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Anche Apple si lancia nella bagarre delle AI generazionali con AppleGPT

AppleGPT | Roberto Serra

Apple si unisce alla corsa all’intelligenza artificiale: ecco quello che sappiamo sul suo chatbot segreto

All’interno delle mura di Cupertino sembra stia nascendo qualcosa di grande.

Secondo alcune voci, Apple potrebbe entrare nel gioco dell’intelligenza artificiale con il suo chatbot. Ma nel mezzo della corsa all’AI, non possiamo ignorare le implicazioni fondamentali che ci attendono: privacy dei dati, produzione di contenuti e strategie di marketing sono tutti destinati a essere trasformati.

È tempo di fare un passo indietro e riflettere su cosa significhi per noi e per il futuro del digitale.

Il progetto ‘segreto’ di Apple

In base a delle ‘soffiate’ rilasciate da alcuni dipendenti di Apple (che rimangono anonimi), sembra che l’azienda di Cupertino stia sviluppando un chatbot di intelligenza artificiale utilizzando il suo framework proprietario chiamato Ajax, al fine di creare una sorta di ‘Apple GPT‘. Questa funzionalità, una volta pronta, potrebbe essere integrata direttamente nei sistemi operativi iOS, iPadOS, macOS e watchOS, senza bisogno di scaricare un’app di terze parti.

E, se si rivelasse tutto vero (cosa molto, molto probabile, vista la ‘corsa alle AI’ iniziata dalle maggiori aziende del mondo digitale negli ultimi mesi), ecco che OpenAI, Microsoft e Google si ritroverebbero tra i piedi un altro, potente, competitor in tema di intelligenza artificiale generativa. E l’ingresso di Apple in questo mercato potrebbe avere un enorme impatto nel modo in cui gli utenti interagiscono con le AI.

Ora, sappiamo benissimo che l’azienda guidata da Tim Cook non è affatto estranea all’inserimento di intelligenze artificiali nei suoi prodotti:

  • c’è Siri, assistente virtuale lanciato nel 2011 che, ricordo molto bene, venne accolto con un misto di meraviglia e inquietudine. Perché, d’altronde, nasceva da un progetto militare sviluppato dalla DARPA, la Defense Advanced Research Projects Agency, per aiutare gli ufficiali nella pianificazione e organizzazione delle informazioni strategiche;
  • c’è Face ID, un sistema di autenticazione facciale che utilizza una combinazione di hardware e software, inclusa l’intelligenza artificiale, per riconoscere il volto dell’utente e consentire lo sblocco del dispositivo o l’autorizzazione per altre funzionalità;
  • c’è QuickType, che utilizza l’intelligenza artificiale per suggerire parole, frasi e emoji mentre si digita su tastiere iOS o macOS;
  • e tanti altri ancora.

Insomma, Apple non è l’ultima arrivata in ambito di AI in generale. Ma è in netto ritardo rispetto alle intelligenze artificiali generative sotto forma di chatbot, quelle di cui, con l’avvento di ChatGPT e dei vari Bing AI e, recentemente, Bard, parlano ormai tutti in preda a euforia e timori apocalittici.

Un ritardo che, a quanto pare, sta per essere colmato.

Sembra che la Apple stia sviluppando un chatbot di intelligenza artificiale utilizzando il suo framework proprietario chiamato Ajax, al fine di creare una sorta di ‘Apple GPT’

L’Incertezza riguardo ad AppleGPT: raccolta dei dati e preoccupazioni sulla Privacy

Questa notizia può essere affrontata sotto tanti punti di vista: potremmo parlare di come ha impattato sui titoli dell’azienda, spingendoli al rialzo nel momento in cui è stata rilasciata, oppure di come stanno reagendo i fan della Apple nel venire a conoscenza di questa grande news.

A mio parere, però, una delle domande che dobbiamo porci è la seguente: nel momento in cui Apple sarà pronta a partire con il suo chatbot, come si comporterà dal punto di vista della raccolta delle informazioni necessarie per l’addestramento dell’AI? Quanto sarà ‘aggressiva’ la privacy policy di Cupertino in questo frangente?

Ancora non abbiamo una risposta definitiva.

Certo è che Tim Cook ha dichiarato di prestare la massima attenzione all’importanza di una regolamentazione seria in ambito di intelligenze artificiali. E lo ha fatto in particolare nel corso di un’intervista su Good Morning America che puoi visionare tu stesso qui sotto.

Cook ha parlato delle preoccupazioni di Apple relative ai rischi per la disinformazione e la distorsione delle notizie in un web dominato dalle AI. Ha affermato di prendere in seria considerazione i timori della popolazione e dei leader mondiali circa l’impatto sul mondo del lavoro e sulla vita quotidiana di questa nuova tecnologia. Timori che, talvolta, assumono una connotazione apocalittica.

Rischi legati alle intelligenze artificialiEntità del rischio
Manipolazione e disinformazione👿 👿 👿 👿 
Minaccia alla privacy👿 👿 👿 👿 
Dipendenza eccessiva dalle AI👿 👿 👿 
Perdita di posti di lavoro👿 👿 👿 
Bias nei dati di addestramento👿 👿 
Discriminazione algoritmica👿 
I rischi legati alle AI generative | Roberto Serra

E di fronte a tutto questo sottolinea la necessità di linee guida etiche e legali per governare l’impiego delle AI. Un’affermazione che ci porta a pensare che, considerata la sensibilità nei confronti del tema dell’utilizzo etico dell’intelligenza artificiale apparentemente mostrata da Cook, Apple potrebbe scegliere un approccio ‘dolce’ nei confronti della raccolta di dati al fine di addestrare il suo chatbot, non il ‘far west’ imposto da Google.

Tuttavia, è anche vero che l’attuale privacy policy che regola Siri e Dictation indica che le AI alla base di queste funzionalità vengono addestrate attraverso le informazioni ricavate dagli utilizzatori delle stesse funzionalità. E tali dati vengono conservati talvolta per alcuni anni nei server di Apple.

Insomma, l’interrogativo sorge spontaneo:

  • questa marea di informazioni raccolte in favore dello sviluppo di Siri e Dictation verranno, forse, utilizzate anche per l’addestramento di AppleGPT?
  • E, se così fosse, quale controllo avrebbero su questi dati le persone stesse che li hanno prodotti?
  • Moriremo tutti?  😂 

Tante domande che troveranno una risposta nel momento in cui Apple fornirà tutti i particolari sul nuovo progetto.

AI nel marketing: come sfruttarla a nostro vantaggio senza perdere l’umanità

E così abbiamo l’ennesima AI generativa sviluppata dalle Big Tech che va a posizionarsi accanto ai vari ChatGPT, Bard e compagnia bella. E si tratta di una strada che sarà percorsa da un numero crescente di business che, così come Apple, non potranno fare a meno di lanciarsi nello sviluppo di intelligenze artificiali personalizzate per i propri progetti e in linea con le proprie strategie aziendali e con le esigenze dei propri utenti. E noi ci ritroveremo le AI dappertutto, nel nostro frigorifero, nella sveglia di casa, nelle nostre auto.

Ma, in qualità di consulente SEO, la mia mente non può che focalizzarsi su quelle che saranno le conseguenze al livello di digital marketing. Ed è innegabile che la corsa alle AI contribuirà a rendere il web sempre più denso di articoli, post, contenuti e, in generale, informazioni di ogni sorta.

Bene, in quel momento, anzi in questo, perché è già arrivato e ci siamo ormai dentro fino al collo, la tentazione di delegare qualsiasi compito all’intelligenza artificiale sarà una brutta bestia da combattere. Perché già tante aziende stanno ‘creando’ (nota le virgolette) i loro contenuti lasciando tutto in mano alle AI. E non è questa la strada giusta da percorrere.

Vedi, per quanto le AI stiano rivoluzionando il web, il paradigma nel digital marketing rimane lo stesso: dare agli utenti ciò di cui hanno bisogno e costruire un rapporto autentico con loro. Le intelligenze artificiali possono essere potenti strumenti per creare contenuti rapidamente e in gran quantità, ma il rischio è che tali contenuti diventino banali, privi di personalità e, soprattutto, di rilevanza per chi ne usufruisce.

Qui la chiave del discorso è considerare l’AI come quello che è, vale a dire uno strumento. E uno strumento è fatto per essere utilizzato, non per utilizzare. È questo il concetto attorno al quale deve gravitare l’uso intelligente e umano delle AI, un concetto che ho analizzato più a fondo durante il mio intervento al TEDxLegnano e che puoi visionare qui sotto.

Per cui, il consiglio che mi sento di darti è: se vuoi sfruttare l’intelligenza artificiale per il tuo business, e faresti bene a farlo viste le sue grandi potenzialità, fallo al fine di moltiplicare quello che già fai, non per sostituirlo con ciò che decide lei. Sei tu che devi usarla e non il contrario.

Sfruttala per potenziare quello che offri, per ottimizzare i processi, ma tieni sempre tu in mano le redini del tuo progetto, con un occhio attento alla qualità e alla pertinenza di ciò che fai e di quello che lei fa per te.

In conclusione

Lo sviluppo di un chatbot di intelligenza artificiale da parte di Apple è sicuramente un passo significativo per l’azienda di Cupertino. Se ciò si rivelerà vero, la ‘mela’ si unirà alle altre grandi aziende del settore nell’affrontare la sfida delle AI generative.

Tuttavia, questo nuovo progetto solleva importanti interrogativi riguardo alla privacy e all’utilizzo dei dati necessari per addestrare l’intelligenza artificiale. Sebbene Tim Cook abbia dimostrato una certa sensibilità verso la regolamentazione delle AI, resta da vedere quale approccio verrà adottato nella raccolta e nell’uso delle informazioni per addestrare il chatbot.

La presenza sempre più pervasiva delle AI generative comportano una tentazione di delegare completamente ai sistemi automatizzati la produzione di contenuti, ma questo aumenta il rischio di perdere autenticità e rilevanza per gli utenti. Di contro, la strada da seguire consiste nel vedere l’intelligenza artificiale come uno strumento da utilizzare per potenziare ciò che già viene offerto, senza perdere di vista il controllo e la cura della qualità dei contenuti.

In un panorama digitale in costante evoluzione, il consiglio per i business è quello di sfruttare le potenzialità delle AI in modo oculato, mantenendo sempre una guida umana per garantire contenuti autentici, pertinenti e di valore per gli utenti. Solo così l’integrazione di queste nuove tecnologie potrà essere un vantaggio per l’azienda e i suoi clienti.

🏆 Take Aways…

  • Apple sta sviluppando un chatbot di intelligenza artificiale, denominato AppleGPT, utilizzando il framework Ajax. Questo chatbot potrebbe essere integrato direttamente nei sistemi operativi iOS, iPadOS, macOS e watchOS, senza bisogno di un’app di terze parti.
  • L’ingresso di Apple nel mercato delle intelligenze artificiali generative potrebbe rappresentare una minaccia per i competitor come OpenAI, Microsoft e Google. Ciò potrebbe avere un impatto significativo sul modo in cui gli utenti interagiscono con le AI.
  • C’è incertezza riguardo alla raccolta dei dati necessari per addestrare AppleGPT e preoccupazioni sulla privacy dei dati degli utenti. Tim Cook ha sottolineato l’importanza di una regolamentazione seria per l’utilizzo delle AI e ha riconosciuto i timori riguardo agli impatti sulla disinformazione e sul mondo del lavoro.
  • Nel marketing, l’uso delle intelligenze artificiali deve essere bilanciato per mantenere autenticità e rilevanza nei contenuti offerti agli utenti. Le AI possono essere potenti strumenti per creare contenuti, ma devono essere utilizzate in modo da potenziare ciò che già viene offerto, senza sostituirlo completamente con decisioni automatizzate.
  • Il consiglio per i business è di utilizzare l’intelligenza artificiale in modo oculato, mantenendo sempre il controllo e la cura della qualità dei contenuti. Le AI possono essere un vantaggio se integrate con intelligenza umana per offrire esperienze autentiche e di valore per gli utenti.

Roberto Serra

Mi chiamo Roberto Serra e sono un digital marketer con una forte passione per la SEO: Mi occupo di posizionamento sui motori di ricerca, strategia digitale e creazione di contenuti.

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