Viene messa in atto per migliorare il posizionamento di un sito su Google e si basa su una serie di attività che puntano a incrementare artificialmente le principali metriche di dominio.
Nell’ambito dell’ottimizzazione SEO il termine ‘link building‘ si riferisce a una pratica di ottimizzazione off-page (svolta dunque all’esterno del nostro sito web) che mira a ottenere collegamenti da siti esterni (i cosiddetti ‘backlink’) in favore di un sito, con l’obiettivo d’incrementarne l’autorevolezza agli occhi dei motori di ricerca affinché questi ne migliorino il ranking.
Pensare di posizionarsi su Google senza conoscere la link building è come salire sul ring dei pesi massimi ignorando che quel tipo che ti fissa fa Tyson di cognome e da lì a poco potrebbe darti qualche problemino… (“C’è un errore, passavo di qui per caso, voglio la mamma!”)
Quando si improvvisa, guadagnare link in ingresso oltre a essere complesso risulta anche terribilmente rischioso perché espone il sito a terribili penalizzazioni.
Se hai a che fare con Google, e magari vuoi convincerlo a darti più visibilità, capire nel concreto cos’è la link building può aiutarti a comprendere il campo di gioco, fare scelte consapevoli, e guadagnare terreno rispetto ai tuoi obiettivi.
Ci siamo? Andiamo!
Perché la link building è così importante?
Sin dalla sua nascita, nel 1998, l’obiettivo di Google è sempre stato quello di offrire la migliore esperienza d’utilizzo agli utenti restituendo risposte ottimali per ogni parola chiave inserita.
All’interno delle sue classifiche i siti web vengono valutati non solo rispetto al loro contenuto, ma anche in funzione della loro autorevolezza, la quale viene calcolata in gran parte in base al numero e al tipo di backlink ricevuti.
Volendo fare un paragone, ogni backlink può essere visto come un voto o una raccomandazione per il sito che lo riceve. Tuttavia, non tutti questi ‘voti’ hanno lo stesso valore. Più sono alte l’autorità e la rilevanza tematica del sito linkante, migliore sarà la spinta che il link è in grado di dare al sito.
Tipo di link building | Siti ospitanti | Efficacia |
---|---|---|
Link building editoriale | Siti di News | Ottima |
Guest posting | Blog e siti partner | Buona |
Pubblicazioni Web 3.0 | Medium, Google Docs etc… | Discreta |
Listing | Aggregatori e directory | Scarsa |
Come si fa la link building e perché ne abbiamo ancora bisogno per posizionare i nostri siti web.
Sebbene concetti come EAT (acronimo di Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness, ovvero competenza, autorevolezza e affidabilità), insieme a quelli di semantica ed entità, trovano sempre più spazio tra i segnali di ranking, è certamente innegabile che i backlink restano ancora oggi un importante fattore per il posizionamento delle pagine su Google. L’intero Internet, d’altronde, è ancora costituito principalmente da link e, per quanto si parli tanto di metodi di connessione differenti, pensiamo ad esempio al metaverso, oggi come ieri il ruolo dei backlink è ancora quello di sorreggere il web permettendo ai siti d’essere trovati.
Fare link building in maniera proficua è tutto fuorché semplice, perché se i link fossero facilmente manipolabili Google come motore di ricerca perderebbe credibilità e utenti, innescando una pericolosa diminuzione dei suoi introiti pubblicitari. Negli anni, dunque, la sua capacità di individuare questo tipo di attività si è evoluta di pari passo con tutto il resto.
In passato, quando questa disciplina portava risultati più in funzione della quantità che della qualità, se n’è abusato non poco, perlomeno sino all’arrivo di Google Penguin che ne cambiò inevitabilmente le sorti per sempre.
Parliamo di un update incredibilmente rilevante, tanto da rendere impossibile ignorarlo qualora s’intenda comprendere a pieno cosa sia la link building. Per intenderci, si tratta di un filtro antispam, diventato parte dell’algoritmo principale di Google nel 2012, che si concentra sulla ricerca e la penalizzazione degli schemi di link non naturali.
Se prima di Penguin poteva essere funzionale ‘spammare’ (letteralmente) un sito attraverso ogni sorta di link per vederlo scalare nelle classifiche, a seguito di questo importante Update tale pratica conduce verso una sicura penalizzazione, cancellandolo per sempre dalle risposte del motore di ricerca.
Quindi, come si fa la link building?
‘Fare link building‘ significa acquisire link in ingresso verso il nostro sito giusto?
Sì, dirai… e invece no!
Perché, ad esempio, quando parliamo di tiered link building (e ti garantisco che si fa e come), non ci riferiamo ai link acquisiti direttamente dal nostro sito, ma a quelli inviati alle pagine che a loro volta si collegano al nostro portale.
Mal di testa? Seguimi, è semplice.
Se è vero che il sito ‘A’ guadagna autorevolezza se linkato dal sito ‘B’ è anche vero che più il sito ‘B’ è forte, tanto meglio performerà il sito ‘A’.
Corretto?
Se sei d’accordo, allora capirai che ha senso inviare link, in una certa misura, anche al sito ‘B’.
Avendo già trattato nel dettaglio l’argomento in questo articolo, non intendo approfondirlo troppo, ma se sei un imprenditore e vuoi valutare la messa in atto di una campagna di link building, puoi trovare tutte le risposte alla domanda “Come fare una campagna di link building?” su questa pagina.
Se invece sei un tecnico e vuoi approfondire l’argomento, ti consiglio la lettura dei questi 3 approfondimenti:
- Guida alla scelta e all’uso dei migliori anchor text per la link building (esempi inclusi).
- Tier 2 link building: come si fa, cos’è e come sfruttarla per migliorare il ranking delle pagine su Google.
- Le peggiori tecniche di Link Building.
Quanto costa oggi la link building?
Come attività la link building va inserita tra quelle ricorrenti e generalmente i suoi costi vengono calcolati sulla base di tre fattori:
- la competizione presente nel mercato;
- le attività svolte dal consulente SEO che mensilmente si occupa di produrre i contenuti e trovare i siti nei quali pubblicarli;
- i costi relativi al prezzo per pubblicazione richiesto dai siti.
Quando parlo di competizione mi riferisco alla quantità e alla qualità del profilo link di chi oggi si posiziona per le query di nostro interesse.
Riguardo il punto due, trattandosi di un lavoro ‘sartoriale’, il costo dell’esperto SEO può variare in base alle attività che deve svolgere e alla quantità di tempo/impegno che queste gli richiedono.
🤓 Vuoi approfondire? Ti lascio questo: 5 opportunità che ignori del mio servizio di Link building (Non per tutti).
In merito al costo per link, invece, questo può variare da pochi euro fino a diverse migliaia e ciò che fa la differenza è, ovviamente, il sito nel quale s’intende pubblicare. Com’è intuibile, infatti, un sito molto famoso potrebbe richiedere una cifra importante proprio in virtù della sua notorietà, poiché il brand incide pesantemente sul costo.
Il punto, però, è che nella link building il brand non è sempre sinonimo di accelerazione per il sito che riceve il link e, a volerla dire tutta, spesso è vero l’esatto opposto!
Ciò accade perché in questa attività tutto ruota attorno alle metriche di dominio e non esclusivamente alla notorietà del marchio. Per carità, ovviamente è probabile che un brand forte disponga di metriche importanti, ma quando parliamo di costi, non sempre questo fattore ne giustifica il prezzo, o perlomeno la convenienza per la campagna.
Ha più senso spendere 2500€ per essere pubblicati 1 volta su un quotidiano nazionale famoso o investire la stessa cifra per uscire 10 volte su testate giornalistiche nazionali con ottime metriche?
Sebbene la risposta sia, ovviamente, “Dipende”, lungi dal voler generalizzare situazioni specifiche, è chiaro però che la domanda dovrebbe meritare una particolare attenzione, non trovi?
Tra i fattori ignorati da chi inizia a fare link building, invece, troviamo la ricorrente mancata consapevolezza rispetto al fatto che il web sia pieno di siti non famosi e, di conseguenza, ragionevolmente vantaggiosi in termini di costo, che dispongono di un potenziale pari o addirittura superiore a quelli noti!
Per questo motivo, quando ci si interroga sul prezzo di una campagna di link building è bene tenere presente che affidarsi a un servizio di link building che sappia gestire metriche, valutazioni e domini, significa non solo massimizzare la riuscita delle attività di posizionamento, ma anche ottimizzarne i costi in favore dei benefici.
Tra le voci di spesa che spesso non si considerano quando si lavora in modalità ‘fai da te’ troviamo, per esempio, quella relativa al recupero di un dominio penalizzato. Purtroppo, quando si affronta un’attività così delicata senza la giusta esperienza mandare tutto all’aria è davvero questione di un attimo, anzi, di un link! E recuperare un sito penalizzato, sempre ammesso che sia possibile (perché non sempre lo è) può costare migliaia di euro, messi tra l’altro a ‘ballare’ senza avere poter nemmeno avere la certezza di riuscirci.
Tirando le somme sui costi di una campagna di link building, volendo essere seri è bene non improvvisare preventivi o ‘pacchetti di link’, ma partire da un’analisi che sappia restituirci il quadro esatto del sito e del mercato nel quale questo deve competere. Solo così sarà possibile valutare, dati alla mano, quali sono gli sforzi necessari per raggiungere i nostri obiettivi.
Link interni: cosa sono e che ruolo hanno nelle attività di link building.
Quando parliamo di link interni siamo soliti associarli a quelli presenti sui nostri siti web. Per comprendere cosa sia effettivamente la link building, però, è necessario un cambio di prospettiva, perché questi possono (e devono) ricoprire un ruolo chiave anche nei siti dai quali riceviamo dei backlink.
Se la pagina che ci manda il link riceve a sua volta tanti link interni da altre pagine pertinenti, sarà per forza di cose capace di restituirci tanto ottimo link juice, e come dico sempre questa è cosa buona e giusta.
Cosa sono i link follow e nofollow e che ruolo hanno nella link building
Quando ci si muove alla scoperta della link building si incontrano spesso due termini ai quali viene data molta attenzione: ‘dofollow’ e ‘nofollow’.
Per farla semplice, questi termini indicano al motore di ricerca se seguire o meno un link in un documento.
Il termine ‘nofollow’ consiglia al crawler di Google di non seguire il collegamento poiché poco rilevante o inaffidabile. Quando applichiamo questo attributo a un link, in sostanza stiamo dicendo a Big G che non intendiamo essere responsabili nei confronti della risorsa alla quale ci stiamo collegando.
Una sorta di “Se vuoi visitare la pagina fai pure, ma io non ne so niente!”.
L’attributo, come è facile intuire, ha un chiaro impatto in termini di linkjuice ed è stato introdotto da Google nel 2005 proprio per dare ai webmaster un maggiore controllo sulla distribuzione dei link in partenza dal proprio sito.
A riguardo, mi permetto di sottolineare come questo tipo di link , spesso sottovalutato, sia invece sempre presente (in una certa misura) in qualunque profilo naturale. Per questa ragione, quando si lavora alla costruzione di un profilo backlink solido faremmo bene a considerare tali collegamenti come parte integrante dei link in ingresso, esattamente come accade per i link di tipo follow.
Cosa significano i termini black hat e white hat (e cosa c’entrano con la link building)
In parole povere, il termine ‘white hat’ fa riferimento all’ottimizzazione del sito nel pieno rispetto dei parametri imposti da Google e, a differenza della SEO ‘black hat’, non comporta la messa in atto di trucchi o stratagemmi in barba alle regole dettate dal motore di ricerca.
Grazie a un perfetto mix super NERD di figure prese in prestito dai film western e da Star Wars, queste espressioni sono spesso associate a due figure: quella degli Jedi e quella dei cattivoni come Dark Fener.
I ‘cappelli bianchi’ stanno dal lato chiaro della forza, mentre i ‘cappelli neri’ ne rappresentano il lato oscuro.
In merito alle principali differenze, dato che si svolge sempre nel rispetto delle indicazioni fornite da Google, la link building di tipo white hat è l’approccio SEO che va usato se vogliamo adottare una strategia efficace a lungo termine.
Il ‘black hat’ invece, poiché trae la sua forza dalle pratiche espressamente vietate da Google, sebbene possa inizialmente portare ottimi risultati in poco tempo, a lungo termine andrà a penalizzare (spesso per sempre) il sito che ne fa utilizzo. Nella stragrande maggioranza dei casi, dunque, non ha alcun senso ragionare in termini di black hat, ma in altri, specie su progetti che devono rankare forte e per breve tempo, potrebbe averlo.
Conclusione
Come avrai capito la link building se usata con cognizione di causa rappresenta il miglior alleato di ogni sito. Trattandosi di un’arma molto potente, però, è importante tenersi alla larga dall’improvvisazione, puntando invece su un’attenta analisi preliminare prima, e su un’attività puntuale e ben programmata poi.
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#avantitutta
🏆 Take Aways…
- Capire cos’è la link building è fondamentale se si lavora al posizionamento di un sito web.
- I link provenienti dai siti famosi non sono per forza più efficaci di quelli meno noti.
- Come attività va inserita tra quelle ricorrenti.
- L’obiettivo a lungo termine deve essere sempre quello di acquisire link di qualità.
- Dopo l’arrivo di Google Penguin è da considerarsi una tecnica tanto efficace quanto delicata: niente improvvisazione.