Tra promesse di guadagni record e scetticismo degli utenti, l’azienda punta a integrare gli annunci pubblicitari nelle risposte generate dall’IA per monetizzare i suoi investimenti.
Google sta estendendo la presenza di annunci pubblicitari nelle sue funzioni di intelligenza artificiale, come le AI Overviews e la modalità conversazionale. L'azienda definisce l'iniziativa una "evoluzione significativa" per la ricerca, mostrando dati positivi sui test. Tuttavia, emergono dubbi sulla fiducia degli utenti negli annunci AI e preoccupazioni dai publisher per cali di traffico.
Google cala l’asso (o il mattone?) degli annunci nell’IA: ecco cosa devi sapere
Sembra proprio che Google abbia deciso di accelerare sul fronte della monetizzazione delle sue tanto sbandierate intelligenze artificiali. La notizia fresca fresca è che vedremo sempre più annunci pubblicitari non solo nelle “AI Overviews”, quelle risposte generate dall’IA che compaiono in cima ai risultati di ricerca su desktop, ma anche nella modalità conversazionale “AI Mode”. In pratica, mentre chiacchieri con l’IA di Google o cerchi una risposta rapida, preparati a veder spuntare qualche bella “sponsorizzata”.
Come descritto da TechCrunch, questa mossa non è un fulmine a ciel sereno, visto che già a marzo 2025 si parlava di test in corso, e segue il debutto degli annunci nelle AI Overview su mobile verso la fine del 2024.
Diciamocelo chiaramente: se pensavi che l’IA fosse un’oasi felice senza pubblicità, forse è il caso di rivedere le tue aspettative.
Ma come ce la stanno vendendo questa novità e, soprattutto, ci sono già dei numeri che la supportano?
Le promesse luccicanti di Big G e i primi (presunti) successi
Google, attraverso le parole del suo Vice Presidente Jerry Dischler, definisce questa novità come “l’evoluzione più significativa degli annunci Search dal passaggio al mobile”.
Parole grosse, eh?
L’obiettivo, a loro dire, è aiutare gli inserzionisti a “incontrare gli utenti in momenti decisivi per le loro scelte”. E per non farsi mancare nulla, snocciolano già dati entusiasmanti: i primi test con gli strumenti di Smart Bidding Exploration avrebbero portato a un aumento del 19% nelle conversioni.
Un bel numeretto, non c’è che dire.
Gli annunci dovrebbero comparire sotto le risposte dell’IA come suggerimenti sponsorizzati o integrarsi nelle conversazioni quando fai più domande all’AI Mode.
Però, ammettiamolo, quando una multinazionale di questa portata ci presenta numeri così brillanti fin da subito, un piccolo campanello d’allarme non può non suonare.
Siamo sicuri che sia tutto oro quello che luccica o c’è dell’altro sotto la superficie patinata delle dichiarazioni ufficiali?
E la gente comune, quella che usa Google tutti i giorni, cosa ne pensa davvero di questa invasione pubblicitaria anche nelle risposte che dovrebbero essere “pure” e “intelligenti”?
Tra scetticismo degli utenti e conti che devono tornare
E infatti, a grattare un po’ la superficie, emergono scenari meno idilliaci. Secondo un sondaggio di CivicScience, ben il 36% dei consumatori americani non si fida per niente degli annunci generati dall’intelligenza artificiale. Un dato che fa riflettere, no?
Se l’utente medio parte già prevenuto, quanto saranno efficaci questi nuovi formati pubblicitari?
Aggiungiamoci poi il malcontento dei publisher: Search Engine Land ha segnalato cali del Click-Through Rate tra il 12% e il 18% sulle pagine che presentano le AI Overviews.
Sembra quasi che l’IA, nel tentativo di dare risposte immediate, finisca per “rubare” traffico ai siti che quelle informazioni le producono.
E non dimentichiamoci un dettaglio fondamentale: nel primo trimestre del 2025, Google ha registrato ricavi pubblicitari per la bellezza di 66,89 miliardi di dollari. Una cifra mostruosa, che però mette anche una pressione enorme sull’azienda per continuare a crescere e, diciamocelo, per far fruttare questi costosi investimenti nell’intelligenza artificiale.
Sarà mica che questa espansione pubblicitaria sia più una necessità di bilancio che una vera innovazione pensata per l’utente?
Ma al di là delle polemiche e dei numeri, chi potrà effettivamente utilizzare questi nuovi spazi pubblicitari?
E come si inserisce questa mossa nella strategia più ampia di Google?
Dietro le quinte: requisiti, storia e un futuro (forse) già scritto
Per chi fa pubblicità e sta già pensando a come sfruttare questa “opportunità”, ci sono dei paletti.
Stando a quanto spiegato da Collective Measures, per far comparire i propri annunci in questi nuovi spazi sarà necessario utilizzare campagne Performance Max, Shopping o campagne sulla rete di ricerca con corrispondenza generica.
Insomma, non proprio per tutti e con specifiche tecniche da rispettare.
Questa mossa, comunque, non nasce dal nulla. È l’ultimo tassello di un percorso iniziato a maggio 2024 con il lancio delle AI Overviews negli USA, poi estese ad altri paesi, e i primi prototipi di annunci in AI Mode visti a marzo 2025, come ci ricorda Search Engine Roundtable.
Barry Schwartz, una voce autorevole nel settore, ha commentato che “bilanciare l’esperienza utente con le esigenze degli inserzionisti nelle interfacce di IA generativa definirà il prossimo decennio di Google”.
Una bella sfida, non c’è che dire.
E le previsioni?
Gli analisti di eMarketer stimano che questi nuovi formati pubblicitari potrebbero arrivare a rappresentare dall’8% al 12% dei ricavi pubblicitari di Google Search entro il 2026.
Staremo a vedere se queste previsioni si avvereranno e, soprattutto, se Google riuscirà davvero a convincere utenti e inserzionisti della bontà di questa ulteriore espansione pubblicitaria.
Il rischio, come sempre, è che a furia di voler monetizzare ogni singolo spazio, si finisca per rovinare l’esperienza utente, trasformando uno strumento utile in un ennesimo cartellone pubblicitario.
E tu, cosa ne pensi?
Ma dai, che sorpresa! 🤦♂️ Già immagino le mie conversazioni con l’IA piene di pubblicità. L’ultima volta che ho chiesto una ricetta, non mi servivano anche gli sponsor! 😂
“Quindi adesso anche l’IA avrà pubblicità? Che delusione!”