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Contattaci ora →Un’analisi rivela una sproporzione nel traffico AI tra desktop e mobile, sollevando interrogativi sulle strategie dei giganti tecnologici e sull’impatto per le aziende online
Secondo un'analisi di BrightEdge, oltre il 90% del traffico proveniente dai motori di ricerca AI arriva da computer desktop, una disparità notevole rispetto alla navigazione web generale prevalente su mobile. Questa dinamica è attribuita alle interfacce delle app che riducono i clic esterni e a strategie che favoriscono i colossi tech, penalizzando publisher ed e-commerce che vedono ridotto il loro traffico mobile.
Una disparità che fa riflettere: i numeri parlano chiaro
C’è qualcosa che non torna nel mondo della ricerca AI. Da una parte, sappiamo tutti che la navigazione web avviene prevalentemente da mobile. Dall’altra, i dati ci raccontano una storia completamente diversa quando si parla di intelligenza artificiale: oltre il 90% del traffico proveniente dai motori di ricerca AI arriva da computer desktop.
È una contraddizione bella e buona, messa nero su bianco da un’analisi di BrightEdge, che dovrebbe far suonare più di un campanello d’allarme.
Ma perché sta succedendo?
E soprattutto, cosa significa per chi, come te, ha un business online?
Il grande assente: perché il mobile è rimasto al palo
La spiegazione non è poi così complicata, ma svela una dinamica che favorisce i giganti della tecnologia a discapito degli altri. Su mobile, le app come ChatGPT ti mostrano un’anteprima della risposta e solo se fai un secondo clic, quasi come ripensamento, ti mandano sul sito esterno.
Su desktop, invece, dove lo spazio non manca e l’utente è più propenso a fare ricerche approfondite, il passaggio è più diretto e i link esterni vengono cliccati più spesso. È una questione di interfaccia e di abitudini, certo, ma anche di una strategia ben precisa da parte di chi progetta queste piattaforme.
E così, mentre i giganti della tecnologia affinano le loro armi per tenersi l’utente in casa, a farne le spese sono proprio le aziende e i publisher che vedono il loro traffico mobile da AI ridotto a una frazione di quello che dovrebbe essere.
Un’opportunità mancata o una trappola per il marketing?
Diciamocelo, la situazione attuale è un paradosso dannoso.
L’e-commerce, per esempio, vive e prospera su mobile. È lì che la gente compra. Ma se le nuove tecnologie di ricerca, come gli AI Overviews, non portano traffico su quei dispositivi, si crea un buco nero per le vendite.
Google, con i suoi riassunti generati dall’IA, risponde direttamente alla domanda dell’utente, rendendo di fatto quasi inutile il clic verso il tuo sito.
In pratica, si prendono il valore del tuo contenuto e se lo tengono stretto, come osserva Jim Yu di BrightEdge su LinkedIn.
La domanda sorge spontanea:
Stiamo forse assistendo a una nuova forma di accentramento dell’informazione, dove i creatori di contenuti diventano semplici fornitori di dati per l’intelligenza artificiale dei colossi tech, senza riceverne in cambio il giusto traffico?
La partita è appena iniziata, ma è chiaro che le regole del gioco stanno cambiando sotto i nostri occhi, e non sempre a nostro favore.
Ah, la magia della tecnologia, vero? Mentre il mondo si muove su smartphone, i nostri “motori di ricerca AI” si rifugiano nei vecchi computer. Un trionfo della logica, senza dubbio.
Questa disparità di traffico è un’ironia cosmica: mentre tutti vivono con lo smartphone in mano, la ricerca AI preferisce la poltrona del desktop. 🧐 Chissà che futuro ci attende!
La predilezione per il desktop nella ricerca AI non è un miracolo, ma una logica conseguenza di interfacce che strangolano il traffico esterno, un gioco ben orchestrato.
La AI privilegia il desktop. Uno spettacolo ben orchestrato. Le app sono gabbie dorate per il traffico.
Numeri che dipingono un quadro. Il desktop domina la ricerca AI. Un dato da incidere.
Numeri chiari. Il desktop domina la ricerca AI. Un dato da incidere.
I numeri sono scolpiti nella pietra. La ricerca AI è una fortezza desktop. Il mobile resta un miraggio per il traffico vero.