Le regole del digitale stanno cambiando.
O sei visibile o sei fuori. Noi ti aiutiamo a raggiungere i clienti giusti — quando ti stanno cercando.
Contattaci ora →Mentre Google cerca di integrare l’IA nel suo ecosistema, OpenAI punta a ridefinire l’interazione con la tecnologia, investendo miliardi nel design di nuovi dispositivi “AI-nativi”
Maggio 2025: la rivalità AI tra Google e OpenAI si intensifica. Google punta sul software al suo I/O con Gemini. OpenAI risponde acquisendo lo studio di Jony Ive per 6,5 miliardi, mirando a dispositivi AI-nativi. La battaglia è tra l'IA cloud di Google e l'IA integrata nell'hardware envisioned da OpenAI con Ive.
Google I/O contro “io”: la nuova arena dell’Intelligenza Artificiale
Maggio 2025 ha segnato una vera e propria escalation nella guerriglia – perché ormai di questo si tratta – tra i colossi dell’Intelligenza Artificiale.
Da una parte Google, che al suo evento I/O ha cercato di ribadire la sua (presunta?) supremazia nel software, e dall’altra OpenAI, che ha risposto con una mossa da novanta, o forse dovremmo dire da 6,5 miliardi di dollari, portandosi in casa nientemeno che Jony Ive, il guru del design ex Apple.
È come se stessimo assistendo a due filosofie che si scontrano: Google che cerca, forse un po’ affannosamente, di integrare l’IA in tutto ciò che già conosciamo, e OpenAI che, con l’arroganza (o la visione, chi può dirlo?) dei nuovi arrivati, punta a ridefinire da zero come interagiremo con la tecnologia.
Ma andiamo con ordine, perché qui la carne al fuoco è tanta.
Google, durante il suo I/O, ha praticamente cercato di convincerci che il futuro è già qui, ed è targato Gemini.
Hanno presentato Gemini 2.5 Pro, un modello IA che, stando ai loro proclami, dovrebbe essere il non plus ultra, tanto da primeggiare in classifiche come LMArena, come descritto sul blog ufficiale di Google.
E poi c’è la cosiddetta AI Mode nella ricerca, un tentativo di rendere le nostre ricerche più colloquiali grazie a una versione personalizzata di Gemini.
Bello, eh?
Peccato che, come sussurrano alcuni analisti, questa mossa potrebbe ritorcersi contro Google stessa, andando a intaccare il suo tesoretto pubblicitario.
Diciamocelo, se l’IA ti dà subito la risposta, tu clicchi ancora sugli annunci?
E non è finita:
Hanno tirato fuori dal cilindro Veo 3, un generatore video 4K con tanto di audio, che sembra una risposta diretta a Sora di OpenAI, e persino Flow, una suite per creare film che mette insieme video, immagini e testo.
Sundar Pichai, il CEO, ha martellato sul concetto di “shipping faster than ever”, vantando miglioramenti stratosferici e nuovi TPU potentissimi.
Eppure, nonostante questa valanga di annunci – oltre 100, secondo Business Insider – la sensazione di molti è stata quella di un keynote molto tecnico, quasi accademico.
E mentre Google parlava, molti in sala, si dice, controllavano cosa stava combinando la concorrenza…
OpenAI e Jony Ive: l’IA si veste di design (e costa un occhio della testa)
E cosa combinava la concorrenza?
Beh, OpenAI non è stata certo a guardare. Mentre Google affilava le armi sul fronte software, Sam Altman, il boss di OpenAI, giocava la carta a sorpresa: l’acquisizione per la modica cifra di 6,5 miliardi di dollari di LoveFrom, lo studio di design di Jony Ive.
L’obiettivo? Sviluppare dispositivi “AI-nativi”, cioè pensati fin dall’inizio per l’intelligenza artificiale, con un lancio previsto tra il 2026 e il 2027.
Addirittura si parla di un sistema operativo ispirato al film “Her”, capace di fondere IA e hardware minimalista.
Immagina un po’: dopo averci dato ChatGPT, ora OpenAI vuole entrare nelle nostre tasche e sulle nostre scrivanie con oggetti fisici.
Altman ha definito Ive “il più grande designer”, sognando “una nuova generazione di computer potenziati dall’IA”.
Una mossa audace, non c’è che dire, che non solo sfida l’ecosistema Android di Google, ma lancia il guanto di sfida direttamente ad Apple, tanto che le azioni di Cupertino hanno subito un piccolo scossone (-2%) dopo l’annuncio.
Ma qui sorge spontanea una domanda: basterà il tocco magico di Ive per trasformare OpenAI in un gigante anche dell’hardware?
Tra nuvole parlanti e cervelli tascabili: chi vincerà la scommessa del futuro?
Ora, mettiamo insieme i pezzi. Da una parte abbiamo Sundar Pichai che ci racconta di un Google leader grazie alla sua infrastruttura cloud e ai suoi modelli sempre più performanti. Dall’altra, Sam Altman che, con Jony Ive al suo fianco, immagina un futuro dove l’IA è un’estensione fisica di noi stessi, integrata in dispositivi eleganti e intuitivi.
Gli analisti, come al solito, si dividono. C’è chi si chiede se OpenAI riuscirà davvero a replicare la magia hardware-software di Apple, soprattutto considerando i tempi biblici che a volte servono per sviluppare nuovi prodotti – qualcuno ha paragonato l’attesa a quella per GTA VI, che sembra infinita.
E poi, diciamocelo, c’è il rischio di scontrarsi con il muro degli ecosistemi mobili già consolidati.
Ma i dubbi non sono solo per OpenAI.
Anche Google, con le sue oltre cento novità annunciate all’I/O, sembra quasi voler fare la figura del primo della classe, ma la vera domanda è: questa mole di annunci si tradurrà in un reale vantaggio o è solo un modo per mascherare una certa ansia da inseguimento?
Questa rivalità, che per certi versi ricorda lo scontro epico tra iPhone e Android di quindici anni fa, ora si gioca su un campo accelerato dall’IA. E non possiamo ignorare le preoccupazioni, sempre più palpabili, sulla concentrazione di un potere così immenso nelle mani di poche, pochissime aziende.
Stiamo parlando di chi controllerà l’infrastruttura critica dell’intelligenza del futuro.
La vera partita, forse, si gioca proprio qui:
l’intelligenza risiederà prevalentemente nelle “nuvole” controllate da giganti come Google, o sarà distribuita, più vicina a noi, dentro dispositivi che teniamo in mano, come sogna OpenAI e come evidenziato nel loro annuncio ufficiale?
Una domanda da un milione di dollari, o forse da 6,5 miliardi, che definirà il prossimo decennio tecnologico.
E tu, da che parte stai?
Ma che spettacolo questa battaglia! 🤯 Ho sempre pensato che Google fosse un po’ troppo “stretto” con il suo approccio, mentre OpenAI sembra avere una visione più fresca. Chissà, magari tra un po’ avremo i nostri assistenti AI che ci preparano la colazione! 🍳 Che ne pensi?
Non vedo l’ora di vedere cosa tireranno fuori! Jony Ive e IA potrebbero davvero rivoluzionare tutto. Che ne pensate? 😊