OpenAI assume un pezzo grosso da Meta (ex Facebook): ma è la mossa giusta?

Anita Innocenti

L’ex manager di Facebook e Instacart guiderà una nuova divisione focalizzata sulla creazione di prodotti AI accessibili al grande pubblico, segnando un cambio di passo per l’azienda.

OpenAI, l'azienda dietro ChatGPT, ha assunto Fidji Simo, ex top manager di Meta (Facebook) e CEO di Instacart. Simo guiderà la nuova divisione prodotti consumer, puntando a creare applicazioni AI per il grande pubblico. La mossa segna il passaggio di OpenAI verso prodotti consumer e si inserisce nella 'guerra dei talenti' AI.

Openai si compra un pezzo da novanta da Meta (ex Facebook): ma è la mossa giusta?

Ti sarà capitato di sentire il nome di Fidji Simo, no?

Quella che ha tenuto le redini dell’app di Facebook per un bel po’ e che più di recente ha portato Instacart in borsa come CEO. Bene, pare che OpenAI, la casa madre di ChatGPT per intenderci, abbia deciso di fare la spesa grossa, strappandola alla concorrenza per metterla a capo di una nuova divisione dedicata ai prodotti.

Stando a quanto spifferato da The Verge, la Simo dovrebbe entrare in gioco nei prossimi mesi con l’obiettivo, sulla carta ambizioso, di sfornare applicazioni di intelligenza artificiale pensate apposta per noi comuni mortali, gli utenti finali. Una bella gatta da pelare, considerando che OpenAI fino a ieri era più un laboratorio di cervelloni che un’azienda abituata a dialogare con il grande pubblico.

Ma chi è esattamente questa Fidji Simo e perché OpenAI punta così tanto su di lei?

Un curriculum che brilla, ma basterà per la sfida “consumer”?

Diciamocelo chiaramente: Fidji Simo non è certo l’ultima arrivata. Il suo bagaglio di esperienza in Meta, dove ha gestito l’app principale di Facebook e lanciato robette come Facebook Live e tutte le iniziative video, è di quelli che pesano.

E come CEO di Instacart, ha guidato la compagnia nel delicato passaggio della quotazione in borsa nel settembre 2023.

Insomma, una che di prodotti e di come farli arrivare alla gente ne capisce, o almeno così si spera.

OpenAI, dal canto suo, non sta certo a guardare: dopo il botto di ChatGPT, ha continuato a sfornare novità come GPT-4o, la modalità vocale, DALL-E 3 per le immagini e i GPT personalizzati.

Sarah Guo, fondatrice di Conviction VC, ha detto a Reuters che “portare a bordo qualcuno con l’esperienza consumer di Fidji ha perfettamente senso mentre OpenAI passa da essere principalmente un laboratorio di ricerca a un’azienda con prodotti rivolti ai consumatori”.

Parole sante, forse, ma il passaggio da “ricerca” a “prodotto che la gente usa e paga” è lastricato di buone intenzioni e… colossali fallimenti.

Tu che dici, l’esperienza di una top manager basterà a trasformare la ricerca in prodotti di massa, o è solo l’ennesima mossa in quella che sembra una sfrenata corsa all’oro dei talenti nel mondo AI?

La solita guerra dei talenti o c’è di più sotto il cofano di OpenAI?

Questa mossa di OpenAI non è un fulmine a ciel sereno, sia chiaro. Siamo nel bel mezzo di una vera e propria “guerra dei talenti” nel mondo dell’intelligenza artificiale, un po’ come ai tempi del boom dei social media. Lo ha sottolineato pure Arun Sundararajan, professore alla NYU Stern School of Business, facendo notare come le aziende siano disposte a sborsare fior di quattrini e quote societarie per accaparrarsi manager che capiscano sia la tecnologia sia, soprattutto, come funziona la testa dei consumatori.

E così vediamo un viavai continuo di pezzi grossi tra le big tech e le rampanti startup AI.

Ma dietro questa caccia all’uomo (o alla donna, in questo caso) cosa c’è veramente?

Solo la paura di rimanere indietro o una strategia più profonda da parte di OpenAI?

I numeri, come riportato da The Information, dicono che OpenAI ha fatturato circa 2 miliardi di dollari nel 2023 e punta a quasi raddoppiare nel 2024. Cifre da capogiro, certo, ma la vera sfida è trasformare questi numeri in un business solido e diversificato, che non dipenda solo dagli abbonamenti a ChatGPT o dalle API per le aziende.

Staremo a vedere se l’arrivo di Simo sarà la scintilla per creare nuovi flussi di ricavo o solo un altro nome altisonante in un’azienda che, diciamocelo, deve ancora dimostrare di saper parlare davvero alla gente comune e non solo agli addetti ai lavori.

La concorrenza, da Google con Gemini ad Anthropic, fino a Meta con i suoi modelli open source, non sta certo a dormire.

Sarà una bella battaglia, e non è detto che il gigante OpenAI abbia già la vittoria in tasca.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

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