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Annunci a sorpresa nelle risposte dell’IA: Google punta a monetizzare anche le sintesi, aprendo un nuovo capitolo nella pubblicità online e sollevando interrogativi sull’esperienza utente.
Google ha annunciato l'introduzione di annunci pubblicitari all'interno delle AI Overviews, le risposte sintetiche generate dall'intelligenza artificiale nelle ricerche. La novità è documentata e si basa sul sistema d'asta esistente. Google motiva la scelta con l'obiettivo di intercettare "intento non sfruttato", affermando che gli utenti li troverebbero utili, ma non mancano dubbi e critiche online.
Google inserisce la pubblicità pure nelle risposte dell’IA: cosa bolle in pentola?
Te lo aspettavi, vero?
Google, quel colosso che non dorme mai quando si tratta di trovare nuovi modi per monetizzare ogni singolo pixel, ha deciso di fare un altro “passettino avanti”. Questa volta, la novità è che vedrai la pubblicità spuntare anche all’interno delle AI Overviews, quelle risposte generate dall’intelligenza artificiale che dovrebbero semplificarti la vita quando cerchi qualcosa.
Come riportato da SEL, è tutto nero su bianco in un nuovo documento di aiuto rilasciato da Big G. Insomma, preparati a vedere annunci non solo sopra o sotto, ma proprio dentro i riassunti dell’IA.
E questo apre scenari piuttosto interessanti, e forse un po’ inquietanti.
Ma come diavolo funzionerà questa ennesima invasione pubblicitaria?
Stando a quanto ci racconta Google nel suo documento di supporto “About Ads and AI Overviews“, gli annunci seguiranno il solito sistema d’asta, basato sulla qualità e sull’offerta. La cosa “comoda”, se così vogliamo chiamarla, è che le tue campagne Search, Shopping, Performance Max e App esistenti saranno automaticamente idonee, senza che tu debba muovere un dito. Google ci tiene a sottolineare che gli annunci mostrati all’interno delle AI Overviews dovranno essere pertinenti sia alla tua ricerca sia al contenuto del riassunto stesso.
Una promessa che suona bene, ma che andrà verificata sul campo, perché tra il dire e il fare, soprattutto quando c’è di mezzo la monetizzazione, c’è di mezzo… beh, il mare di interessi di Google.
E la domanda sorge spontanea: questa “pertinenza” sarà davvero al servizio dell’utente o servirà a massimizzare i clic, magari su roba che c’entra come i cavoli a merenda?
Le “nobili” motivazioni di Google e il brusio della rete
Ora, perché Google si è buttata a capofitto in questa nuova avventura pubblicitaria?
Vidhya Srinivasan, una delle teste pensanti di Google in ambito Ads, ha spiegato che l’obiettivo è intercettare quello che definiscono “intento non sfruttato”. Immagina una ricerca complessa, tipo “perché la mia piscina è diventata verde e come la pulisco?”. Ecco, secondo Google, l’IA può decodificare queste domande e proporti, guarda un po’, l’annuncio di un bel robot pulisci-piscina, anche se tu non l’avevi esplicitamente cercato.
Anzi, stando a quanto descritto da BleepingComputer, Google afferma, basandosi su dati interni (che però nessuno ha visto), che gli utenti troverebbero questi annunci “utili”.
Sarà vero?
O è la solita musica che ci suonano per far digerire l’ennesima pillola pubblicitaria?
Diciamocelo, il sospetto che l’utilità sia più per le loro tasche che per le nostre ricerche è forte.
E infatti, spulciando i commenti online, si capisce che non tutti bevono questa versione: c’è chi teme che gli annunci possano interrompere il flusso di informazioni, trasformando la ricerca in un percorso a ostacoli tra un banner e l’altro.
Questa mossa, poi, non arriva dal nulla: si inserisce in una strategia più ampia che ha visto Google spingere sull’acceleratore dell’IA anche per ottimizzare le campagne pubblicitarie, come dimostrano i test dell’iniziativa “AI Essentials” menzionati sul loro stesso sito di supporto, che avrebbero portato a tassi di conversione più che raddoppiati per chi ha usato gli strumenti IA.
Coincidenze?
Io non credo.
E con una fetta di ricerche che già oggi attivano le AI Overviews (parliamo di un buon 18%), è chiaro che il piatto è ricco e Google non ha intenzione di lasciarlo lì.
Staremo a vedere se questa sarà l’ennesima genialata o un passo falso che allontanerà gli utenti in cerca di risposte genuine, e non di vetrine camuffate.