Google Foto anima i tuoi ricordi con Veo 3: ecco le principali novità per te (e le legittime preoccupazioni)

Anita Innocenti

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L’integrazione di Veo 3 in Google Foto trasforma i ricordi in brevi video animati, ma solleva interrogativi sull’uso dei dati personali e il controllo degli algoritmi.

Google Foto integra Veo 3, la sua potente IA, per animare le foto in brevi video di sei secondi. Questa innovazione, che mira a competere con OpenAI Sora, introduce una nuova scheda "Crea" nell'app. Sorgono però interrogativi su privacy, uso dei dati personali per addestrare i modelli e la battaglia tra giganti tecnologici per il controllo dei nostri ricordi digitali.

Da foto a video con un tocco (o quasi)

L’aggiornamento, annunciato il 4 settembre, introduce una nuova scheda “Crea” all’interno dell’app. Da qui, il processo sembra un gioco da ragazzi: scegli una foto, selezioni una delle due opzioni – “Movimento leggero” per un effetto più discreto o “Mi sento fortunato” per lasciare carta bianca all’algoritmo – e aspetti che l’IA faccia il suo lavoro.

Dietro le quinte, però, la faccenda è molto più complessa. Veo 3 non si limita ad aggiungere un banale effetto di zoom; utilizza un’architettura basata sulla diffusione per analizzare l’immagine e generare movimenti coerenti e realistici, come riportato sul blog ufficiale di Google.

Il sistema è stato addestrato su una mole enorme di dati video, audio e testuali per capire il contesto e produrre animazioni che abbiano un senso.

Una mossa che, a prima vista, sembra voler solo arricchire i nostri album digitali.

Eppure, quando un colosso come Google fa una mossa del genere, è difficile credere che si tratti solo di un simpatico gadget per i ricordi delle vacanze.

La battaglia dei giganti si combatte sui nostri ricordi

Diciamolo senza troppi giri di parole: questa è la risposta, forte e chiara, di Google a Sora, il modello di OpenAI che ha lasciato tutti a bocca aperta.

La guerra dell’IA generativa si è spostata sul terreno dei video, e Google non ha nessuna intenzione di restare a guardare.

Mentre Sora punta a creare video più lunghi e complessi, la strategia di Mountain View sembra più subdola e mirata: integrare la tecnologia direttamente in un prodotto che miliardi di persone usano ogni giorno. In questo modo, ci abitua all’idea, normalizza l’uso di questi strumenti e, ovviamente, raccoglie dati preziosi.

E non è un caso che l’accesso non sia illimitato. Gli utenti standard avranno un numero limitato di generazioni al giorno, mentre chi paga per gli abbonamenti Google AI Pro e Ultra avrà, come sempre, la corsia preferenziale.

Una strategia che solleva una domanda:

stiamo pagando per un servizio o stiamo diventando il prodotto, addestrando i loro modelli con le nostre foto più personali?

Il campo di battaglia non è solo quello degli utenti comuni. Google sta spingendo Veo 3 anche nel mondo business attraverso la sua piattaforma Vertex AI, proponendolo come strumento per campagne di marketing e comunicazione aziendale.

E qui la faccenda si fa ancora più seria.

L’illusione della sicurezza e il futuro che ci aspetta

Consapevole dei rischi legati alla disinformazione e alla creazione di deepfake, Google ha subito messo le mani avanti, dichiarando che ogni video generato da Veo 3 sarà “marchiato” con un watermark digitale invisibile, chiamato SynthID.

Una sorta di firma digitale per garantire, o almeno tentare di garantire, l’autenticità del contenuto.

Ma siamo davvero sicuri che una filigrana digitale basti a fermare chi vuole usare queste tecnologie con cattive intenzioni?

La storia di internet ci ha insegnato che ogni lucchetto digitale, prima o poi, trova qualcuno in grado di scassinarlo.

La verità è che la trasformazione dei nostri archivi digitali è appena cominciata. Da contenitori passivi di ricordi, le nostre gallerie fotografiche stanno diventando un materiale grezzo che gli algoritmi possono plasmare, modificare e reinterpretare.

La vera domanda, alla fine, non è quanto siano belli questi video, ma chi ne detiene davvero il controllo.

Stiamo solo animando le nostre foto o stiamo cedendo un altro pezzo della nostra realtà a un algoritmo che impara da noi per poi, un giorno, venderci qualcosa di meglio?

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

13 commenti su “Google Foto anima i tuoi ricordi con Veo 3: ecco le principali novità per te (e le legittime preoccupazioni)”

  1. Ma che bella idea animare le foto, eh? Peccato che ogni volta che ci propongono qualcosa di “nuovo” ci svendano un altro pezzo di privacy. Mi chiedo quanto tempo ci metteranno a venderci pure i nostri pensieri.

  2. Veo 3 è un’altra trovata per legarci ancora di più. I nostri ricordi diventano materiale per addestrare le loro macchine. Chissà se ci renderanno mai davvero padroni dei nostri dati.

    1. Tutto bello, ma finisce sempre nello stesso modo: noi forniamo i dati, loro creano algoritmi. Non mi fido di chi promette facili magie con i miei ricordi. Sarà l’ennesimo modo per renderci ancora più prevedibili?

    2. Sempre la solita storia: ti promettono una magia per i ricordi e ti prendono i dati. Ma possibile che non ci si possa più fidare neanche delle proprie foto?

  3. Solito film, vero? Ti danno un giochino per “animare” i ricordi, ma sotto sotto è sempre la solita zuppa: i tuoi dati per addestrare le loro macchine. Speriamo almeno che i video vengano decenti, altrimenti è una presa in giro su due piedi.

  4. Chiara De Angelis

    L’IA che crea video da foto è potente, ma la gestione dei dati è un punto dolente. Cosa succederà ai nostri ricordi?

    1. Ma dai, video animati dai miei scatti? Altra mossa per raccogliere dati, scommetto. Vedremo quanto “personalizzati” saranno i miei ricordi.

    1. Gabriele Caruso

      Ciao a tutti! L’idea di Google Foto che dà vita ai nostri ricordi è affascinante, ma concordo con Paola Pagano: la questione del controllo su questi “nuovi” ricordi animati è alquanto spinosa. Spero che Google sia trasparente sull’uso dei dati.

  5. Ah, i miei ricordi animati da un algoritmo… quasi come avere un ghostwriter per la vita, ma senza la promessa di un bestseller. Speriamo solo che l’IA non decida di “creare” video che mi facciano rimpiangere di aver scattato quelle foto. Alla fine, chi controlla davvero le nostre memorie?

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