Google trattiene gli utenti con le AIOs e rischia di impoverire il traffico verso siti come il tuo. Ma con una solida strategia SEO è possibile approfittare di questo stravolgimento
📌 TAKE AWAYS
- Contrariamente alle dichiarazioni ottimistiche di Sundar Pichai, le AI Overviews (AIOs) sembrano trattenere gli utenti su Google anziché incentivarli a visitare altri siti. Studi indipendenti, tra cui quelli di Kevin Indig e Semrush, mostrano un aumento delle ricerche che non generano alcun click esterno.
- Le AI Overviews colpiscono soprattutto le query informazionali, quelle che iniziano con “cos’è”, “come fare”, “perché”, ovvero il cuore della SEO editoriale. Indagini su milioni di keyword confermano che, quando è presente un’AIO, si registrano meno visualizzazioni di pagina e un calo del click-through rate.
- L’ascesa delle AI Overviews segna un punto di svolta per il marketing digitale: non basta più posizionarsi in prima pagina, bisogna comparire direttamente nelle risposte dell’IA. Questo impone un cambio di paradigma nella SEO, che oggi si arricchisce di nuove sigle come GEO, LLMO e AEO.
Le AI Overviews aumentano le ricerche zero-click, riducendo traffico e CTR verso i siti. Così risulta da ricerche di Growth Memo, Semrush e Ahrefs.
Per restare visibili e prosperare ai tempi di AIO, serve una SEO orientata all’intelligenza artificiale e alle nuove panoramiche IA.
Ricordi l’entusiasmo?
L’Intelligenza Artificiale che avrebbe rivoluzionato le ricerche, portando un fiume di utenti nuovi e più consapevoli dritti dritti al tuo sito web.
Sundar Pichai, il gran capo di Alphabet (la mamma di Google), ce lo aveva promesso con quel sorriso beffardo di chi sa il fatto suo, in un’intervista al podcast Decoder di Nilay Patel:
le AI Overviews (AIO), quelle risposte generate dall’IA che compaiono in cima ai risultati di ricerca, avrebbero “incrementato il traffico verso l’ecosistema” e fatto sì che le persone usassero la ricerca “in modi completamente nuovi”.
Un futuro radioso, insomma.
Peccato che, come spesso accade quando le promesse sono troppo belle per essere vere, la realtà abbia deciso di presentare un conto un po’ salato.
E credimi, quando dico salato, non esagero. Soprattutto se hai un’attività online e ogni singolo click, ogni visitatore, è ossigeno puro per il tuo fatturato.
Ti eri già immaginato orde di nuovi clienti pronti a cliccare sul tuo link, affascinati dalle panoramiche IA, senza bisogno di aggiornare la tua strategia di posizionamento?
Pensavi che in questo scenario iper-ottimistico propagandato da Pichai, la SEO fosse ormai superflua?
Niente di più sbagliato, come vedremo nel corso dell’articolo.
La doccia fredda di Kevin Indig: i numeri che sconfessano Big G
A rovinare la festa, o meglio, a riportare tutti con i piedi per terra, ci ha pensato Kevin Indig, esperto SEO tedesco, ma da più di 30 anni di casa nella Silicon Valley.
Sul suo “Growth Memo“, Indig ha pubblicato uno studio che, dati alla mano, smonta pezzo per pezzo le previsioni trionfalistiche di Pichai.
E non si tratta di opinioni, ma di numeri, freddi e impietosi, frutto dell’analisi di oltre 5 miliardi di query di ricerca e 20 milioni di siti web, realizzata in collaborazione con Similarweb.
Un campione mica da ridere, eh?
Allora, cosa ci dice questo studio?
Preparati, perché la prima rivelazione è già un piccolo pugno nello stomaco.
È vero, le AI Overviews, ora realtà anche in Italia, sembrano aver spinto gli utenti a visitare Google più frequentemente.
Un +9% di visite a Google negli Stati Uniti dopo il lancio delle AIOs a maggio 2024, per esempio.
“Fantastico!”, starai pensando.
“Più gente su Google, più possibilità per me!”.
Calma, calma.
Perché c’è un “ma” grosso quanto il web: queste sessioni di ricerca sono diventate più brevi. Molto più brevi.
In pratica, la gente entra, ottiene una risposta rapida dall’IA e… tanti saluti.
E qui arriva la prima magagna:
la percentuale di ricerche che non portano alcun click verso altri siti web – le famigerate “zero-click searches” – è passata da un già preoccupante 71,4% in aprile 2024 al 76% a novembre 2024 per le parole chiave con AIO.
Hai letto bene: tre quarti delle ricerche con AIO si concludono lì, sulla pagina di Google, senza che l’utente senta il bisogno di approfondire cliccando su un link esterno.
Il tuo link, per intenderci.
E questo, come ti scrivevo qui, è un problema enorme per chi, come te, vive di quel traffico.
Ma non è finita.
Lo studio di Indig rivela un altro dato sconcertante: le ricerche che non mostrano una AI Overview generano il doppio delle visualizzazioni di pagina rispetto a quelle con AIO.
Tradotto: meno visite al tuo sito, meno pagine viste, e se il tuo modello di business si basa sulla pubblicità (ad esempio, se sei un editore), questo significa meno impressioni e, quindi, meno entrate.
Una vera e propria “pugnalata mortale per gli editori che si affidano al volume delle impressioni pubblicitarie”, come la definisce senza mezzi termini Indig.
Certo, Pichai potrebbe controbattere che le visualizzazioni di pagina provenienti da parole chiave con AIO sono cresciute del 21,5% da maggio 2024. Un numero che, preso da solo, suona bene.
È un po’ come dire che hai venduto più gelati a dicembre rispetto a novembre: magari è vero, ma se a luglio ne vendevi il triplo, il dato di dicembre non è poi così esaltante, no?
A suffragare la ricerca di Growth Memo arriva pure Semrush con dati ancora più freschi…
Semrush e l’assedio delle AIOs: cosa succede davvero ai tuoi click?
Se c’è un nome che nel mondo SEO fa rima con dati e analisi approfondite, quello è Semrush.
E, ovviamente, non potevano esimersi dall’analizzare l’impatto delle AI Overviews, definite da loro come “probabilmente il cambiamento più dirompente nel panorama della ricerca”.
Non suona proprio come un complimento, se ci pensi.
Per capire cosa bolle in pentola, in un report pubblicato il 5 maggio 2025, Semrush, ha messo sotto la lente oltre 10 milioni di parole chiave, utilizzando anche i dati di clickstream di Datos (una società del gruppo Semrush).
L’obiettivo?
Rispondere a domande del tipo:
quante ricerche attivano le AIOs?
Che tipo di ricerche? E quali settori sono più colpiti?
E, soprattutto, quello che interessa a noi in quest’articolo:
le AIOs stanno davvero aumentando le ricerche “zero-click”?
I risultati sono illuminanti e, per certi versi, confermano le preoccupazioni.
A marzo 2025, il 13,14% di tutte le query analizzate attivava una AI Overview.
Un balzo notevole, se pensi che a gennaio 2025 la percentuale era del 6,49%.
Ciò significa che la presenza delle AIOs è in rapida crescita, un raddoppio in soli due mesi!
E quali contenuti finiscono più spesso nel mirino dell’IA di Google?
Prevedibilmente, quelli informazionali: ben l’88,1% delle query che attivano un AIO sono di questa natura.
Pensa a tutte quelle domande che iniziano con “cos’è”, “come fare”, “perché”.
Proprio il pane quotidiano di molti siti che offrono guide, tutorial e spiegazioni.
E qui veniamo al tasto dolente: le ricerche zero-click.
Semrush, in collaborazione con Datos, ha analizzato oltre 200.000 parole chiave per capire se le AIOs stiano effettivamente “rubando” click ai risultati organici.
La conclusione è sfumata ma significativa.
In media, le parole chiave che attivano le AIOs mostrano un comportamento zero-click più elevato.
Questo, specificano, potrebbe essere dovuto alla loro natura intrinsecamente informativa: l’utente trova la risposta direttamente nell’AIO e non sente il bisogno di approfondire.
Tuttavia, e questo è un “ma” importante, analizzando le stesse identiche parole chiave prima e dopo l’introduzione dell’AIO, Semrush ha osservato una leggera diminuzione del tasso di zero-click (dal 38,1% al 36,2%).
Ciò potrebbe suggerire che, in alcuni casi, l’AIO riesca a stimolare un click di approfondimento o che la sua presenza non sia automaticamente sinonimo di “nessun click”.
È una dinamica complessa, come sottolinea Eli Goodman, CEO di Datos:
Le AIO stanno ridisegnando il panorama della ricerca in tempo reale e i marketer non possono più fare affidamento solo sui ranking. La visibilità ora significa guadagnarsi un posto nella risposta stessa.
Eli Goodman
Eugene Levin, Presidente di Semrush, rincara la dose:
La continua ascesa delle AI Overviews su tutti i tipi di parole chiave suggerisce un cambiamento verso un’interazione più diretta all’interno dei risultati di ricerca. Le implicazioni per i digital marketer sono sempre più evidenti: garantire la visibilità ora significa ottimizzare per le AI Overviews.
Eugene Levin
In sostanza, anche se la correlazione diretta tra AIO e aumento sistematico degli zero-click non è così monolitica come si potrebbe pensare, il quadro generale è chiaro:
le AIOs sono progettate per trasformare Google in un “motore di risposte”, non solo di ricerca.
Questo, inevitabilmente, riduce la necessità per gli utenti di cliccare sui siti web per ottenere l’informazione desiderata, con il rischio concreto di cannibalizzare il traffico che prima andava a editori, piattaforme e-commerce, affiliati e creatori di contenuti.
Il tuo sito, quindi, potrebbe vedere una diminuzione dei visitatori, specialmente se gran parte del tuo traffico proviene da query informative che ora trovano risposta diretta nelle AIOs, come ti dicevo già qui.
Come se non bastasse, uno studio di Ahrefs, condotto da Ryan Law e Xibeijia Guan, rivela una verità scomoda per Big G: le AI Overviews riducono i click del 34,5%.
Analizzando ben 300.000 parole chiave, hanno scoperto che la presenza di una AI Overview nei risultati di ricerca porta a un calo medio del 34,5% del tasso di click (CTR) per la pagina che si posiziona al primo posto, rispetto a parole chiave informative simili che non presentano l’AIO.
Anche questo dato, come vedi, contraddice nettamente le dichiarazioni di Google e di Sundar Pichai, il quale aveva sostenuto che i link in AIO avrebbero addirittura ottenuto più click.
Ma questa non è una novità: te lo anticipavo già qui.
Ma attenzione, meno traffico non significa per forza meno conversioni. Quello a cui dovresti mirare è il traffico di qualità, quello che ti garantisce vendite e ricavi.
Sì, perché se vieni citato dalle panoramiche IA, può essere una grande opportunità per il tuo business!
Perciò, se vuoi essere visibile su AI Overviews devi rivolgerti a un’agenzia SEO che sappia rispondere in maniera adeguata a questi cambiamenti. Vivacchiare non ti porterà a niente, mi spiace.
E adesso? Buttiamo via tutto e apriamo un chiringuito sulla spiaggia?
Diciamo che la comunicazione di Big G è stata, per usare un eufemismo, un tantino ottimistica e selettiva nel presentare i dati.
La realtà, come dimostrano studi indipendenti come quello di Kevin Indig, Semrush e Ahrefs, è che le AI Overviews, almeno nella loro forma attuale, rappresentano una sfida significativa per chiunque dipenda dal traffico organico di Google.
Più ricerche zero-click e meno visualizzazioni di pagina significano, per molti, un impatto diretto sui ricavi.
Ma per ritrovare i tuoi click scomparsi non devi rivolgerti a Chi l’ha visto, bensì a un consulente SEO che lavori affinché il tuo sito sia visibile su AIO.
Forse avrai sentito nominare nuove sigle un po’ astruse come GEO, LLMO o AEO.
Sembrano paroloni da addetti ai lavori, vero?
In realtà, non devi spaventarti: queste “nuove ottimizzazioni” per i motori di ricerca generativi e i modelli linguistici come ChatGPT o le AI Overviews di Google sono, in buona sostanza, un’evoluzione naturale della cara, vecchia SEO.
Il cuore della questione resta lo stesso: per farti trovare, anche da queste intelligenze artificiali, devi continuare a fare ciò che la buona SEO ha sempre predicato.
Produrre contenuti di alta qualità, rilevanti, ben strutturati e autorevoli è ancora la chiave.
Anzi, lo è più che mai.
L’IA apprezza la sostanza.
Certo, ci sono delle sfumature: per esempio, oggi una semplice menzione del tuo brand, anche senza un link diretto, può avere un peso maggiore nell’influenzare la percezione che l’IA ha della tua autorevolezza.
È come se la “reputazione diffusa” contasse di più.
Cosa fare, dunque, tu che sei un imprenditore e che hai investito tempo, denaro ed energie per costruire la tua presenza online?
Primo, prendi consapevolezza. Capisci che le regole del gioco stanno cambiando e che affidarsi passivamente a Google potrebbe non essere più la strategia vincente.
Secondo, agisci.
E qui, permettimi di tirare acqua al mio mulino: questo è il momento in cui rivolgersi a consulenti SEO competenti e aggiornati diventa non più un’opzione, ma una necessità vitale.
Oggi più che mai occorre competenza, analisi dei dati specifica per il tuo settore e una strategia flessibile.
Devi capire come il tuo pubblico interagisce con le AIOs, quali contenuti possono ancora generare click, come rafforzare l’autorevolezza del tuo brand e come sfruttare ogni singola opportunità, anche quelle che sembrano più piccole, per portare traffico qualificato al tuo sito.
Il futuro non è scritto nella pietra.
L’unica certezza è che chi si adatta meglio e più velocemente, e chi si affida a una guida esperta, avrà maggiori possibilità non solo di sopravvivere, ma di prosperare.
E tu, sei pronto a raccogliere la sfida?
Il futuro a tinte AI Overviews ti riserva enormi opportunità di business: il tuo sogno di aprire un chiosco sulla spiaggia può aspettare!
Il tuo sito merita di essere visibile: rivolgiti ora alla mia agenzia.
Growth Memo e Semrush smentiscono Sundar Pichai: con AI Overview aumentano le ricerche zero-click: FAQ
Le AI Overviews stanno davvero aumentando le ricerche zero-click?
Sì, secondo studi di Growth Memo, Semrush e Ahrefs, le AI Overviews aumentano la percentuale di ricerche zero-click, riducendo i click verso siti esterni. In particolare, per le query con AIO, il tasso di zero-click è salito dal 71,4% al 76% tra aprile e novembre 2024.
Quali tipi di contenuti sono più colpiti dalla diffusione delle AI Overviews?
Le query informazionali, come quelle che iniziano con “cos’è”, “come fare” o “perché”, sono le più impattate. Semrush ha rilevato che l’88,1% delle query che attivano una AI Overview appartiene a questa categoria, spesso centrale per siti editoriali, blog e guide online.
Come possono i siti adattarsi al cambiamento portato dalle AI Overviews?
È fondamentale ottimizzare i contenuti per ottenere visibilità direttamente all’interno delle AI Overviews. Questo richiede una SEO evoluta orientata a GEO, LLMO e AEO, puntando su contenuti autorevoli, ben strutturati e rilevanti per le risposte dell’IA.