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Contattaci ora →Traffico da ChatGPT in crescita, ma Google cambia le regole del gioco e il traffico organico crolla: chi sono i veri vincitori?
ChatGPT ha quasi raddoppiato il traffico verso i siti di notizie a inizio 2025 (+98%). Tuttavia, Google AI Overviews causa un calo maggiore nel traffico organico editoriale. Molti utenti trovano risposte dirette su Google, evitando i click. La crescita da AI non è equa tra gli editori, creando nuove dipendenze dai giganti tech.
L’illusione dei numeri in crescita: il traffico da ChatGPT
A prima vista, i dati sembrano raccontare una storia di successo. Il traffico che ChatGPT sta mandando verso i siti di notizie è praticamente raddoppiato nei primi mesi del 2025, passando da circa 123 a quasi 244 milioni di visite, come riportato da Similarweb.
Un balzo del 98% che potrebbe far pensare a una nuova, grande opportunità per gli editori. Dopotutto, l’intelligenza artificiale, che fino a ieri sembrava una minaccia, ora sembra portare lettori direttamente alla porta di casa.
Una bella svolta, no?
Ma questa medaglia ha due facce, come sempre. E l’altra, purtroppo, racconta una storia ben diversa.
La doccia fredda di Google: un calo che fa male
Mentre OpenAI sembra aprire i rubinetti del traffico, il gigante della ricerca, Google, li sta chiudendo.
Da quando sono state introdotte le “AI Overviews” – quelle risposte dirette generate dall’IA che compaiono in cima ai risultati di ricerca – la situazione si è capovolta.
Come si legge su TechCrunch, la percentuale di ricerche di notizie che non portano a nessun click è schizzata dal 56% a quasi il 69%.
Tradotto in parole povere: sempre più persone trovano la risposta che cercano direttamente su Google, senza più sentire il bisogno di visitare il tuo sito.
Il risultato è un crollo del traffico organico per il settore editoriale, che ha perso centinaia di milioni di visite.
Questo ci porta dritti al cuore del problema: non tutto il traffico è uguale e, soprattutto, non tutti gli editori stanno vivendo la stessa storia.
Chi vince davvero in questa partita?
La domanda vera è un’altra: questo traffico proveniente dall’IA, quanto vale davvero?
E chi ne sta beneficiando?
I dati mostrano che alcuni editori, come Reuters o il New York Post, stanno vedendo una crescita maggiore, mentre altri, come il New York Times, arrancano. La crescita, quindi, non è distribuita in modo equo. Sembra quasi che le piattaforme di intelligenza artificiale stiano scegliendo i loro “preferiti”, creando nuove dipendenze. E mentre alcuni, come il Times, hanno fatto causa a OpenAI per l’utilizzo non autorizzato dei loro contenuti, altri sembrano accettare di buon grado le briciole lasciate sul tavolo.
La questione, quindi, va oltre i semplici numeri.
Si tratta di capire se il futuro dell’informazione online sarà una collaborazione alla pari o una dipendenza sempre più stretta dalle decisioni di pochi giganti tecnologici, che con un cambio di algoritmo possono decidere le sorti di un intero settore.
L’IA promette oro, ma porta solo polvere. La dipendenza è il prezzo. Un gioco pericoloso.
L’illusione della crescita. Google AI blocca i click. Nuove dipendenze. Chi ci guadagna davvero?
L’equazione è semplice: più risposte immediate, meno click. La crescita da IA sembra più un miraggio che una concreta opportunità, mascherando una potenziale nuova forma di assoggettamento.
AI = meno click. Google fa il gioco sporco. Dipendenza totale.