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Contattaci ora →Ma l’attenzione maniacale al codice potrebbe rivelarsi un errore se si trascurano i metadati e la qualità dei contenuti, veri driver del posizionamento.
Google ha rivelato che la maggior parte dei siti che dominano la SERP ha codice HTML non valido, un fatto che non sembra penalizzarli. Tuttavia, errori su elementi specifici come i dati strutturati o i tag hreflang possono essere disastrosi per la visibilità. Questo sposta l'attenzione dalla perfezione tecnica alla qualità dei contenuti.
Il paradosso dell’HTML: perché i big della SERP possono ignorarlo
È una di quelle notizie che fa saltare sulla sedia chi, come te e me, passa le giornate a curare ogni singolo dettaglio tecnico di un sito.
Google, attraverso le voci di John Mueller e Martin Splitt nel podcast “Search Off the Record”, ha messo le carte in tavola: la stragrande maggioranza dei siti web che dominano le classifiche di ricerca ha un codice non valido.
E la cosa più assurda?
A Google non sembra importare più di tanto.
Stiamo parlando di uno studio condotto dall’ex webmaster di Google, Jens Meiert, che ha rivelato come solo lo 0,5% delle 200 homepage più importanti al mondo superi la validazione .
In pratica, ci stanno dicendo che i loro motori di ricerca sono addestrati a navigare nel caos del web, interpretando codici “rotti” senza battere ciglio.
Ma allora, se il codice “sporco” non è un problema, significa che possiamo fregarcene di tutto?
Non proprio, e qui la faccenda si fa più delicata.
Quando un errore di codice diventa un autogol per la tua SEO
Se da un lato Google chiude un occhio sulla pulizia generale del codice, dall’altro diventa inflessibile quando gli errori toccano elementi specifici. Mueller è stato chiarissimo: sbagliare l’implementazione di metadati, come i dati strutturati o i tag hreflang, può avere conseguenze disastrose, come ci ricorda Matt G. Southern su SEJ.
Pensa a questi tag come alle istruzioni che dai direttamente al motore di ricerca: se sono scritte male o sono ambigue, Google non solo non capisce cosa vuoi comunicare, ma potrebbe penalizzare la tua visibilità in modo catastrofico. È come dare indicazioni stradali sbagliate: non solo la persona non arriva a destinazione, ma perde fiducia in te.
Qui non si tratta più di una virgola fuori posto nel testo di una pagina, ma di un errore strutturale che compromette la capacità del motore di ricerca di interpretare correttamente il tuo sito.
La domanda, a questo punto, sorge spontanea: perché Google ci tiene tanto a farcelo sapere proprio adesso?
È pura trasparenza o c’è dell’altro sotto?
La verità di Google: un invito a guardare oltre il codice
Questa mossa di Google non è un semplice aggiornamento tecnico, ma un messaggio strategico forte e chiaro. In un certo senso, è come se ci dicessero: «Smettetela di ossessionarvi con la perfezione tecnica e di cercare di decifrare il mio algoritmo fino all’ultima virgola. Concentratevi piuttosto su ciò che serve davvero ai miei utenti».
Dichiarare che il codice non è un fattore di ranking diretto sposta l’attenzione su ciò che per loro conta veramente: la qualità dei contenuti, la pertinenza con le intenzioni di ricerca e l’autorevolezza del sito. È un invito, neanche troppo velato, a smettere di giocare ai piccoli chimici con il codice e a tornare a fare il nostro vero lavoro: creare valore per le persone.
D’altronde, a che serve avere una carrozzeria impeccabile se poi il motore non è in grado di portare i tuoi clienti dove vogliono andare?
Ah, il codice “imperfetto” che trionfa! Un vero capolavoro di inganno digitale, dove l’apparenza inganna e la sostanza (o la sua assenza) regna sovrana. Meraviglioso!
Codice ok, ma contenuti top. Questo cambia tutto.
La perfezione tecnica è un’illusione, i contenuti regnano sovrani. Il SEO è un’arte, non una scienza esatta.
Codice valido. Fumo negli occhi. La sostanza vince. Il resto è rumore di fondo.
Il codice valido è un trucco da illusionista. La sostanza conta, il resto è fumo negli occhi.
Sinceramente, è una vergogna. Ci si sbattiamo con il codice per ore, per poi sentirci dire che il trucco sta nei contenuti. Alla fine, è sempre la stessa musica: quello che conta è il risultato, il resto è fuffa.