricerca, ma publisher e marketer lanciano l’allarme sui cali di traffico e impression

Sundar Pichai di Google afferma che gli annunci con le nuove AI Overviews generano ricavi pari a quelli tradizionali, considerandola una "baseline". Nonostante i colossali investimenti in AI, alcuni publisher e marketer segnalano già cali nel traffico organico e nel CTR, sollevando dubbi sull'impatto sull'intero ecosistema web.

Ma davvero Google fa gli stessi soldi con l’AI nella ricerca? Pichai dice di sì, ma i conti tornano per tutti?

Allora, mettiti comodo perché la notizia è di quelle che fanno discutere.

Sundar Pichai, il gran capo di Google, durante un’intervista del 16 maggio 2025 nel podcast The All-In Podcast, ha sganciato la bomba: gli annunci pubblicitari che compaiono insieme alle nuove AI Overviews – quelle risposte generate dall’intelligenza artificiale direttamente nella pagina dei risultati – starebbero già rendendo quanto quelli tradizionali.

Secondo Pichai, questo è solo un “punto di partenza”, una “baseline” da cui, ovviamente, pensano di crescere alla grande.

La dichiarazione, come riportato su seroundtable.com, è arrivata in risposta a una domanda piuttosto ficcante di David Friedberg, l’host del podcast.

Questi sollevava dubbi sulla sostenibilità economica di questa AI generativa applicata alla ricerca, visti i costi computazionali.

Che, diciamocelo, non sono proprio bruscolini.

E mentre Pichai ostenta sicurezza, c’è da chiedersi: se i conti, a detta sua, tornano per Google, significa che la festa è per tutti?

Non ne sarei così convinta, soprattutto se guardiamo agli investimenti faraonici che Alphabet, la casa madre di Google, sta mettendo sul piatto: parliamo di 17,2 miliardi di dollari solo nel primo trimestre del 2025 per le infrastrutture, con un piano annuale da ben 75 miliardi per sostenere l’avanzata dell’AI, inclusi gioiellini come Gemini 2.5 e, appunto, le AI Overviews, come descritto da pymnts.com.

Brendon Kraham, Vice Presidente di Global Search Ads in Google, aveva già suonato la carica, definendo i cambiamenti guidati dall’AI nel 2025 “più significativi della rivoluzione mobile”, puntando tutto su esperienze di ricerca multimodali e strumenti creativi potenziati dall’intelligenza artificiale.

Belle parole, senza dubbio, ma la realtà sul campo comincia a raccontare una storia un po’ diversa, con qualche ombra che si allunga.

L’ottimismo di Google contro la dura realtà: publisher e marketer sentono già il contraccolpo?

Infatti, mentre a Mountain View si respira quest’aria di trionfalismo tecnologico, c’è chi, con i numeri alla mano, inizia a sentire qualche scricchiolio preoccupante.

Prendiamo i publisher, ad esempio: il Mail Online ha visto i suoi tassi di click organici crollare del 56% dopo l’introduzione delle AI Overviews.

E il motivo è presto detto: secondo quanto riporta Digiday, l’80% degli utenti trova già la risposta che cerca direttamente nei risultati di ricerca, senza bisogno di cliccare oltre.

Una vera mazzata per chi vive di traffico.

Anche sul fronte dei marketer, l’entusiasmo è più contenuto. Billy Bojku di VML UK, ad esempio, ha notato “lievi cali nella quota di impression e nel CTR” per le ricerche generiche nei mercati dove le AI Overviews sono state implementate, anche se per ora l’impatto sembra limitato.

Certo, Google sbandiera che le AI Overviews raggiungono già 1,5 miliardi di utenti al mese e che le query in “AI Mode” sono in media due volte più lunghe di quelle tradizionali, ma se questo significa meno click verso i siti, per molti operatori del settore il “vantaggio” è tutto da dimostrare.

Insomma, il quadro che emerge è complesso: da una parte Google che spinge sull’acceleratore dell’AI, assicurando che i ricavi pubblicitari tengono botta, dall’altra un ecosistema di publisher e inserzionisti che inizia a interrogarsi seriamente sul proprio futuro.

E allora, qual è la vera partita che sta giocando Google?

È solo una questione di affinare un nuovo modello di business o c’è dietro una strategia molto più ampia, quasi una rivoluzione copernicana nel modo in cui interagiremo con l’informazione (e con Google stessa)?

La grande scommessa di Google sull’AI: innovazione geniale o fuga in avanti con incognite per tutti?

La verità è che le parole di Pichai e le AI Overviews sono solo la punta dell’iceberg di una trasformazione ben più profonda che Google sta cercando di imporre. Non si tratta solo di ricerca, ma di un vero e proprio cambio di paradigma verso l’AI come interfaccia principale.

Pensiamo all’app Gemini, che ha visto un’adozione accelerata all’inizio del 2025, o a progetti come Mariner, uno strumento AI per Chrome che mira a integrare dati di terze parti nei servizi Google.

E non dimentichiamoci di Waymo, il progetto di guida autonoma di Alphabet, che continua la sua espansione, a dimostrazione di come l’ambizione sull’AI pervada ogni angolo dell’azienda.

Quindi, quando Pichai parla di “baseline” per i ricavi degli annunci con AI Overviews, forse sta pensando a un gioco molto più lungo, dove il controllo dell’interfaccia utente attraverso l’AI diventa cruciale, anche a costo di scombussolare gli equilibri attuali.

Resta da vedere se questa scommessa pagherà nel lungo periodo, non solo per Google, ma per l’intero web.

Perché se da un lato gli investimenti in infrastrutture sono colossali e la tecnologia avanza a passi da gigante, dall’altro c’è il rischio concreto che questa centralizzazione dell’informazione nelle mani dell’AI di Google possa erodere ulteriormente il traffico verso i siti indipendenti, mettendo in crisi modelli di business consolidati.

Gli analisti, infatti, pur riconoscendo la stabilità dei ricavi pubblicitari nel breve termine, sottolineano che il successo a lungo termine dipenderà dalla capacità di Google di monetizzare efficacemente l’AI, bilanciando i costi crescenti e navigando tra le inevitabili questioni regolatorie.

E tu, cosa ne pensi?

Siamo di fronte a un progresso inarrestabile che porterà benefici a tutti, o a una mossa che rischia di concentrare ancora più potere nelle mani di pochi, a scapito della pluralità e della vitalità del web come lo conosciamo?

La discussione, credimi, è appena iniziata.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

6 commenti su “La scommessa di Google sull’AI nella ricerca: soldi subito ma a che prezzo per il web?”

  1. Ah, la magia dell’AI che promette oro e poi ti lascia solo con il traffico che si schianta. Roberto, hai pensato di investire in un sito di meme?

    1. Enrico Giordano

      Roberto, è assurdo come Google possa avere due facce: promette guadagni guadagnati facilmente, mentre noi combattiamo per mantenere il traffico. È come quando ho cercato di far decollare un sito di ricette e improvvisamente tutti volevano solo video brevi! Possiamo fidarci di questa “baseline”? Cosa ne pensi?

      1. Roberto, è davvero pazzesco come l’AI stia cambiando le carte in tavola! Una volta ho notato un calo drastico nel traffico di un mio blog… sei tu un publisher? Come la stai vivendo?

  2. Vincenzo Donati

    Roberto, ma davvero credi che Google stia dicendo la verità? Ho visto troppe promesse non mantenute. E i publisher? Sono solo carne da macello in questa giungla!

  3. Roberto Colombo

    Roberto, ma è davvero credibile che Google stia facendo i conti giusti? Ho la sensazione che stiamo solo vedendo l’inizio di un disastro per i publisher.

  4. Roberto, ma che dire? Pichai sembra un po’ ottimista, no? Anch’io ho visto il traffico del mio sito crollare dopo qualche cambiamento di algoritmo. Alla fine, chi ci guadagna davvero? Solo i big come Google, mentre noi ci rimaniamo a secco. E i contenuti di qualità? Spariti nel nulla!

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