Jony Ive e Sam Altman uniscono le forze per un dispositivo AI senza schermo, nel tentativo di liberarci dalla dipendenza da smartphone: una redenzione o una nuova forma di controllo?
Jony ive, ex designer apple, e sam altman di openAI stanno lavorando a un dispositivo ai senza schermo con la startup io products. nato dalla riflessione di ive sugli effetti negativi dell'iphone, il progetto mira a ridurre la dipendenza dagli smartphone e a cambiare l'interazione con la tecnologia, puntando su voce e design meno invadente.
La redenzione di Jony Ive: un nuovo gadget per lavarsi la coscienza?
Pare che Jony Ive non dorma sonni tranquillissimi pensando a come l’iPhone abbia, diciamocelo, contribuito a renderci un po’ tutti dipendenti e a sollevare qualche sopracciglio sulla questione privacy.
In un’intervista del 2025 alla BBC, come riportato da India Today, ha ammesso di sentirsi responsabile per questi “effetti collaterali” non proprio positivi, nonostante l’intenzione originale fosse quella di dare più potere alle persone.
E così, per correre ai ripari, o forse per cavalcare la nuova onda dell’intelligenza artificiale, si è messo al lavoro su un progetto ambizioso con la sua nuova azienda, LoveFrom, e il supporto, pare, di Sam Altman.
Stiamo parlando di io Products, una startup che, secondo MacRumors, starebbe sviluppando dispositivi AI, tra cui una sorta di “alternativa al telefono” senza schermo, tutta basata sulla voce e sull’intelligenza artificiale di OpenAI.
L’idea è quella di ridurre la nostra dipendenza dagli smartphone, facendoci interagire con la tecnologia in modo più naturale.
Ma ti chiedo:
siamo sicuri che passare da uno schermo a un’assistente vocale onnipresente sia una vera liberazione?
O è solo spostare il problema, magari dandogli una veste più “cool”?
Dal minimalismo Apple all’ “era dell’ornamento”: un cambio di rotta o fumo negli occhi?
Se ti ricordi il design pulito, quasi ossessivo nel suo minimalismo, dei prodotti Apple firmati Ive, preparati a un cambio di rotta. Con la sua nuova creatura, LoveFrom, Ive sembra aver abbracciato quella che lui stesso definisce, secondo Business Insider, una “era dell’ornamento”. Pensa a design più ricchi, forse meno freddi, come l’emblema che ha disegnato per l’incoronazione di Re Carlo III. Questo nuovo approccio estetico dovrebbe riflettersi anche nel dispositivo AI, con l’obiettivo di rendere la tecnologia meno invadente. Quindi, niente più schermi touch a catturare la nostra attenzione, ma interazioni vocali e un design che, forse, si integra meglio con il nostro ambiente.
Si parla di un “telefono senza schermo”, ma da 9to5Mac precisano che potrebbe non essere esattamente un telefono, ma funzionare in modo simile.
È una visione affascinante, non c’è dubbio: un futuro dove la tecnologia è più discreta, quasi invisibile.
Ma viene da chiedersi se questa nuova estetica, per quanto ricercata, non sia solo un modo per indorare la pillola di un controllo ancora più sottile e pervasivo da parte di chi detiene le chiavi dell’intelligenza artificiale. E con OpenAI che, come riportato da SiliconAngle, starebbe valutando di acquisire io Products per la modica cifra di 500 milioni di dollari, il dubbio che si tratti più di un affare colossale che di filantropia digitale, sorge spontaneo.
Un mercato scettico e la solita domanda: ne abbiamo davvero bisogno?
L’idea di Ive e Altman è senza dubbio intrigante, ma non arriva in un deserto. Il mercato ha già visto tentativi di dispositivi AI screenless, e diciamo che non tutti sono finiti bene – ti dice niente il flop del Humane AI Pin?
Certo, qui parliamo di Jony Ive, un nome che da solo smuove le montagne, e di OpenAI, che con i suoi modelli linguistici ha una potenza di fuoco non indifferente. Nel team, a quanto pare, ci sono anche ex pezzi da novanta di Apple come Tang Tan ed Evans Hankey. Insomma, gli ingredienti per qualcosa di rivoluzionario, come suggerisce anche Letem Světem Applem, ci sarebbero tutti. E non dimentichiamo il finanziamento da parte della Emerson Collective di Laurene Powell Jobs, vedova di Steve.
Però, e c’è sempre un però, la strada è in salita.
La gente, tu compreso, è abituata agli schermi.
Siamo davvero pronti a fidarci ciecamente di una voce che ci sussurra nelle orecchie, gestita da algoritmi che, ammettiamolo, capiamo fino a un certo punto?
Ive ha già ridefinito intere categorie di prodotti, dall’iMac all’iPhone. Ma questa volta la sfida è forse ancora più grande: non si tratta solo di creare un nuovo gadget, ma di cambiare radicalmente il nostro rapporto con la tecnologia, cercando di rimediare ai “peccati” del passato.
Staremo a vedere se questa sarà la volta buona o se, tra qualche anno, ci ritroveremo a parlare degli “effetti collaterali” di quest’altra rivoluzione annunciata.
Tu che ne pensi?
Siamo di fronte a una vera svolta o all’ennesimo, costosissimo, giocattolo per miliardari della Silicon Valley?