Dalla prova virtuale dei vestiti all’assistente allo shopping basato su Gemini: l’IA di Google promette di rivoluzionare l’esperienza d’acquisto online, ma restano i dubbi sulla privacy e sulla reale utilità.
All'I/O 2025, Google ha svelato potenti strumenti di intelligenza artificiale per lo shopping online. Tra le novità principali, la possibilità di provare virtualmente vestiti usando le proprie foto e un assistente basato su Gemini per guidare gli acquisti. L'obiettivo è ridurre i resi, ma sorgono dubbi sulla privacy.
Google e lo shopping con l’IA: la rivoluzione è servita… o è solo fumo?
Ti sarai accorto anche tu che Google, durante il suo ultimo evento I/O 2025, ha tirato fuori dal cilindro delle novità niente male per quanto riguarda l’intelligenza artificiale applicata allo shopping.
Stiamo parlando di strumenti che, sulla carta, promettono di cambiare radicalmente il modo in cui facciamo acquisti online, rendendo l’esperienza più personalizzata e, diciamocelo, forse un po’ meno frustrante.
La grande promessa è quella di provare i vestiti virtualmente usando le nostre foto e lasciare che l’IA ci faccia da assistente personale per gli acquisti.
Ma andiamo con ordine, perché la carne al fuoco è tanta e, come sempre, è bene capire cosa c’è dietro le quinte.
La prova costume diventa virtuale (sul serio) e l’IA ti fa da personal shopper
Quante volte hai comprato un vestito online per poi scoprire che addosso non ti cadeva come immaginavi? Ecco, Google punta a risolvere questo annoso problema.
Se già nel 2022 Google aveva iniziato a muovere i primi passi con modelli predefiniti, come descritto sul suo blog, ora il salto è notevole: puoi caricare una tua foto e vedere come ti starebbe quel capo d’abbigliamento.
“La nostra esperienza di prova funziona con la tua foto – non con immagini pre-catturate o modelli generici,” ha sottolineato Vidhya Srinivasan, VP di Advertising & Commerce di Google, durante una demo che ha lasciato molti a bocca aperta, come riportato da Axios.
Questo piccolo miracolo è possibile grazie a un mix di riconoscimento 3D delle forme e intelligenza artificiale generativa che simula il comportamento dei tessuti.
Bello, vero?
Ma come fa Google a sapere come ti starà quel vestito se la foto che hai caricato è bidimensionale?
Qui entra in gioco la “magia” dell’IA, che analizza come i diversi tessuti si drappeggiano, si tendono e creano ombre in base alle forme del corpo, il tutto grazie a reti neurali proprietarie. Accanto a questa figata della prova virtuale, c’è poi la cosiddetta “AI Mode”.
Immagina di poter chattare con un assistente virtuale (basato su Gemini, il modello di punta di Google) e dirgli: “Sto cercando una borsa carina per un viaggio a Portland, che abbia delle tasche e sia comoda”.
L’IA attinge all’immenso database di Shopping Graph, che conta la bellezza di 50 miliardi di prodotti, per proporti le soluzioni migliori. Lilian Rincon, VP dei prodotti Shopping, ha rivelato che il sistema processa oltre 2 miliardi di aggiornamenti di prodotti ogni ora per garantire che le informazioni siano sempre fresche.
Numeri da capogiro, non c’è che dire.
Ma tutta questa potenza di fuoco, alla fine, a cosa serve davvero al cliente che vuole solo, banalmente, comprare qualcosa senza sbagliare?
Meno resi e più dubbi: l’altra faccia della medaglia dell’IA
L’obiettivo dichiarato è ridurre proprio quella frustrazione di cui parlavamo, e di conseguenza i resi, che sono un bel grattacapo per i venditori. Google ha annunciato che partner come Levi’s e Abercrombie, durante la fase di test, avrebbero già visto una riduzione del 30% dei resi.
Non male, se fosse confermato su larga scala.
Ma, come sempre quando si parla di colossi tecnologici e dati personali (le tue foto, in questo caso!), qualche sopracciglio si alza. Google, dal canto suo, rassicura che le immagini sono elaborate temporaneamente e non conservate, come spiegato da ZDNet, ma il dubbio, in un’era di data breach continui, è lecito.
non trovi?
E poi c’è la questione del “compra per me”: una nuova funzionalità che permette all’IA di monitorare i prezzi e completare l’acquisto tramite Google Pay quando un articolo raggiunge una soglia da te impostata. Comodo, certo, ma fino a che punto vogliamo delegare le nostre decisioni d’acquisto?
La verità è che, come riportato sempre sul blog di Google, ogni giorno ci sono oltre un miliardo di interazioni di shopping sulle proprietà di Google, e una buona fetta di utenti non è soddisfatta: il 42% si sente poco rappresentato dalle immagini dei prodotti e il 59% ha ricevuto articoli che dal vivo erano diversi.
Insomma, Google ci prova a risolvere un problema reale, quello dello shopping online che spesso delude.
La domanda è: questa super-tecnologia ci renderà consumatori più felici o solo più dipendenti dall’ecosistema di Big G, magari spingendoci a comprare anche quando non ne avremmo strettamente bisogno, solo perché “l’IA ha trovato l’offerta giusta per noi”?
Staremo a vedere.
E tu, cosa ne pensi?
Sei pronto a farti vestire (e forse anche comprare) dall’intelligenza artificiale?