Appunti  

Performance SEO dei contenuti generati con AI: cosa sappiamo?

Se non calibri bene l’uso di AI per i contenuti che crei rischi di sommergere il tuo sito in un mare di irrilevanza.

Pensare di scalare le classifiche di Google semplicemente schiacciando un pulsante per generare contenuto con AI è come sperare di vincere la maratona di New York usando un segway (comodo, sì, solo che alla fine ti squalificano!). 

Prima di affidarti ciecamente alla tecnologia per produrre contenuti, è bene ragionare su come l’IA possa trasformarsi davvero in un’opportunità per potenziare il tuo posizionamento SEO, senza cadere nella trappola dello spam indiscriminato.

Qui, attraverso la mia esperienza e i dati di alcuni case study, ti mostrerò come e perché l’IA può davvero diventare la tua migliore amica per scalare i ranking di Google, ma ti anticipo subito che c’è un solo modo per riuscirci: usarla per potenziare la tua capacità di dare reale valore al mercato piuttosto che aggiungerti alla già infinita mole di “fuffa digitale” in circolazione.

Quello che vuole Google dal tuo sito non è altro spam

Ricordo quando qualcuno scoprì che si poteva sperare di raggirare Google rimpinzando gli articoli di parole chiave fino all’inverosimile, e così tutti si misero a fare keyword stuffing.

Tempo dopo qualcuno capì che si poteva provare a simulare l’autorevolezza di un sito manipolando il suo profilo backlink, i collegamenti esterni. E così tutti si misero a comprare link a casaccio, facendo più che altro danni al proprio sito web (invece che scegliere bene un servizio di link building).

Ora è arrivata l’IA generativa, e, manco a dirlo la nuova trovata geniale è che tutti hanno iniziato a generare massivamente contenuti con l’IA – anche a scopi SEO.

D’altronde sono questi i tempi che corrono: si è calcolato con un sondaggio che oltre il 55% dei marketer già usi stabilmente contenuto generato con IA sui propri canali e sono stime in crescita.

Aspetta però, prima che pensi “eccone n’altro che sta per raccontarmi come l’IA sia cattiva e ci ruberà il lavoro”…

DISCLAIMER

Questo articolo non è stato realizzato con lo scopo di demonizzare l’intelligenza artificiale e/o il suo utilizzo per generare contenuti.

Giusto perché tu lo sappia, sono un Consulente SEO nonché grande smanettone. AMO tutto ciò che è tech e sono stato un’early adopter di qualsiasi amenità il settore abbia partorito.

Quando è uscito chatGPT, ad esempio, ero là diciamo “in fila con la tenda dalle 4 del mattino”, tipo quelli che aspettano il rilascio del nuovo iPhone davanti agli store americani.

Dunque, semplicemente, quello che non trovo molto furbo a livello strategico in tema di IA generativa e SEO, è il ragionamento che hanno fatto tanti marketers e imprenditori (forse pure troppi) che riassumo in questi cinque punti:

  1. Per scalare con la SEO devo fare i contenuti
  2. Fare contenuti costa tempo e fatica
  3. I miei competitor stanno scalando la produzione di contenuti con IA
  4. L’IA può fare anche per me articoli gratis e in poco tempo
  5. Chemmefrega, mo’ mi faccio scrivere tutto da chatGPT anch’io

Tutto molto bello, ma poi qualcuno si è fermato a valutare i risvolti di questa scelta?

Io sì, e ho visto accadere quello che succede sempre quando si fa la pensata tipica del “tanto Google non se ne accorge”: è arrivato l’update che ha cancellato dall’indice decine di siti palesemente pieni di contenuto spam generato da IA, mentre centinaia di altri domini sono in questa situazione di lento e costante declino:

situazione siti che hanno spammato contenuto IA

Sai, se mi fermo a pensare, potrei continuare ancora per molto con l’elenco di tutti i modi in cui la gente ha provato a fregare Google, ma la domanda è: ha senso?

Voglio spiazzarti e ti dico: forse in qualche caso sì.

Ad esempio nel caso di quei markettari borderline che negli anni hanno sfruttato la SEO per operazioni mordi e fuggi spammose del tipo:

  1. Mi affilio a qualche nuovo integratore alimentare che va forte nel mercato USA e che presto arriverà in Italia;
  2. Lancio 10 domini a tema alimentazione dove spingere l’integratore con i miei affiliate link;
  3. Uso tutte le pratiche zozzone della SEO che più zozzone non si può (tipo roba black hat SEO se non peggio) per rankare;
  4. Ecco che arrivo di botto in top 3 per un mare di keyword e il sito comincia a monetizzare che è una bellezza;
  5. Toh guarda, dopo 3 mesi Google ha cancellato tutti i miei siti dall’indice, ma non mi frega perché intanto ho incassato 30k.

Si ecco, se nel frattempo non ti hanno anche arrestato per spaccio di prodotti illegali non approvati dal ministero della salute, fantastico: hai incassato bene, i tuoi siti non esistono più, però sei pronto a ricominciare dal punto 1.

Ma io qui parlo a te che fai l’imprenditore e sei nel mercato per costruire un retaggio serio, qualcosa di solido, legale e soprattutto DURATURO nel digital, a partire proprio dal tuo sito web.

Concorderai con me che anche solo il pensiero di vincere perché hai trovato un temporaneo angolo cieco nei meccanismi di un motore di ricerca non fa per te. 

Anche perché non importa il tipo di stratagemma utilizzato, alla fine Google ti becca… SEMPRE!

meme su contenuto IA e performance SEO

Ma prima di trarre conclusioni definitive su se dovresti oppure no usare il contenuto generato con IA sul tuo sito (e in che modo e in che misura), è di rigore guardare a ciò che accade nei fatti quando lo si impiega massicciamente e senza pudore.

Il caso di “Rapina SEO” che spiega perché il problema non è il contenuto IA ma l’uso che se ne fa

Da quando c’è stato il boom di chatGPT e dell’IA generativa, non si contano gli esperimenti e i test che sono stati fatti un po’ da tutti quelli che si occupano di digital.

Io ovviamente ho fatto la mia parte su alcuni progetti personali, tuttavia c’è stato un caso che mi ha fatto davvero alzare il sopracciglio e ha alzato un polverone grosso nel settore. Sto parlando di quella vicenda divenuta nota col nome di ”Rapina SEO”.

Si tratta di un caso che voglio raccontarti anche perché è davvero rappresentativo di quello che accade a moltissimi siti che hanno “giocato” con contenuti auto-generati da IA un po’ troppo (e male).

Il nome di Jake Ward potrebbe non dirti niente, ma è quello di un SEO che è diventato famoso per essere riuscito a dirottare 3,6 milioni di visite nell’arco di 18 mesi verso il sito di un suo cliente “rubando il traffico” direttamente a un competitor grazie al contenuto generato con AI.

Come diavolo ha fatto?

  • Per prima cosa Jake ha studiato come produrre automaticamente contenuti con l’IA;
  • Poi ha scaricato l’intera lista di indirizzi delle pagine di un sito competitor elaborandone titoli per nuovi articoli in modo automatico;
  • Da quei titoli in poco tempo ha tirato fuori 1800 articoli, riuscendo ad attirare l’attenzione di Google dal sito di partenza verso quello del suo cliente;
  • A 3 mesi di distanza il sito aveva già più che raddoppiato il traffico e, nel frattempo, sono cresciute di molto anche le vendite.

Beh, qualcuno direbbe: cavolo sto Jake Ward è un genio! Però aspetta di sapere come è finita la storia prima di fiondarti ad auto-generare contenuti come se non ci fosse un domani.

Guarda questo grafico e capirai subito dove voglio arrivare:

crollo di un sito con contenuto IA di tipo spam

La curva di crescita che vedi è da godimento puro, poi però il sito ha fatto ** puff **

A un certo punto il traffico guadagnato in oltre un anno di “rapina” si è volatilizzato nel giro di meno di 30 giorni: il sito che ne aveva beneficiato è tornato ad essere il nulla assoluto.

C’è voluto un po’, ma quando gli algoritmi di big G si sono accorti che le pagine erano tutte di scarsissima qualità sono arrivati i bombardamenti a tappeto.

Mi domando cosa avrà raccontato quel geniaccio di Jake al suo cliente quando il suo sito aziendale a un certo punto è sparito dall’indice di Google 🤔.

TU: “Eh Rob, ma sai quanti soldi ha fatto nel periodo in cui ha preso tutto quel traffico”

IO: “Eh certo, ma sai quante possibilità hai di recuperare il tuo sito aziendale dopo che lo hai riempito sostanzialmente di spam? E come la mettiamo con il danno di immagine e di reputazione subito?”

I social negli ultimi tempi sono stati inondati da storie di bruciante successo SEO basate su IA generativa. Spesso sono storie raccontate da qualcuno che ha da vendere il tool di automazione di turno o qualche strategia SEO nuova di pacca iper-performante che se non la provi subito ti muore il gatto etc…

Il punto è che quasi sempre però tutto si risolve come nel caso che ti ho raccontato:

  • Un pump iniziale allucinante (dettato soprattutto dalla grande quantità di contenuti pseudo-ottimizzati SEO sparati nel sito in poco tempo);
  • E poi un tonfo clamoroso a qualche settimana o qualche mese (se ti va bene) di distanza.

Ma quindi, se la situazione è questa, non c’è speranza? Non si deve usare il contenuto generato con intelligenza artificiale sul proprio sito web, pena la sparizione dall’indice?

Tranquillo, come in tutte le cose è il giusto mezzo che fa la differenza e nel prossimo paragrafo ti spiegherò esattamente quello che ho imparato nella mia esperienza sulle performance SEO del contenuto IA.

Contenuto auto-generato e SEO secondo la mia esperienza

Premessa: temo a volte di suonare come una specie di fan-boy di Google pronto a celebrare qualsiasi novità o decisione piova dall’alto di questo monopolista del mercato search.

Le cose non stanno proprio così. Spesso mi sento profondamente critico delle scelte di Google. Spesso vedo le idiozie che certi aggiornamenti di algoritmo causano e mi indigno. 

Ma nonostante ciò, da consulente SEO devo preoccuparmi anzitutto del successo dei miei clienti e quindi so bene che l’unica scelta possibile non sono le lamentele verso l’azienda Alphabet, ma studio e adattamento alle linee guida di big G.

E per fortuna, qualche volta, Google dice anche abbastanza chiaramente quello che si aspetta di trovare su un sito web e come esige che vengano creati i contenuti.
È per questo che ci tengo a ricordare che il paradigma della creazione di contenuto (da parte di umani, IA o tutte e due insieme) non è cambiato e si basa sempre sull’E-E-A-T (esperienza, competenza, autorevolezza, affidabilità):

linee guida di Google sul contenuto generato con IA

In altre parole, è Google stesso a suggerire che non gli interessa come il contenuto venga prodotto e da chi, l’importante è che siano presenti alti standard qualitativi al suo interno:

“Our focus on the quality of content, rather than how content is produced, is a useful guide that has helped us deliver reliable, high quality results to users for years”

Danny Sullivan

Dunque, se sei lì a chiederti che fine farà il tuo sito se dovessi decidere di scalarne il posizionamento SEO con l’aiuto di AI, voglio dirti che gli scenari possibili sono solo 2:

🔎SCENARIO🤔CONSEGUENZE
Ache tu produca contenuto massivamente o meno, se userai IA generativa per produrre cose a caso invece di articoli di qualità è molto probabile che rimarrai per sempre irrilevante sui motori di ricerca.
Bpuoi scegliere di usare l’IA per aumentare il valore dei contenuti che produci e la velocità dei processi di cura del tuo sito web a 360°. Ma devi farlo creando un sito che venga percepito come un qualcosa che aggiunge valore al web invece dell’ennesima piattaforma che è lì solo per provare a grattare via quattro soldi dal mercato.

L’IA generativa non è perfetta e non sappiamo nemmeno se lo sarà mai. I contenuti auto-generati senza supervisione umana e buttati lì “tanto per” in un sito web hanno un sacco di problemi:

  • Fonti non verificate;
  • Frasi banali e ripetitive;
  • Sintassi da scuola elementare;
  • Errori grammaticali;
  • Informazioni errate e spesso fuorvianti per l’utente.

Alla lunga, per restare competitivo nell’era dell’intelligenza artificiale e vincere la maratona del posizionamento, dovrai imparare a lavorare CON l’IA, non a farla lavorare da sola. 

Perché da sola l’IA non ha proprio niente da dire.

Aggiungo, infatti, che in ambito SEO la dicotomia tra contenuto generato con IA e non è assolutamente falsa. Perché quando un contenuto è di qualità (pensato per le persone e non per i motori di ricerca), e cioè quando un contenuto risolve davvero un problema per l’utente con profondità di vedute, unicità e intrattenimento…

Beh sfido qualsiasi algoritmo a penalizzare roba di questo tipo a prescindere da chi e come l’abbia creata.

Alla fine, il risultato dipende da te e dal tipo di impegno che decidi di mettere nel tuo sito aziendale. Puoi sempre provare a prendere il segway per correre la maratona, sperando che nessuno se ne accorga, ma come hai compreso sono altissime le probabilità che Google ti buchi le ruote…

In alternativa, puoi scegliere di iniziare a preparare il tuo sito alla maratona del posizionamento con un programma serio, strategico e ottimizzato alla perfezione lato budget. E se non ti senti pronto ad affrontare la preparazione da solo, sappi che in quanto consulente SEO potrei aiutarti io.

Non per dire, ma sono oltre 10 anni che alleno siti web per renderli competitivi quanto un corridore Keniano alla maratona di Roma 😉.

🏆 Take Aways…

  1. La qualità dei contenuti generati dall’IA è essenziale per la SEO. Se vuoi che il tuo sito si classifichi bene, assicurati che l’IA produca contenuti che rispettino gli standard di originalità, precisione e utilità, fondamentali per soddisfare i criteri di Google E-E-A-T.
  2. L’AI deve essere guidata con intelligenza. Non basta attivare un generatore di contenuti AI e aspettarsi grandi risultati. È necessario dirigere l’IA con una strategia chiara, assicurando che i contenuti generati siano pertinenti, ben ottimizzati per le parole chiave target e in linea con le aspettative del tuo pubblico.
  3. Monitoraggio e adattamento sono cruciali. Come con qualsiasi strategia SEO, i contenuti generati dall’IA devono essere costantemente monitorati per vedere come performano nei motori di ricerca. Analizza i dati di traffico, le conversioni e il posizionamento delle parole chiave per regolare e perfezionare l’approccio.
  4. L’integrazione umana non può essere sostituita. Nonostante l’efficienza dell’IA, la supervisione umana è irrinunciabile per garantire la rilevanza e l’engagement del contenuto. Una revisione umana può arricchire i contenuti AI, assicurando che mantengano un tono autentico e siano privi di errori che solo un occhio umano potrebbe notare.

Roberto Serra

Mi chiamo Roberto Serra e sono un digital marketer con una forte passione per la SEO: Mi occupo di posizionamento sui motori di ricerca, strategia digitale e creazione di contenuti.

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