Casi studio  

SEO & Jet privati: Caso studio

Qui è dove ti racconto (casini inclusi) il dietro le quinte del lancio sul mercato di uno tra i più importanti siti di noleggio e vendita di Jet privati.

Solitamente nei casi studio si raccontano i numeri.

Prendiamo questo grafico.

  • Puoi vedere il traffico del sito che s’impenna…
  • il momento esatto nel quale questo è successo…
  • una freccia rossa che ti dice “hey, prima stava a zero!”

Questo è tipico dei casi studio ma non significa NIENTE.

Perché?

Te lo dico subito.

  • 12000 utenti sono tanti o pochi?
  • Ammesso che sia un numero accettabile parliamo di visite disinteressate o traffico di qualità?
  • Il settore nel quale è stato ottenuto quel risultato è competitivo o relativamente scarico?

Queste sono solo alcune delle domande alle quali non puoi trovare risposta in grafici di questo tipo.

Diciamocela tutta poi…

Salvo non mi trovi davanti alla tv con mio figlio, non sono propenso a sorbirmi il classico “vissero tutti felici e contenti” tipico dei casi studio…

Ecco perché ho deciso di raccontarti com’è andata, casini compresi.

#avantitutta


Mauro De Rosa: Linkedin

Ottobre 2019, cinque del mattino.

Milano era dannatamente fredda, e l’ultima cosa che avrei voluto fare era scendere dall’aereo e mettermi in fila per aspettare il pullman che avrebbe portato me e gli altri passeggeri in aeroporto.

Il direttore marketing di NGK Sparplug, una affermatissima multinazionale giapponese (ben nota nel mercato italiano perché leader di mercato e sponsor di Ferrari e Ducati), mi aveva chiamato per una consulenza e io non avevo potuto dire di no.

Nonostante il prestigio, però, ora maledicevo il mio lavoro.

Dopo essermi svegliato a un orario improponibile, aver fatto una doccia al volo, aver pregato il taxi di aspettare qualche minuto ed essermici fiondato dentro, ero riuscito a prendere l’aereo per un pelo.

E ora scendevo dalla scaletta del volo Alitalia cercando di non inciamparmi nella valigia del tizio davanti a me.

I capelli mi si gelavano sulla testa e, per consolarmi, continuavo a ripetermi che presto avrei raggiunto l’ufficio.

Fu un attimo.

Con la coda dell’occhio intercettai del movimento alla mia destra, così mi voltai.

Un signore sulla sessantina, distinto e con un cappotto dal taglio sartoriale, scendeva con eleganza dalla scaletta sul suo jet privato per entrare nell’auto che lo aspettava pochi passi più avanti.

Una visione.

Lo guardai come le adolescenti guardano Justin Bieber.

“Un jet privato” pensai sognante. “Parte quando vuoi, puoi fare tutto con calma e senza stress. Sali, ti bevi qualcosa e via, in un attimo sei arrivato. Servito e riverito, come una star.”

Ecco cos’erano per me i jet privati fino a quel giorno. Ma una chiamata avrebbe presto cambiato le cose…

Arrivai in ufficio sbattuto come un uovo ma, per non dare l’impressione di non essere in forma, mi sforzai di apparire rilassato e a mio agio.

Iniziò la consulenza e, come previsto, iniziai a caricarmi. Parlai fino all’ora di pranzo, quasi senza fermarmi, e solo allora mi concessi una pausa. Ne avrei approfittato per riposarmi e ricaricare le pile in previsione della sessione pomeridiana.

Mi sbagliavo.

Stavo per addentare il mio panino quando il telefono prese a squillare.

“Pronto?” dissi in automatico, mentre cercavo di mandare giù il primo boccone.

“Ciao Roberto, piacere di conoscerti, sono Mauro.”

“Piacere mio, Mauro” risposi distrattamente. “Cosa posso fare per te?”

“Ascolta, mi hanno parlato molto bene di te e vorrei capire se e come puoi aiutarmi. Ho un grande problema da risolvere e non so più dove sbattere la testa.”

“Bene, dimmi pure” lo incoraggiai mentre con cercavo di aprire una bottiglietta d’acqua con una mano sola.

“Sono il fondatore di una compagnia che vende e noleggia jet privati.”

Mi arrestai di colpo.

Jet privati?

Sorrisi pensando al mio pensiero di qualche ora prima.

Lo invitai a continuare.

“Vorrei sapere se puoi aiutarci a liberarci degli annunci e a far decollare il traffico organico. Il nostro sito attualmente dipende quasi completamente da Google Ads, che ci sta costando una vera e propria fortuna. Dobbiamo guadagnare posizioni su Google, abbiamo bisogno di diversificare e iniziare a prendere click non a pagamento.”

Sconfiggere la dipendenza da Google Ads e ricevere richieste di prenotazioni per jet privati… e meno male che avrei dovuto rilassarmi!

Salutai Mauro fissando una call per il giorno dopo e tornai alla mia consulenza.

“Ieri ti ho detto che mi hanno parlato bene di te” iniziò Mauro.

“Ti anticipo che ho girato numerose agenzie, credo tutte le più note in Italia, e devo dirti, come prima cosa, che oggi non sono più disposto a fare tentativi.

Voglio che ti sia chiaro sin da ora che non intendo ‘provare’, ma anzi ho bisogno di sapere con certezza se sei tu il consulente seo che mi può portare a posizionarmi su Google, dove si prendono i click che contano e tutto il resto.

Voglio sapere in quanto tempo sia possibile riuscirci restando però totalmente al di fuori delle dinamiche tecniche che, come capirai, a me non interessano per niente.”

Okay, Mauro aveva le idee chiare.

Gli dissi che, per potergli dare le risposte che cercava, avrei prima dovuto realizzare un’indagine di mercato. Mi sarebbe servita per capire cosa fare, come farlo e a quale prezzo.

Rispose soltanto: “Roger, avanti tutta!”.

Mi lanciai nell’analisi di mercato digitale.

Era la prima volta che lavoravo per una compagnia di jet privati, e la cosa mi gasava parecchio: fremevo all’idea di iniziare.

Dopo aver fatto le capriole per posticipare un’intera giornata di consulenze, mi misi subito all’opera.

Monitor accesi, sedia ergonomica per evitare di arrivare a sera piegato in due, i software tra i più potenti al mondo pronti ad essere interrogati.

La situazione?

Immaginavo fosse comune a quella di innumerevoli aziende. Affiliazione, trading online, guerra tra SEO.

“Sono cintura nera nei settori super competitivi” pensai.

E immaginai che presto mi sarei trovato davanti l’ennesimo sito web disastrato, con pagine da reindirizzare, URL da sistemare, contenuti male ottimizzati e un profilo link che manco dopo che ti cadono le bombe in studio.

Ancora una volta, restai di sasso.

Di rado mi capita una visione divina di questo genere. Analizzai il portale più e più volte con i migliori software (Screaming frog, Semrush, Website Auditor…) e più controllavo più non riuscivo a credere ai miei occhi.

  • Errori? Zero.
  • Il sito? Bellissimo.
  • Usabilità? Eccellente.
  • Design? Super responsive.

Le pagine erano veloci, gli utenti potevano navigare perfettamente da qualsiasi dispositivo e non c’era niente che remasse in senso contrario al progetto: avevo davanti un sito web tecnicamente perfetto.

Ma allora dove stava la trappola?

Cosa portava fastprivatejet.com a stare lì piantato, con traffico organico sotto zero, a guardare i competitor che gli sfilavano davanti acchiappandosi migliaia di visite ogni giorno?

Fu la ricerca di mercato a fare luce sul mistero.

Interrogai i software come se fossero la mia sfera di cristallo e, dopo un’attenta SEO Audit e una meticolosa analisi dei competitor, il problema mi si palesò davanti con l’irruenza delle ciabatte di legno che mia madre mi scagliava addosso quando ero ragazzino.

Il problema era enorme.

Un enorme problema di autorevolezza.

I concorrenti di Fast Private Jet non stavano messi alla grande, di più!
Domain authority altissima, abbondanza di contenuti, profilo backlink che dire di qualità sarebbe sminuire, link interni organizzati alla perfezione
Insomma, tutto ciò che mancava a noi.

Fu disarmante.

Quello era il risultato ottenuto da multinazionali che avevano lavorato anni e anni per costruire il proprio potere e la propria reputazione nel tempo.

Fu in quel momento che mi resi conto di come stavano davvero le cose: non solo avrei dovuto sconfiggere veri e propri colossi dell’aviazione privata mondiale, ma per farlo avrei dovuto lavorare su un sito nuovo di pacca e con un budget che, per quanto rilevante, non era certamente assimilabile a quello speso da quelle potenze negli ultimi anni.

Una missione (quasi) impossibile.

Mi consolai pensando che, avendo dalla mia il tempo, qualora avessi attuato un piano perfetto e senza errori avrei potuto guadagnare posizioni. Ero forte: in un anno di attività ben settate avrei potuto recuperarne tre, perché i competitors qualcosina l’avevano sbagliata.

Mi convinsi.

Sarebbe stato un percorso lento, molto lento, ma fattibile.

Misi nero su bianco l’analisi delineando ogni aspetto in merito a tempi e strategia e, quando arrivò il giorno della presentazione, presentai il mio piano a Mauro.

La presentazione dell’analisi scorreva liscia e il mio cliente sembrava essere soddisfatto.

Fino a quando…

“Possiamo farcela, Mauro. Ci vorrà almeno un anno per portare a casa il risultato, ma ce la facciamo. Un anno e ci portiamo a casa tutto il traffico.”

“Un anno?” tuono da Verona il mio (ora incazzatissimo) cliente.

“Non scherziamo! Stiamo sborsando cifre assurde per la pubblicità, senza uscirne fuori. Vogliamo che le pagine di prenotazione si posizionino per prime su Google e prendano click entro tre mesi. Ti ho già detto che il budget non è un problema. Se mi garantisci queste tempistiche ti do il via, ma le condizioni sono queste.”

Iniziai a sudare freddo.

Da una parte sapevo che questo sarebbe potuto essere uno dei progetti più entusiasmanti di sempre, dall’altra avevo la certezza che tre mesi non sarebbero mai bastati.

Che fare?

Negli anni mi sono guadagnato una certa credibilità e, oggi come ieri, la credibilità per me è tutto. In più, un progetto del genere non avrebbe lasciato spazio al minimo errore.

Non avrei mai potuto farcela in tre mesi, la situazione era troppo complessa.

Eppure non potevo perdermi un progetto così interessante…

Una domanda mi rimbombava in testa a volume altissimo: “Cosa diamine devo fare?

Ripresi le basi acquisite dopo l’ennesima rilettura di Never split the difference e provai a contrattare.

Ricordai a Mauro che qualche giorno prima avevamo parlato del mio approccio data driven (molto diverso da quello delle agenzie) e del fatto che, con la SEO, i risultati sono certi ma non rapidi.

Gli proposi un contratto su base mensile e gli offrii la possibilità di interrompere la collaborazione in qualunque momento, senza penali.

Dovetti sudare parecchio, ma alla fine la spuntai: avevo sei mesi.

Tic, tac. Tic, tac. Il tempo passava.

Ero sicuro che il progetto sarebbe andato bene e che avrebbe portato enormi soddisfazioni, ma dubitavo che in sei mesi tutte le pagine obiettivo avrebbero raggiunto le prime posizioni sulle SERP.

Cosa sarebbe successo se non avessi fatto decollare le pagine di Fast Private Jet entro la scadenza?

  • I contratti dei clienti rifiutati per potermi dedicare questo progetto? Persi.
  • Il cliente che può abbandonare l’attività con una mail e senza preavviso? Un disastro.
  • La mia reputazione? Fatta a pezzi.

Ormai, però, ero in ballo.

Avevo deciso di correre questo rischio e farmi prendere dal panico non era un’opzione. Era arrivato il momento di mettersi sotto e dedicare anima e corpo a FPJ.

Studiai il piano operativo nei minimi dettagli, realizzai dashboard capaci di aggiornarmi in tempo reale su Google Data Studio e delineai le strategie perfette affinché il dominio acquisisse autorevolezza.

Le ore passavano mentre battevo forte sulla tastiera.

Tra un susseguirsi di email e chiamate con i miei collaboratori, misi giù un piano editoriale tostissimo dettagliandolo in maniera maniacale affinché la redazione dei contenuti potesse essere perfetta.

Poi mi dedicai alla ricerca delle metriche che avrebbero potuto fare la differenza sui link e programmai attività di fix onsite che potessero garantirmi un approccio ‘zero sorprese’.

Passarono i primi quattro mesi.

Era innegabile: tutti noi stavamo dando il 300% ma i nostri sforzi non venivano ripagati.

Ero così preso che iniziai a fare una cosa che, in situazioni normali, evito come le blatte: controllavo fin da subito, quotidianamente, se le pagine obiettivo stessero acquisendo posizioni oppure no, alla ricerca della più piccola variazione positiva.

Perché non conta l’impegno che ci metti, ma i risultati che porti. E di risultati se ne vedevano davvero pochi.

Stava succedendo una cosa perfettamente normale che però si manifestava in quel momento come un problema grande come un tir che ti sta per travolgere, la Google Dance.

Sì, hai capito bene: le pagine ballavano.

Ogni volta che il sito prendeva qualche posizione in più per le query scelte durante l’indagine di mercato, qualche giorno dopo tutto tornava inesorabilmente giù rendendo tutto dannatamente instabile.

Mancavano due mesi alla chiusura del primo semestre e le pagine continuavano a non salire a sufficienza, precipitando proprio quando sembrava avessero acquistato delle buone posizioni.

La concorrenza, invece, rimaneva lì, mi sbeffeggiava stando piantata in prima linea sulle pagine dei risultati di Google.

Controllavo e ricontrollavo, anche se ero certo che tutto fosse stato fatto correttamente.

Qualche timido posizionamento iniziava a intravedersi, ma dentro di me sapevo bene che non era abbastanza.

E mentre guardavamo Google ballare, arrivò la chiamata di Mauro.

“Ehi Roberto” disse con una voce che mi sembrò incredibilmente severa.

“Ciao Mauro” risposi, pronto alla fucilazione.

“Permettimi di andare al dunque subito” chiusi gli occhi. Ero pronto per la botta.

“Mauro senti…” provai a interromperlo.

“Sono passati quattro mesi da quando abbiamo iniziato a lavorare insieme” continuò come se non avessi detto niente.

“Vedo che le pagine salgono e scendono. Io ti ringrazio per tutti i report che mi mandi ma…”

“Mauro aspetta, lascia che…”

“Ma è davvero così che funziona?”.

Era fatta, avevo fallito.

“Non avrei mai immaginato di ricevere richieste di prenotazione prima dei sei mesi!”

Sbarrai gli occhi e saltai in piedi.

“Quelli che ci stanno scrivendo e chiamando sono davvero molto interessati, non come accade con gli annunci dove devo scartare metà delle richieste. Roberto, davvero molto bene! Non ti nego che intravedo la luce, sono proprio fiducioso!”

Mi si spalancarono le porte del paradiso.

Mi resi conto di essere stato così tanto sotto stress da ignorare che le chiavi in salita stavano già dando vita a chiamate di qualità, che una marea di code lunghe iniziavano a prendere piede e – cosa ancora più importante – che anche se ballavano, quelle parole generavano ottimi lead!

Sono passati due anni dal lancio del sito di Fast Private Jet, un’azienda che oggi è tra le più rilevanti sul territorio nazionale, e non ti nego che ripensare a quest’avventura mi fa spuntare un enorme sorriso.

Sono davvero orgoglioso di aver preso parte all’avvio di un progetto tanto ambizioso in cui costanza, determinazione e progettualità hanno saputo integrarsi in maniera chiara e profittevole.

Oggi il buon Mauro continua a spingere forte come solo i grandi capitani sanno fare, e io a darci dentro per continuare a garantire a fastprivatejet.com la tanto ambita copertura organica su tutte le ricerche più ambiziose del settore.

Ricerche che oggi raccogliamo solidamente su tutto il territorio nazionale.

Scelta preferita di importanti imprenditori, squadre di calcio e di chiunque intenda spostarsi in jet, FPJ oggi punta ai mercati internazionali dalle due nuove sedi, quella di Londra e quella di New York.

Sfida ovviamente non semplice, ma che sono certo potrà continuare a regalare ottimi spunti di crescita a tutti noi.

E poi, diciamoci la verità… se fosse facile lo farebbero tutti. No?

roberto serra consulente seo

#avantitutta

Il sito dell’Azienda: https://www.fastprivatejet.com

FPJ su linkedin: https://www.linkedin.com/company/fastprivatejet/

Roberto Serra

Mi chiamo Roberto Serra e sono un digital marketer con una forte passione per la SEO: Mi occupo di posizionamento sui motori di ricerca, strategia digitale e creazione di contenuti.

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