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Contattaci ora →L’integrazione dell’IA nei “People Also Ask” di Google potrebbe alterare le dinamiche del traffico web e la visibilità dei contenuti online.
Google ha iniziato a sostituire le risposte tradizionali nei "People Also Ask" con le sue AI Overviews generate dall'intelligenza artificiale. Questa mossa, che già interessa oltre il 12% delle risposte in quella sezione, è parte di una strategia più ampia per diventare un "motore di risposte", sollevando preoccupazioni significative per i creatori di contenuti e il traffico organico dei siti web.
Google spinge l’IA anche nei “People Also Ask”: cosa sta succedendo?
Forse te ne sei già accorto navigando: quel familiare box “Le persone hanno chiesto anche” (People Also Ask) a volte ha un aspetto diverso.
Non è un’impressione.
Google ha iniziato a sostituire le classiche risposte estratte da un sito web con le sue AI Overviews, le sintesi generate dall’intelligenza artificiale.
Non parliamo di un test isolato: come scrive SEO Roundtable, già oggi il 12,6% di queste risposte è interamente prodotto dall’IA di Google, senza un link diretto e univoco alla fonte originale come accadeva con i featured snippet, come puoi vedere nel post LinkedIn del SEO Mark Williams Cook.
Ciò significa che più di una risposta su dieci in quella sezione non è più un “assaggio” di un contenuto esterno, ma una rielaborazione fatta in casa da Google.
Una mossa che, a prima vista, potrebbe sembrare un semplice aggiornamento dell’interfaccia, ma che in realtà nasconde una trasformazione ben più profonda delle regole del gioco.
Un cambiamento che va oltre il singolo box: Google si sta auto-citando?
Questa integrazione nei PAA è solo la punta dell’iceberg di una strategia molto più ampia e aggressiva. Le AI Overviews stanno comparendo ovunque, con un’impennata che non può essere ignorata. Pensa che a marzo 2025 erano presenti nel 13,14% di tutte le ricerche negli Stati Uniti, un aumento del 102% rispetto a soli due mesi prima.
Ma il dato più controverso, quello che dovrebbe farti drizzare le antenne, è un altro.
Come descritto in un’analisi di Search Engine Roundtable, Google ha iniziato a inserire all’interno delle sue AI Overviews dei link che non portano a siti esterni, ma ad altre pagine di ricerca di Google.
In pratica, Google cita Google.
L’azienda si difende sostenendo che questa pratica aiuta gli utenti a “esplorare meglio gli argomenti”, ma la mossa solleva un dubbio più che legittimo.
A chi giova davvero questa “esplorazione” interna?
Forse più a Google, che riesce a trattenere l’utente all’interno della sua proprietà digitale, che non all’utente stesso o ai creatori di contenuti che vedono svanire un’altra potenziale fonte di traffico.
Quali settori sono più colpiti e perché dovresti preoccuparti?
Non tutti i settori vengono trattati allo stesso modo.
L’analisi mostra che le AI Overviews sono molto più presenti in campi come la biotecnologia (35%) e l’istruzione (31%), dove le informazioni sono spesso ben strutturate e basate su un ampio consenso. Al contrario, per notizie di attualità o eventi sportivi, la loro presenza è quasi nulla.
Google afferma di usare “forti paletti” per argomenti sensibili o in tempo reale, ma è difficile non vedere anche una logica di convenienza: dove è più facile aggregare e riassumere dati, l’AI avanza. Dove l’informazione è volatile e richiede un controllo quasi istantaneo, per ora si preferisce lasciare spazio alle fonti tradizionali.
La questione di fondo, però, rimane la stessa per tutti: Google si sta trasformando da motore di ricerca a motore di risposte.
Il suo obiettivo non è più solo indicarti la strada per trovare un’informazione, ma dartela direttamente, riconfezionata a modo suo. Questo cambia radicalmente il patto non scritto che ha regolato il web per decenni.
La domanda, a questo punto, non è più se questo approccio impatterà il tuo traffico organico, ma come e quanto.
E la risposta, purtroppo, non ce la darà un’AI Overview.
Ah, i soliti giochi di potere di Big G. Speriamo solo che l’IA non si inventi risposte a caso. 🙄
Il velo di promesse dell’IA oscura la terra fertile del web.
Ah, l’IA che riscrive il web, un vero incubo per chi ci lavora. Speriamo che non si inventi tutto da sola.