OpenAI lancia codex, l’AI programmatrice sbarca su ChatGPT

Anita Innocenti

Codex debutta su ChatGPT Pro, Enterprise e Team dal 16 maggio 2025 promettendo di automatizzare lo sviluppo, ma restano i dubbi su costi, sicurezza e proprietà intellettuale.

OpenAI ha annunciato il lancio di Codex, un nuovo agente AI integrato in ChatGPT per gli abbonati Pro, Enterprise e Team. Disponibile dal 16 maggio 2025, Codex è progettato per assistere sviluppatori e aziende nella scrittura e correzione di codice, operando in ambienti cloud isolati per garantire sicurezza. Non mancano però dubbi sui costi e sull'impatto sulle competenze umane.

Openai tira fuori dal cilindro codex: la scimmia programmatrice sbarca su chatgpt

OpenAI, quella dei fenomeni di ChatGPT per intenderci, ne ha combinata un’altra delle sue. Hanno appena lanciato Codex, un nuovo “agente AI” che promette di scrivere codice al posto tuo, o quasi. Ce lo ritroviamo integrato direttamente in ChatGPT e, stando a quanto sbandierano ai quattro venti, dovrebbe essere una specie di manna dal cielo per sviluppatori e aziende, capace di sfornare funzionalità, correggere bug e analizzare codice a destra e a manca.

Come riportato da TechCrunch, questa meraviglia è disponibile dal 16 maggio 2025 per chi ha gli abbonamenti Pro, Enterprise e Team a ChatGPT. Dicono che si basa su un modello chiamato codex-1, a sua volta figlio del modello o3, insomma, l’ultima diavoleria tecnologica.

L’idea è chiara:

farti produrre di più, più in fretta.

Ma come funziona esattamente questa magia nera e, soprattutto, possiamo fidarci a lasciargli le chiavi di casa, ehm, del nostro codice sorgente?

Sotto il cofano di codex: una gabbia dorata (dicono loro)

OpenAI ci tiene a farci sapere che Codex non è un cowboy selvaggio lasciato a briglie sciolte nel nostro codice. Come descritto nel loro addendum ufficiale disponibile su openai.com, l’AI lavora chiusa in “container cloud isolati”, come una bestiolina in gabbia, dove carichi i tuoi repository GitHub e le configurazioni dell’ambiente di sviluppo. E qui la prima rassicurazione (o almeno, così ce la vendono): una volta partito, niente più accesso a Internet.

Limitato a eseguire comandi predefiniti, tipo test e linter, tutto dentro la sua sandbox. Per ogni cosa che fa, produce log dettagliati e traccia delle modifiche ai file, così, in teoria, puoi controllare filo e per segno il suo operato prima di approvare le modifiche tramite pull request su GitHub o esportarle per test locali.

Sulla carta sembra tutto bello e sicuro, quasi da film di fantascienza dove la tecnologia ci serve e riverisce.

Ma siamo sicuri che questa “trasparenza” sia sufficiente a fugare ogni dubbio, specialmente quando si tratta di software che fa girare il tuo business?

E poi, quanto ci costerà questa presunta efficienza che ci stanno mettendo sotto il naso?

Tra entusiasmo e portafoglio: costi, dubbi e il solito coro di preoccupazioni

E qui, come spesso accade, casca l’asino. Perché se da un lato OpenAI parla di un “generoso accesso” iniziale per Codex, poi si passa a un sistema a crediti: più lo usi oltre una certa soglia, più metti mano al portafoglio. Un giochino già visto con GPT-4 Enterprise, che però fa sempre storcere il naso a chi deve tenere d’occhio i budget con la precisione di un cecchino.

Ma al di là dei soldi, che già di per sé sono un bel punto interrogativo, ci sono le solite preoccupazioni che spuntano fuori ogni volta che queste mega-aziende, perché di questo parliamo quando nominiamo OpenAI, tirano fuori l’ennesima “rivoluzione”. Su portali come Zenith Dental IT si leggono pareri di sviluppatori e ricercatori che non la bevono tutta, preoccupati che ci si affidi troppo a questo codice generato automaticamente, trattandolo come oro colato invece che come una bozza da rivedere con attenzione maniacale.

Dopotutto, abbiamo già visto il polverone sollevato da GitHub Copilot per questioni di proprietà intellettuale, no?

Certo, Codex sembra più orientato all’integrazione su larga scala aziendale, ma il rischio di appiattimento delle competenze, di una perdita di controllo e, diciamocelo chiaramente, di trasformare i programmatori in semplici supervisori di un’AI, è lì dietro l’angolo.

Resta da vedere se sarà davvero la bacchetta magica che ci vendono o l’ennesimo specchietto per le allodole, pensato più per ingrassare i loro bilanci che per risolvere i nostri problemi reali.

Staremo a vedere, ma con lo sguardo critico di chi ne ha già viste tante.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

5 commenti su “OpenAI lancia codex, l’AI programmatrice sbarca su ChatGPT”

    1. Roberto Colombo

      Ma dai, una “scimmia programmatrice”? 🤣 Spero che Codex non faccia la figura del genio che scrive codice e poi si prende il merito dei bug! Hai già pensato a cosa farai ora, Roberto?

  1. Ma davvero Codex scrivere codice per noi? 🤔 Spero non diventi un “programmatori senza cervello”! Hai già pensato a come questo cambierà il tuo modo di lavorare?

  2. Riccardo Villa

    Ciao Roberto! 😄 La scimmia programmatrice ha un bel fascino, ma mi fa pensare… puoi immaginare le cene tra programmatori? “Ehi, tu l’hai lasciata decidere a Codex?” 😂 Scherzi a parte, mi chiedo se non rischiamo di affidarci troppo a questa AI. Hai già qualche idea su come usarla al meglio?

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