Microsoft ci ricasca: in arrivo un’altra ondata di licenziamenti?

Anita Innocenti

Mentre l’azienda registra profitti record, si parla di una “ristrutturazione strategica” che potrebbe colpire oltre 6.500 dipendenti in tutti i livelli e sedi.

Microsoft pianifica una nuova ondata di licenziamenti che potrebbe colpire circa il 3% della forza lavoro globale (oltre 6.500 persone). La notizia arriva nonostante profitti record, sollevando interrogativi sulle reali motivazioni di questa "ristrutturazione strategica" e sul trend generale nel settore tecnologico.

La scure di Microsoft colpisce ancora: migliaia a rischio

Microsoft di nuovo sotto i riflettori, e non per qualche mirabolante innovazione tecnologica, purtroppo. Sembra che il colosso di Redmond abbia deciso di dare una sforbiciata al suo personale, e parliamo di un taglio che, stando alle indiscrezioni, potrebbe riguardare il 3% della forza lavoro globale. Te lo traduco in cifre che fanno più impressione: oltre 6.500 persone che, da un giorno all’altro, potrebbero trovarsi a cercare un nuovo impiego.

Come riportato da diverse testate, tra cui TechCrunch, si tratta di una delle riduzioni di personale più significative dal “bagno di sangue” (passami il termine) del 2023, quando a farne le spese furono ben 10.000 dipendenti. E non pensare che riguardi solo qualche reparto sfortunato: la scure, a quanto pare, calerà su “tutti i livelli, sedi e team”.

Una bella botta, non c’è che dire.

Ma la vera domanda che sorge spontanea è: perché?

Davvero Microsoft naviga in cattive acque, tanto da dover ricorrere a misure così drastiche?

Beh, preparati a rimanere di sasso leggendo cosa c’è dietro, o meglio, cosa non c’è…

Profitti record e licenziamenti: il paradosso che non ti aspetti

Mentre migliaia di famiglie si preparano a vivere momenti di incertezza, i piani alti di Microsoft ci raccontano la solita storia della “ristrutturazione strategica”, un classico intramontabile per “posizionare l’azienda per il successo in un mercato dinamico”. Dicono che questi tagli, a differenza di quelli, per esempio, di gennaio 2025 che erano legati alle performance (almeno così ci avevano detto!), servono ad adattarsi alle nuove dinamiche di mercato.

Sarà, ma permettimi di nutrire qualche dubbio quando poi vai a vedere i numeri, quelli veri.

Proprio ad aprile 2025, Microsoft ha sfoggiato bilanci da capogiro: 70,1 miliardi di dollari di ricavi, con un aumento del 13% rispetto all’anno precedente, e un utile netto di 25,8 miliardi, schizzato su del 18%.

Capisci?

Mentre si brinda ai profitti record, si firmano lettere di licenziamento.

Ti sembra logico?

A me, francamente, puzza un po’ di bruciato, come se la vera “ottimizzazione” fosse quella dei dividendi per gli azionisti, più che quella delle operazioni.

E se questa fosse solo la punta dell’iceberg di una strategia ben più ampia che sta contagiando tutto il gotha tecnologico, con buona pace dei lavoratori e delle loro famiglie?

Un trend preoccupante nel tech: chi paga davvero il conto?

Non facciamoci illusioni, Microsoft non è un lupo solitario in questa caccia al “costo del lavoro”. Anzi, sembra quasi che si sia scatenata una sorta di emulazione tra i giganti della tecnologia.

Ricordi i tagli annunciati da Amazon e Meta all’inizio del 2025? Ecco, si inseriscono perfettamente in questo quadro poco rassicurante, dove le aziende, dopo aver assunto a manetta durante il boom pandemico (Microsoft stessa era arrivata a 228.000 dipendenti a giugno 2024, come descritto dal Seattle Times), ora sembrano voler “ottimizzare” — parola magica che spesso fa rima con “licenziare”.

E mentre le aziende magnificano queste mosse come necessarie per la sopravvivenza e la crescita futura, chi ci rimette sono sempre le persone, i professionisti che hanno contribuito a costruire quei profitti stratosferici. La strategia a lungo termine di queste multinazionali è sempre più sotto la lente, e la domanda sorge spontanea: si tratta davvero di necessità imprescindibili o di una cinica corsa a massimizzare i guadagni per gli azionisti, scaricando l’onere sui dipendenti?

E, come se non bastasse, da Microsoft non arrivano ancora dettagli precisi su eventuali pacchetti di buonuscita o sui dipartimenti specifici che verranno colpiti.

Insomma, il solito silenzio che precede la tempesta per molti.

Tu che ne pensi?

È questo il “nuovo normale” a cui dobbiamo abituarci nel mondo del lavoro hi-tech?

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

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