Google e hreflang: i suggerimenti non garantiscono l’indicizzazione internazionale

Anita Innocenti

Hreflang “a discrezione” di Google: scopri come la sua interpretazione può impattare la tua strategia SEO internazionale e quali contromisure adottare

Google considera l'hreflang un suggerimento, non una direttiva, e non garantisce l'indicizzazione di tutte le varianti linguistiche. Il caso di pagine per il Belgio francofono indicizzate in Francia è esemplare. Questa posizione di Google mette in discussione l'efficacia automatica dei tag hreflang per l'SEO internazionale, richiedendo maggiore attenzione strategica.

Google e l’hreflang: ti fidi ancora ciecamente delle loro “indicazioni”?

Scommetto che anche tu, come tanti che gestiscono siti multilingua, hai sempre considerato l’hreflang una specie di bacchetta magica: lo metti e Google capisce al volo quale versione della tua pagina mostrare in ogni paese. Ecco, forse è il caso di rivedere un po’ questa certezza, perché le cose non stanno proprio così, o almeno, non sono così automatiche come ci piacerebbe credere. Pare infatti che, nonostante tutti i nostri sforzi per implementare questi tag come da manuale, Google si riservi il diritto di fare un po’ come gli pare.

Ma cosa significa questo, nel concreto, per il tuo business online che magari punta forte sull’internazionalizzazione?

Quando ‘Belgio’ fa rima con ‘Francia’ (per Google): il caso che ha fatto discutere

La questione è venuta a galla, come spesso accade, grazie all’occhio attento di un professionista SEO, Neil McCarthy, che si è accorto di un’anomalia piuttosto fastidiosa: pagine pensate e ottimizzate per il mercato belga francofono (con tanto di tag fr-be) iniziavano a comparire nei risultati di ricerca francesi (Google.fr).

Immagina lo sconcerto: hai curato i dettagli per parlare a un pubblico specifico e ti ritrovi a “invadere” un altro mercato, magari con messaggi non perfettamente allineati.

La risposta di John Mueller di Google, come descritto da Search Engine Journal, è stata una doccia fredda per molti: l’hreflang, in buona sostanza, non garantisce l’indicizzazione di tutte le varianti linguistiche.

Anzi, se le pagine sono molto simili – e qui l’esempio calzante è proprio quello tra francese della Francia (fr-fr) e francese del Belgio (fr-be) – Google potrebbe tranquillamente decidere di indicizzarne una sola, eleggendola a “canonica”.

Capisci bene che questo mette un po’ in discussione l’idea che l’hreflang sia una direttiva ferrea, facendolo assomigliare più a un “consiglio spassionato” che Google può decidere di ignorare.

E allora, come ci si dovrebbe regolare di fronte a questa “flessibilità” del motore di ricerca, soprattutto quando si investono tempo e risorse per una localizzazione precisa?

Hreflang, canonical e domini unificati: Google fa chiarezza o ci confonde di più?

Questa logica, a ben vedere, non è del tutto nuova: Google da sempre sottolinea che l’hreflang serve a “suggerire” la versione corretta di una pagina, ma la decisione finale sull’indicizzazione e sulla scelta della versione “principale” (la canonica, appunto, come specificato nelle sue stesse linee guida) spetta sempre ai suoi algoritmi.

Il punto è che questa faccenda si inserisce in un contesto più ampio in cui Google sembra voler semplificare – o forse dovremmo dire “centralizzare”? – la gestione delle sue proprietà internazionali.

Ricordi la recente mossa di unificare i vari domini nazionali (tipo google.fr che ora rimanda a google.com)?

Ecco, anche se lo stesso Mueller ha rassicurato che le pratiche per l’SEO internazionale, incluso l’hreflang, non cambiano (Engage Coders ne ha parlato qui), viene da chiedersi se questa non sia un’ulteriore spinta verso una gestione meno granulare delle specificità locali da parte del colosso di Mountain View.

Perché, diciamocelo, se anche con l’hreflang ben impostato non c’è garanzia, e se contenuti simili vengono accorpati sotto un’unica versione, quanto controllo reale abbiamo sulla visibilità internazionale specifica che vogliamo ottenere?

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

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