Due anni di dati raccolti da One Little Web svelano chi sta trionfando (e chi arranca) nella guerra per la tua attenzione (e quella dei tuoi clienti)
📌 TAKE AWAYS
- Tra aprile 2024 e marzo 2025, i chatbot hanno totalizzato 55,2 miliardi di visite, con un incremento dell’80,92% in un solo anno. ChatGPT guida il gruppo con l’86,32% del traffico, ma anche strumenti emergenti come DeepSeek, Grok e Perplexity stanno registrando balzi impressionanti.
- Tuttavia, i motori di ricerca restano imbattibili: nello stesso periodo, Google e soci hanno generato 1,86 trilioni di visite, cioè 34 volte in più rispetto alle IA conversazionali. La crescita esponenziale dei chatbot è evidente, ma non ha ancora scalfito il predominio del search tradizionale.
- I chatbot cominciano a generare traffico qualificato, con tassi di conversione comparabili a quelli del search (6,38% contro 6,29% nel Regno Unito). L’esperienza utente è spesso più ricca: chi arriva da ChatGPT trascorre più tempo sui siti e visita più pagine.
Tra aprile 2024 e marzo 2025 i chatbot IA hanno registrato 55,2 miliardi di visite, ma restano lontani dai 1,86 trilioni dei motori di ricerca.
Google domina con l’87,57% del traffico e integra l’IA per mantenere la leadership.
I chatbot, però, iniziano a generare traffico utile e conversioni.
Pensa a un epico incontro di pugilato, tipo Apollo Creed contro Rocky Balboa:
a un angolo del ring, il campione indiscusso, il peso massimo che da decenni domina la scena, Google, con al suo seguito una schiera di motori di ricerca più o meno noti.
Dall’altra, lo sfidante emergente, agile, ipertecnologico e con un ego grande come una rete neurale: ChatGPT e la sua gang di intelligenze artificiali conversazionali.
Chi sta attirando più sguardi, più click, più traffico?
Uno studio condotto da OneLittleWeb che ha analizzato un oceano di dati raccolti tra aprile 2023 e marzo 2025, ci offre una fotografia piuttosto nitida, e per certi versi sorprendente, di questo duello all’ultimo click.
E, te lo spoilero, non è esattamente come ce la raccontano i titoloni urlati di certi siti.
L’ascesa (quasi) inarrestabile delle IA più logorroiche
Partiamo dai numeri che fanno più rumore:
i chatbot IA hanno visto le loro visite schizzare alle stelle, con un incremento annuo dell’80,92% tra aprile 2024 e marzo 2025, totalizzando la bellezza di 55,2 miliardi di visite.
Un numero che fa girare la testa, vero?
Sembra quasi che tutti, dalla nonna al nipotino smanettone, si siano messi a interrogare queste nuove IA.
Pensa a ChatGPT, il leader indiscusso del settore: da solo, si è pappato l’86,32% di questa torta di traffico, con 47,7 miliardi di visite nel periodo aprile 2024 – marzo 2025, un balzo del 67,09% rispetto ai 28,5 miliardi dell’anno precedente, secondo Semrush.
In pratica, quando si pensa a un chatbot, si pensa a ChatGPT.
Ma non è l’unico a festeggiare.
Alle sue spalle, stando al report di OneLittleWeb, c’è un vero e proprio fermento.
DeepSeek ha messo a segno una crescita che definire “sbalorditiva” è un eufemismo: parliamo di un +113.007% di visite (passando da 1,5 milioni a 1,7 miliardi!).
E che dire di Grok, la creatura di Elon Musk?
È passato da 61.200 visite a ben 216,5 milioni, con un incremento del 353.787%.
Numeri da capogiro che lo posizionano come il secondo chatbot con la crescita più rapida.
Seguono a ruota altri nomi che stanno diventando familiari: Perplexity (+243,74%, arrivando a 1,3 miliardi di visite), Claude di Anthropic (+383,44%, toccando quota 1,2 miliardi) e Microsoft Copilot, che grazie alla sua integrazione nell’ecosistema Microsoft, ha visto un’impennata del 1038,72%, raggiungendo 920,4 milioni di visite.
Quindi, la ricerca targata Google è morta e sepolta?
Dobbiamo convertirci tutti alla religione dei prompt?
Aspetta, fermo lì!
Google è morto? Lunga vita a Google!
Se i chatbot sono i nuovi rapper scatenati, i motori di ricerca tradizionali sono la rock band navigata che, nonostante qualche capello bianco, riempie ancora gli stadi.
Nello stesso periodo preso in esame da OneLittleWeb (aprile 2024 – marzo 2025), i primi 10 motori di ricerca hanno totalizzato la cifra mostruosa di 1,86 trilioni di visite (1.860 miliardi, per dirla all’italiana).
C’è stato un lievissimo calo, quasi impercettibile, dello 0,51% rispetto all’anno precedente, ma parliamo di una montagna di traffico che fa sembrare i 55,2 miliardi dei chatbot una collinetta.
Mettiamola così:
nonostante la crescita esplosiva, il traffico generato dai chatbot rappresenta ancora solo il 2,96% del traffico totale rispetto ai motori di ricerca.
Per dirla in termini ancora più brutali: i chatbot generano 34 volte meno visite rispetto ai motori di ricerca.
E il re di questa giungla rimane, senza se e senza ma, Google (il quale non ha alcuna intenzione di trasformarsi in chatbot).
Il colosso di Mountain View detiene un impressionante 87,57% del mercato search, con 1,63 trilioni di visite.
Anche confrontando i due campioni, Google e ChatGPT, il divario è abissale: ChatGPT ha circa 26 volte meno visite giornaliere rispetto a Google (185,2 milioni per ChatGPT contro i 4,7 miliardi di Google a marzo 2025).
Sujan Sarkar, co-fondatore di OneLittleWeb, nota come, nonostante un leggero calo generale su base annua, i motori di ricerca abbiano mostrato segni di ripresa nella seconda metà del 2024 e nei primi mesi del 2025.
Questo grazie anche all’integrazione di funzionalità IA, come le AI Overviews o l’integrazione di Copilot in Microsoft Bing.
Bing, a proposito, ha registrato una crescita notevole del 27,77% annuo, raggiungendo 60,1 miliardi di visite, segno che l’intelligenza artificiale può essere un toccasana anche per i “vecchi” motori.
E per quanto riguarda i motori alternativi al solito Google?
Stessa storia per Yandex (+32,65%) e Naver (+34,28%), che prosperano nei loro mercati di riferimento.
Non tutte le vecchie glorie, però, se la passano bene.
Yahoo ha subito un duro colpo, con un calo del 22,5% delle visite, scendendo a 41,3 miliardi.
Anche DuckDuckGo, il paladino della privacy, ha perso un 8,77%, attestandosi a 37 miliardi di visite.
La causa?
Secondo lo studio, una certa lentezza nell’abbracciare e integrare le nuove funzionalità basate sull’intelligenza artificiale.
Ecco, questo è un monito importante che dovrebbe metterti in allerta.
Chi non si adatta, in questo scenario sempre più cangiante e frenetico, rischia di essere lasciato indietro.
E se questi motori perdono utenti, potresti perdere anche tu potenziali clienti che li utilizzavano.
Perciò, non mi stancherò mai di ripetertelo, se vuoi restare visibile e incrementare il tuo pubblico, devi rivolgerti a un’agenzia SEO che faccia fare un vero salto di qualità al tuo business.
Ok, bello studio, ma concretamente, per il mio sito che significa?
Qui entriamo nel vivo della questione.
Come sottolinea Baruch Toledano di Similarweb, l’intelligenza artificiale generativa sta scuotendo il digital marketing dalle fondamenta, soprattutto la SEO.
“È come un terremoto”, dice, “e l’obiettivo è essere tra i sopravvissuti, possibilmente più forti di prima”.
Gli strumenti come ChatGPT stanno cambiando il modo in cui le persone cercano informazioni. Non più solo parole chiave, ma vere e proprie conversazioni.
E Google, che non è certo rimasto a guardare, risponde colpo su colpo con Gemini e l’integrazione dell’IA direttamente nei risultati di ricerca.
La buona notizia, soprattutto se hai un e-commerce, è che i chatbot IA stanno iniziando a mandare traffico qualificato verso i siti (anche se il dibattito a riguardo è bello acceso, come ti dicevo qui).
Toledano riporta dati interessanti: nel Regno Unito, il tasso di conversione (cioè la percentuale di visite che si trasformano in vendite) proveniente dai referral IA è quasi pari a quello della ricerca tradizionale (6,38% vs 6,29% durante le festività natalizie).
E gli utenti sembrano più coinvolti: HomeDepot.com, un colosso USA che vende articoli per la casa, ad esempio, ha ricevuto 2,3 milioni di visite da chatbot, con utenti che passano più tempo sul sito (11 minuti da ChatGPT contro 8 da Google) e visitano più pagine (13,3 vs 11,6).
Questo perché spesso i chatbot indirizzano a pagine prodotto specifiche, frutto di conversazioni più dettagliate.
Capisci che enorme opportunità per il tuo business?
Hai di fronte una potenziale miniera d’oro e l’unico modo per approfittarne è affidarsi a un consulente SEO che aiuti il tuo sito a conquistare le IA.
I Chatbot mandano in pensione i motori di ricerca? No, li stanno trasformando
Non si sa chi porti più conversioni e vendite, tra chatbot IA e motori di ricerca, il dibattito è più vivo che mai.
Qualunque sia la risposta, se vendi prodotti, potresti fregarti le mani.
Tuttavia se il tuo business si basa sulla produzione di contenuti, come quello degli editori, le prospettive sono un po’ più cupe.
Il rischio si chiama “zero-click searches” (con buona pace di Sundar Pichai che minimizza):
l’utente fa una domanda, il chatbot o l’AI Overview di Google gli fornisce una risposta completa e… adios, non c’è bisogno di cliccare su nessun link per approfondire.
Un esempio?
Similarweb e Axios hanno rilevato che il traffico dalla ricerca tradizionale verso i primi 500 siti di news USA è calato di oltre il 15% tra maggio 2024 e febbraio 2025.
Nello stesso periodo, i referral dai chatbot sono esplosi (+2.100%), ma parliamo ancora di volumi irrisori rispetto alla perdita.
Attenzione, però: il problema delle “zero-click searches” non riguarda solo gli editori, ma chiunque faccia affidamento a strategie SEO ormai superate per attirare visitatori.
Anche il tuo blog aziendale, i tuoi articoli informativi, potrebbero soffrire se non ti rivolgi a un consulente SEO aggiornato e al passo coi tempi.
La chiave è risultare interessante e accattivante agli occhi delle IA.
Insomma, la conclusione, per quanto mi riguarda, è netta:
i chatbot IA non stanno sostituendo i motori di ricerca.
Li stanno, piuttosto, trasformando.
I due strumenti sono destinati a convivere, servendo probabilmente usi e utenti differenti.
Le generazioni più giovani (la Gen Z, per intenderci) potrebbero preferire l’approccio conversazionale dei chatbot per determinate ricerche, mentre le generazioni più mature potrebbero continuare ad affidarsi ai motori tradizionali per informazioni più complete e verificate.
I motori di ricerca, dal canto loro, stanno evolvendo, integrando l’IA per offrire esperienze più ricche e personalizzate.
Pensa per esempio alla Deep Research di Perplexity, a Copilot Search, o a Claude che ora naviga sul web.
L’esperto SEO: il tuo Virgilio in questo nuovo inferno (o paradiso) digitale
Te lo dico papale papale: il panorama si sta facendo complesso.
Molto complesso.
Se prima bastava (si fa per dire) un buon posizionamento SEO su Google, ora devi pensare a come i tuoi contenuti vengono interpretati, riassunti e presentati dalle intelligenze artificiali.
Devi affidarti a esperti SEO capaci di comprendere i “prompt” che portano gli utenti da te, come le IA scelgono le fonti, come evitare di essere cannibalizzato dalle “zero-click searches“.
È un lavoro da professionisti, da chi mastica dati e algoritmi ogni giorno.
L’era dell’intelligenza artificiale ha cambiato le regole del gioco, e continuare a giocare con quelle vecchie significa perdere visibilità, traffico e opportunità.
Serve capire da dove arrivano davvero gli utenti: Google non è più l’unica porta d’ingresso, e strumenti come ChatGPT o Perplexity iniziano a spostare equilibri: i chatbot influenzeranno il destino delle aziende comprese la tua, come ti ho scritto qui.
Attualmente non è possibile affermare con sicurezza chi porti più conversioni tra chatbot IA e Google, ma l’una non esclude l’altra, ovviamente!
Il mantra dev’essere diversificare la tua presenza online, senza trascurare nessuna vetrina.
È fondamentale scrivere contenuti che non solo usino le parole giuste, ma che rispondano in modo diretto e utile alle domande reali degli utenti, anche quando quelle domande vengono fatte a un chatbot.
In poche parole: devi conquistare l’algoritmo dell’attenzione (di clienti in carne e ossa, IA e agenti IA!)
Contano la chiarezza, la struttura e soprattutto l’autorevolezza: l’algoritmo, umano o artificiale che sia, privilegia chi dimostra esperienza, competenza e affidabilità. È il momento di costruire una reputazione solida, riconoscibile, capace di farsi notare e citare dalle IA.
Anche il sito deve parlare il linguaggio giusto, con dati strutturati e strumenti aggiornati, così da risultare leggibile e valorizzabile dalle nuove tecnologie.
Il “fai da te”, che già prima era rischioso, ora potrebbe essere una ghigliottina per la tua attività.
L’evoluzione è in corso, le regole del gioco cambiano a velocità supersonica. Chi si muove per tempo, e con le giuste competenze, può trasformare questa “minaccia” in un’enorme opportunità.
Pensaci. Il futuro della tua visibilità online, e quindi del tuo fatturato, potrebbe dipendere da questa scelta. Non farti trovare impreparato: contatta la mia agenzia oggi stesso!
Chatbot o motori di ricerca? Chi sta vincendo la battaglia dei click?: Domande & Risposte
I chatbot stanno sostituendo i motori di ricerca?
No, i chatbot non stanno sostituendo i motori di ricerca, ma li stanno trasformando. I due strumenti tendono a convivere, rivolgendosi a utenti e contesti diversi. I chatbot offrono esperienze conversazionali più interattive, mentre i motori di ricerca tradizionali mantengono una quota dominante del traffico e si evolvono integrando funzionalità basate sull’intelligenza artificiale.
Quanto traffico generano i chatbot rispetto ai motori di ricerca?
Tra aprile 2024 e marzo 2025, i chatbot hanno generato 55,2 miliardi di visite, mentre i primi 10 motori di ricerca hanno totalizzato 1,86 trilioni di visite. Questo significa che il traffico dei chatbot rappresenta ancora solo il 2,96% rispetto a quello dei motori di ricerca, che continuano a dominare la scena.
I referral dai chatbot portano traffico utile ai siti web?
Sì, i dati mostrano che i referral dai chatbot iniziano a generare traffico di qualità. Ad esempio, durante le festività nel Regno Unito, il tasso di conversione dei referral dai chatbot era pari al 6,38%, vicino a quello della ricerca tradizionale. Inoltre, gli utenti provenienti da chatbot tendono a visitare più pagine e restare più a lungo sui siti, segno di un coinvolgimento più profondo.