Gli LLM privilegiano fonti autorevoli, blog settoriali e contenuti strutturati, ma ciascuno lo fa secondo logiche e preferenze proprie. Ecco quanto emerge dagli studi di SALT.agency e Search Engine Land.
📌 TAKE AWAYS
- Con l’aumento dell’uso di chatbot intelligenti per reperire informazioni, ottenere citazioni all’interno delle loro risposte equivale oggi a essere primi su Google ieri. Ma attenzione: ogni IA ha una propria logica di selezione delle fonti.
- I blog aziendali hanno una concreta possibilità di essere citati dai modelli IA, soprattutto se offrono comparazioni ben strutturate e informazioni utili. La chiave però non è autocelebrarsi, ma fornire reale valore al lettore.
- Secondo lo studio di SALT.agency, il traffico generato dagli LLM non garantisce automaticamente migliori tassi di conversione. Tuttavia, le IA vincono in settori specifici come salute, lavoro, real estate ed editoria.
Le intelligenze artificiali generative stanno ridefinendo la visibilità online, ma ognuna di esse cita fonti secondo logiche diverse.
I blog aziendali possono diventare risorse autorevoli se ben strutturati e oggettivi.
Tuttavia, il traffico da IA non sempre converte quanto quello organico tradizionale (almeno per ora).
La storia che sto per raccontarti potrebbe farti riconsiderare un bel po’ di certezze sul tuo amato sito web e su come pensavi di farci arrivare fiumi di clienti.
Fino a ieri, la vita era (quasi) semplice: c’era Google, il Re Sole dei motori di ricerca.
Poi è arrivata l’Intelligenza Artificiale Generativa. ChatGPT, Gemini, Perplexity, nomi che ormai senti nominare più spesso del tuo commercialista.
E con loro, una nuova, sfavillante promessa:
risposte dirette, conversazioni naturali, un traffico di utenti super informati e pronti all’azione.
Ma, come spesso accade quando qualcosa sembra troppo bello per essere vero, forse è il caso di dare un’occhiata più da vicino, magari con la lente d’ingrandimento di un paio di studi freschi freschi.
Perché la visibilità del tuo business e i tuoi ricavi potrebbero dipendere da quanto velocemente capisci queste nuove dinamiche.
E, spoiler alert: per non infrangerti sugli scogli avrai bisogno di un consulente SEO che sappia guidarti tra queste onde impetuose.
Ma vediamo alcuni dati a riguardo…
Come farsi “notare” dai nuovi oracoli digitali: le differenze tra IA
“Va bene”, potresti pensare, “se la gente inizia a usare questi chatbot per cercare informazioni, io voglio che il mio brand salti fuori!”
Per affrontare questo tema, mi piacerebbe parlarti dello studio pubblicato il 12 maggio 2025 da James Allen su Search Engine Land, basato sui dati di Rankscale.ai.
Questo studio si concentra su un aspetto che dovrebbe interessarti parecchio:
chi citano questi strumenti IA e perché?
Capire questo meccanismo è fondamentale, perché le risposte generate da ChatGPT, Gemini, Perplexity e persino dalle AI Overviews di Google stanno diventando sempre più centrali, come scrive l’analista SEO Kevin Indig.
Se il tuo brand viene menzionato nelle fonti che queste IA ritengono affidabili, la tua visibilità fa un balzo in avanti (se ricordi, te ne ho parlato anche qui).
Il problema?
Ogni IA ha le sue “simpatie”.
Un po’ come invitare a cena un critico gastronomico e sperare che parli bene di te sul giornale:
devi sapere cosa gli piace.
Vediamo le “personalità” di questi nuovi motori di ricerca IA, analizzando quasi 8.000 citazioni uniche:
- ChatGPT-4o, il professorino che ama le fonti autorevoli, neutrali, quasi enciclopediche. Wikipedia è la sua migliore amica (citata nel 27% dei casi analizzati da Rankscale.ai!). Seguono agenzie di stampa globali come Reuters (circa 6%) e testate finanziarie come il Financial Times (3%, guarda caso partner di OpenAI). Evita i contenuti generati dagli utenti (forum, social) e snobba i blog aziendali o le pagine prodotto (citati meno del 3% delle volte).La strategia SEO per piacergli?Punta sull’autorevolezza, crea contenuti che sembrino usciti da un manuale universitario, e cerca di farti menzionare da media riconosciuti. Come nota Olaf Kopp, un altro esperto del settore, gli LLM spesso preferiscono “fonti non commerciali”.
- Gemini 2.0 Flash è più di bocca buona, mescola contenuti da blog (circa il 39% delle citazioni!), news (26%) e persino qualche input dalle community (2%). YouTube è il suo sito preferito in assoluto (circa 3% delle citazioni), ma apprezza anche blog come Zapier (2%) e testate come PCMag (2%) e Forbes (2%). Wikipedia la cita, ma con molta meno enfasi di ChatGPT.La strategia SEO per entrare nelle sue grazie?Sii presente su blog di qualità, testate autorevoli e, importantissimo, piattaforme video come YouTube. La profondità dei contenuti e una buona copertura generale sul web sono la chiave.
- Perplexity AI (modalità Sonar), ama i contenuti di esperti e i siti di recensioni specializzate. Pensa a NerdWallet o Investopedia per la finanza, o Consumer Reports. I blog e i contenuti editoriali costituiscono circa il 38% delle sue citazioni, le news il 23%, i blog di prodotto (ne parliamo tra un attimo) il 7% e i siti di recensioni esperte il 9%. Ha una certa apertura verso i forum, ma solo se di altissima qualità.Come conquistarlo?Concentrati su siti di settore molto verticali e su comparazioni dettagliate e ben argomentate. Se operi in una nicchia, questa è la tua IA.
- Google AI Overviews, il più “democratico” di tutti, pesca un po’ ovunque. Reddit è il sito più citato in assoluto! Seguono YouTube e Quora. Gli articoli di blog la fanno da padrone (46%), seguiti dalle news (20%). Ma attenzione: i contenuti delle community (forum come Reddit e Quora) pesano per un buon 4%, e persino i social media professionali come LinkedIn (i cui articoli sono la quarta fonte più citata) hanno il loro perché. Anche i “product blog” aziendali qui trovano spazio (circa 7%). Wikipedia? Citata con molta parsimonia (<1%). Una sua caratteristica: ama le pagine profonde e ben strutturate all’interno di un sito, non le homepage generiche. Danny Goodwin di Search Engine Land ha riportato che l’82,5% delle citazioni AI puntava a pagine “annidate” (le pagine più interne, ad esempio quelle dentro sezioni o categorie).La strategia SEO per non sfigurare?Serve una presenza diffusa: blog di qualità, testate, forum pertinenti, siti di Q&A, e magari anche discussioni di esperti su LinkedIn. E non trascurare le pagine interne del tuo sito, specialmente guide e listicle ben fatti.
Quando il tuo blog aziendale diventa fonte per l’IA
E qui arriva una delle rivelazioni più stuzzicanti dello studio di Search Engine Land: i blog di prodotto.
Sì, hai capito bene, il blog della tua azienda.
Specialmente Perplexity (7%), Google AI Overviews (ora anche da noi in Italia) (7%) e Gemini (7%) sembrano apprezzare i blog aziendali che pubblicano comparazioni dettagliate, tipo “i migliori tool SEO del 2025”.
Capita l’antifona?
Questa è un’opportunità pazzesca, soprattutto se operi in una nicchia dove non ci sono molte recensioni o comparazioni da terze parti.
Puoi “riempire un vuoto”, posizionarti bene su Google e, di conseguenza, essere ripreso dalle IA.
Ma attenzione, c’è un “ma” grosso come un dataset:
il contenuto deve essere (o almeno apparire) obiettivo, informativo, ben strutturato e basato sui fatti.
Se il tuo articolo è solo una marchetta autocelebrativa, difficilmente verrà preso in considerazione, e rischi pure di perdere credibilità agli occhi degli utenti (e di Google, che valuta l’E-E-A-T: Esperienza, Competenza, Autorevolezza, Affidabilità).
È un equilibrio delicato: fornire valore reale, anche parlando dei concorrenti, per poi essere “premiato” con una citazione.
Ok, abbiamo visto come oggi essere visibili sulle IA sia imprescindibile.
Ma che si dice sul fronte conversioni?
Le tue vendite passano anche da ciò che pensa (e scrive) di te un chatbot?
Te lo anticipo: le cose non sono così scontate (come ti avevo anticipato qui, ma anche qui)…
Uno sguardo impietoso ai dati di conversione: lo studio di SALT.agency va in controtendenza (apparentemente)
Immagina la scena: hai investito tempo e risorse per far sì che il tuo brand venga citato da questi cervelloni artificiali. Finalmente, vedi arrivare traffico da ChatGPT o Perplexity.
Festeggi, stappi una bottiglia.
Ma poi guardi i numeri veri, quelli che contano: le vendite, le iscrizioni alla newsletter, i download del tuo catalogo. E qui, potresti avere una brutta sorpresa.
Ce la racconta Dan Taylor, Head of Technical SEO di SALT.agency, in uno studio pubblicato il 12 maggio 2025, che ha messo insieme i dati di decine di professionisti SEO (gente che di traffico se ne intende, insomma) analizzando un periodo bello corposo: dal 1° gennaio al 31 marzo 2025.
Parliamo di numeri grossi: 671.694 referral da LLM (Large Language Models, i modelli linguistici come ChatGPT, sempre più in ascesa) e la bellezza di 188.357.711 sessioni organiche tradizionali.
L’obiettivo?
Capire se gli utenti che arrivano da queste nuove fonti IA sono davvero più “intenzionati” e coinvolti, come sembrerebbe.
Per farlo, hanno coniato un termine: “Key Event Conversion Rate” (KECVR), che potremmo tradurre come “Tasso di Conversione degli Eventi Chiave“.
In pratica, misura quante volte un utente compie un’azione importante sul tuo sito (un acquisto, una richiesta di preventivo, ecc.) rispetto al totale delle sessioni.
Ebbene, i risultati non sono affatto trascurabili, come vedrai tra poco.
Prima notizia:
nella maggior parte dei settori, il traffico organico tradizionale, quello a cui eri abituato, continua a generare più conversioni (ma il futuro potrebbe dire diversamente, come ti preannunciavo in quest’articolo).
Prendiamo l’eCommerce: il KECVR organico si attesta su un robusto 24,12%, mentre quello proveniente da LLM arranca a un 17,56%.
Un divario non da poco.
E se vendi viaggi?
Il traffico organico converte al 28,97%, contro il 24,25% degli LLM.
Aspetta però, i numeri vanno saputi interpretare.
Ti ricordo che il traffico da LLM è in crescita costante e ChatGPT fa la parte del leone in questa crescita, seguito a ruota da Perplexity.
Meta, con LLamA integrato in WhatsApp e Facebook, per ora fa da fanalino di coda, ma aspettati una crescita.
La doccia fredda arriva quando si guardano settori specifici ad alto intento commerciale.
Per esempio, nel B2B eCommerce (cioè quando vendi prodotti ad altre aziende), il traffico da LLM ha un KECVR dello 0%.
Zero. Nada. Nisba.
Ma non pensare che l’organico, almeno stando a questo studio, se la passi meglio.
Registra infatti un modesto 2,68%…
Sembra che quando c’è da prendere decisioni d’acquisto complesse, che richiedono specifiche accurate, schede tecniche dettagliate e, soprattutto, una solida relazione di fiducia, gli utenti preferiscano ancora il caro vecchio rapporto umano.
Ok, fin qui questo report sembra andare in controtendenza, ma ecco dove gli LLM battono i motori di ricerca tradizionali:
nel settore Salute, gli LLM superano di poco l’organico (13,24% contro 12,88%).
Stessa cosa per il settore Lavoro/Carriere (un bel 22,31% LLM contro 16,58% organico) e per i siti Catalogo (2,34% LLM vs 2,13% organico).
Anche nel Publishing (editoria) gli LLM mostrano un KECVR superiore (10,49% vs 6,57%) e nel Real Estate & Property (6,25% vs 2,71%).
Curiosamente, nel settore SaaS (Software as a Service), le performance sono quasi identiche (6,69% LLM vs 6,71% organico), suggerendo che qui gli LLM possono essere utili per spiegare funzionalità complesse, anche se l’organico mantiene un leggerissimo vantaggio, forse per quella preferenza residua verso informazioni percepite come più “ufficiali”.
La morale della favola per SALT.agency?
Sì, il traffico da LLM esiste e sta crescendo.
Ma se il tuo obiettivo primario è la conversione diretta, soprattutto in settori transazionali, devi muoverti in due campi da gioco: ok puntare sulle IA ma non abbandonare l’organico tradizionale.
Quello che noto è che, anche nei settori in cui si registrano poche conversioni, gli LLM siano comunque sempre più utili per la fase di raccolta di informazioni del cliente.
E questo, come puoi facilmente intuire, cambia un po’ le carte in tavola per la tua strategia di contenuti.
La versione di Fishkin: altro che click, il punto è influenzare chi legge
Rand Fishkin, fondatore dell’agenzia di marketing e ricerca SparkToro, il 9 maggio 2025, nel podcast di Edward Sturm ci ricorda quanto sia inutile essere ossessionati dai click come unica metrica di successo.
Con l’avvento delle AI Overviews di Google (specie dopo l’update di marzo 2025), che forniscono risposte dirette nella pagina dei risultati, è naturale che il tasso di click-through (CTR) verso i siti possa diminuire, anche se le impressioni (cioè quante volte il tuo contenuto viene visto) aumentano.
Ma è davvero un disastro?
Non secondo Rand.
L’obiettivo oggi, sostiene, non è tanto (o non solo) ottenere il click, quanto influenzare chi legge o vede il contenuto, anche se non approda sul tuo sito.
E io non potrei essere più d’accordo con Fishkin.
Occorre costruire autorevolezza per diventare la fonte di riferimento nelle risposte generate dall’IA, non ho alcun dubbio su questo.
È sicuro: l’engagement (click, tempo sulla pagina, mancato “pogo-sticking” ossia il ritorno rapido ai risultati di ricerca) è oggi un segnale di ranking più rilevante dei tanto venerati backlink.
La missione per un consulente SEO dunque non è solo portarti traffico, ma plasmare la percezione del pubblico proprio lì dove si informa (LLM compresi!).
Il labirinto dell’AI Search: perché la SEO è il tuo filo d’Arianna
Eccoci arrivati al termine di quest’articolo.
Spero di non averti bombardato con troppi dati, ma credo che conoscere sia necessario per effettuare scelte consapevoli e pragmatiche.
Sono convinto, infatti, che sia essenziale, per te che guidi un’azienda, sapere come il mondo del business stia cambiando, non per erudizione o cultura generale, ma perché ne va del futuro della tua attività!
Nessuno sa dirti, per ora, con totale certezza se il traffico generato dalle IA porti più conversioni rispetto a quello tradizionale di Google.
I dati a riguardo, a dire il vero abbastanza contrastanti (come ti dicevo qui), mostrano che non esiste una verità assoluta, ma una cosa è certa: la visibilità all’interno dei modelli linguistici (LLM) è diventata di fondamentale importanza.
Ignorarla non è un’opzione. Comprendere come farsi “notare” da queste nuove intelligenze, senza perdere di vista le solide basi della SEO, è la vera sfida.
Affinché il tuo brand venga citato dalle IA (ChatGPT, Gemini, Perplexity e compagnia) devi rivolgerti a un’agenzia SEO data-driven aggiornata che sappia come muoversi, al di là delle vecchie logiche di posizionamento.
Il tuo consulente SEO deve capire le “personalità” delle diverse IA, quali fonti prediligono, come si comportano gli utenti che arrivano da lì, e come bilanciare tutto questo con la “vecchia” SEO.
Vedilo un po’ come psicologo dell’IA, un po’ stratega dei contenuti, un po’ analista di dati.
Non improvvisarti, bensì affidati a esperti del settore, così potrai concentrarti sul far crescere la tua azienda, produrre i tuoi beni, erogare i tuoi servizi e dedicarti a compiti più creativi.
Perché, alla fine della fiera, il tuo obiettivo è sempre lo stesso: più visibilità, più clienti, più vendite.
E in questo nuovo panorama, un bravo esperto SEO è ciò che ti serve per non perderti.
Se vuoi iniziare a ragionarci su, scrivimi qui.
Essere citati dalle IA oggi vale quanto essere ben posizionati ieri: Domande & Risposte
Quali fonti preferiscono le diverse intelligenze artificiali generative?
ChatGPT-4o predilige fonti autorevoli come Wikipedia, Reuters e il Financial Times. Gemini è più eclettico, apprezza blog, news e YouTube. Perplexity valorizza contenuti esperti e siti di nicchia, mentre Google AI Overviews attinge da Reddit, blog aziendali e forum come Quora.
I blog aziendali possono essere citati dalle IA?
Sì, soprattutto se offrono comparazioni oggettive, contenuti informativi e ben strutturati. Le IA come Gemini, Perplexity e Google AI Overviews apprezzano i blog aziendali che forniscono valore reale e non si limitano all’autopromozione.
Il traffico dai chatbot IA converte più di quello organico tradizionale?
Dipende dal settore. Secondo SALT.agency, il traffico organico tradizionale genera ancora più conversioni nella maggior parte dei casi. Tuttavia, gli LLM sono sempre più efficaci nella fase di ricerca e informazione, influenzando le decisioni degli utenti anche se non generano click immediati.