L’IA di Google arriva su Discover, futuro incerto per gli editori

Anita Innocenti

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Google punta a riassunti di notizie generati automaticamente su Discover, come già fatto nella ricerca, ma gli editori temono un calo di click e di entrate.

Google sta integrando l'intelligenza artificiale nel suo feed Discover, generando riassunti automatici delle notizie. Questa mossa, simile alle AI Overviews nella ricerca, consente agli utenti di leggere il "succo" degli articoli senza cliccare. Gli editori esprimono forte preoccupazione, temendo una drastica riduzione del traffico e delle entrate, mettendo a rischio la sostenibilità del loro modello di business.

Google non si ferma: l’IA arriva anche su Discover e gli editori già tremano

Era solo questione di tempo.

Google ha premuto l’acceleratore sull’intelligenza artificiale e, dopo averla impiantata nel cuore del suo motore di ricerca, ora sta portando la stessa logica su Google Discover. Stiamo parlando di riassunti di notizie generati automaticamente, che compaiono direttamente nel feed che milioni di persone scorrono ogni giorno sul proprio smartphone.

Una comodità per l’utente, certo.

Ma per chi crea contenuti?

Potrebbe essere l’ennesima mazzata.

La novità, come descritto su 9to5google, è stata notata durante una fase di test: invece del solito piccolo estratto di un articolo, Google mostra un riassunto più corposo generato dalla sua IA. L’idea è quella di darti il succo della notizia senza che tu debba fare clic.

Suona familiare?

Dovrebbe, perché è esattamente lo stesso principio delle AI Overviews che hanno già stravolto i risultati di ricerca.

E se pensi che questa sia solo una piccola modifica all’interfaccia, ti sbagli di grosso.

Qui si sta giocando una partita ben più grande, che ridefinisce chi guadagna e chi perde nel mondo dell’informazione online.

I numeri non mentono: un futuro di “più visibilità, meno click”

Per capire dove stiamo andando a parare, non serve la sfera di cristallo. Basta guardare a quello che è già successo con la ricerca tradizionale.

Da quando Google ha introdotto le AI Overviews, gli studi di settore hanno iniziato a dipingere un quadro a tinte fosche per gli editori. Una ricerca di Ahrefs, ad esempio, ha mostrato un crollo del 34,5% nel tasso di click per i risultati in prima posizione quando compare un riassunto IA.

Questo si traduce in una sola cosa: meno visite, meno traffico e, di conseguenza, meno opportunità di monetizzazione per chi quei contenuti li crea con fatica.

Il rischio, come sottolinea l’esperto John Shehata in un’intervista a Search Engine Journal, è che questo “AI Mode” diventi la normalità, portando a uno scenario di “più impression, ma molti meno click”.

In pratica, il tuo articolo viene visto da più persone nel feed di Discover, ma molti meno sentiranno il bisogno di visitarlo, perché Google gli ha già servito la pappa pronta.

La domanda sorge spontanea: stiamo assistendo a un lento ma inesorabile tentativo di Google di trattenere gli utenti all’interno del suo giardino recintato, trasformandosi da porta d’accesso al web a destinazione finale?

La visione di Google: un’esperienza “migliore” per l’utente (e per i suoi profitti)

Mentre gli editori e i creatori di contenuti si fanno due conti e iniziano a preoccuparsi, a Mountain View, ovviamente, la narrazione è completamente diversa. Per Google, questa è solo l’evoluzione naturale dei suoi prodotti. L’azienda ha definito le AI Overviews “uno dei lanci di maggior successo nell’ultimo decennio”, sostenendo che hanno portato a un aumento dell’utilizzo della ricerca di oltre il 10% nei mercati principali, come riportato sul blog ufficiale di Google.

Il messaggio è chiaro: l’utente apprezza, quindi andiamo avanti.

Il problema è che questa visione non tiene conto di un dettaglio fondamentale: l’intelligenza artificiale di Google si nutre del lavoro altrui. Prende, rielabora e sintetizza i contenuti creati da giornalisti, blogger ed esperti, per poi servirli su un piatto d’argento senza quasi mai ricambiare con quel click che, per molti, è vitale.

Siamo di fronte a un bivio.

Da un lato, la spinta inarrestabile di un gigante tecnologico che vuole rendere l’accesso alle informazioni sempre più immediato. Dall’altro, il rischio concreto di indebolire proprio le fonti che rendono il web un luogo ricco e diversificato.

La domanda che dobbiamo porci non è se questa tecnologia sia utile, ma se il modello che la sostiene sia sostenibile per tutti, e non solo per chi la controlla.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

7 commenti su “L’IA di Google arriva su Discover, futuro incerto per gli editori”

    1. L’intelligenza artificiale è un bisturi affilato, non un martello pneumatico. Usata con saggezza, definisce contorni; altrimenti, scava solo buchi. Chi saprà padroneggiarla, vedrà fiorire nuove vie, non deserti. La vera sfida non è l’IA, ma la nostra visione.

    1. Paola Caprioli

      Sembra che Google abbia trovato il modo di cannibalizzare l’informazione che tanto professa di voler diffondere. Una mossa prevedibile, che lascerà molti a bocca asciutta, letteralmente. I titoli generati al posto degli articoli sono una vera chicca.

  1. Filtro notizie. Un nuovo orizzonte si apre. L’informazione viaggia più veloce. Occhio ai flussi, un nuovo flusso da analizzare. Dati chiari, navigazione sicura.

  2. Maurizio Greco

    Il succo dell’informazione, senza il frutto. Una svolta prevedibile che rischia di svuotare il vigneto editoriale, lasciando solo le viti secche.

    1. Nicola Caprioli

      Ah, il “succo” senza il “frutto”. Un bel paradosso, non trovate? Mentre gli editori si preoccupano, noi analisti giochiamo con i dati. Vedremo chi dei due avrà più ragione, e soprattutto, chi pagherà il conto.

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