Un’infrastruttura AI da 500 miliardi di dollari tra leadership democratica, ritardi, dazi e la solita squadra di giganti tech dietro le quinte.
OpenAI e SoftBank guidano il progetto Stargate, un'enorme iniziativa da 500 miliardi di dollari per creare un'infrastruttura AI globale. Con partner come Microsoft, NVIDIA e Oracle, punta a blindare la leadership USA nel settore. Tuttavia, voci recenti indicano ritardi e intoppi, specie legati a dazi doganali, mettendo in dubbio la sua espansione globale e la fattibilità dei piani iniziali.
Stargate di OpenAI: un sogno da 500 miliardi con qualche crepa?
Progetto Stargate di OpenAI. Sì, hai capito bene, quel colosso da 500 miliardi di dollari che dovrebbe, nelle intenzioni, blindare la leadership americana nell’intelligenza artificiale. Un’iniziativa guidata da OpenAI e SoftBank, con dentro pezzi da novanta come Oracle, NVIDIA e Microsoft, come annunciato sul sito stesso di OpenAI.
L’idea è quella di costruire un’infrastruttura AI senza precedenti.
Sam Altman, il boss di OpenAI, la mette giù facile, parlando di “mantenere la leadership democratica” nel settore.
Belle parole, certo.
Ma, diciamocelo, quando senti cifre del genere e vedi questi nomi tutti insieme, qualche domanda te la fai.
E infatti, pare che non sia proprio una passeggiata: le ultime voci parlano di ritardi e ostacoli, specialmente legati a questioni di dazi doganali che starebbero complicando i piani, come fa trapelare NextBigFuture riguardo ai lavori già in corso in Texas.
Ma chi c’è davvero dietro le quinte di questa operazione mastodontica, e quali interessi si muovono?
I soliti noti alla guida (e qualche dubbio sorge spontaneo)
Dietro la facciata della “leadership democratica” troviamo la solita squadra: OpenAI capitanata da Altman e SoftBank, con Masayoshi Son a gestire, si dice, la strategia finanziaria. Accanto a loro, Oracle e NVIDIA per sviluppare i supercomputer, e Microsoft che continua la sua collaborazione storica tramite Azure.
Una bella concentrazione di potere tecnologico ed economico, non trovi?
Viene da chiedersi quanto sia “democratica” un’iniziativa così accentrata nelle mani di pochi giganti. L’obiettivo dichiarato è nobile, per carità, ma il rischio che si trasformi nell’ennesimo strumento per rafforzare monopoli già esistenti è dietro l’angolo.
E quando si parla di espansione globale, come quella prevista da “OpenAI for Countries” descritta qui, la faccenda si complica ulteriormente. Perché, vedi, portare un progetto del genere fuori dai confini USA significa scontrarsi con altre realtà, altre regole… e altri costi.
Espansione globale? Sì, ma a che prezzo (e con quali intoppi)?
L’ambizione di Altman è chiara: portare Stargate anche in Europa, magari partendo dal Regno Unito, come suggerisce RCRWireless, per creare un contrappeso ai modelli AI autoritari. Una visione affascinante, se non fosse che le cose sembrano più complicate del previsto. Qui entrano in gioco i famosi dazi e le barriere commerciali.
Immagina dover importare hardware super avanzato, come GPU e server, in paesi come UK, Germania o Francia – tutti nella lista dei desideri di OpenAI – pagando tasse salate. Questo fa lievitare i costi e, diciamocelo, potrebbe raffreddare gli entusiasmi degli stessi partner e dei paesi ospitanti.
Siamo sicuri che questa “OpenAI for Countries” sia davvero un’iniziativa pensata per il bene dei paesi coinvolti, o è solo un modo per piazzare infrastrutture strategiche dove fa più comodo a loro, magari approfittando di qualche incentivo locale?
Il dubbio resta, soprattutto quando vedi che i piani iniziali, come la costruzione della Fase 1 in Texas, mostrano già qualche segno di rallentamento. Insomma, questo Stargate sembra un gigante dai piedi d’argilla, o forse solo un progetto talmente grande da scontrarsi inevitabilmente con la dura realtà della geopolitica e dell’economia globale.
Staremo a vedere come ne usciranno, ma la strada sembra tutt’altro che spianata.