Google diventa un motore di risposte: sette ricerche su dieci finiscono senza un click

Le ricerche “zero-click” sono diventate la norma, mentre editori e creatori di contenuti vedono svanire miliardi di visite: il Pay per Crawl di Cloudflare può essere una soluzione?

📌 TAKE AWAYS

  • Il 69% delle ricerche su Google termina senza click: l’utente ottiene la risposta direttamente nei risultati di ricerca, grazie agli AI Overviews.
  • I referral da ChatGPT sono cresciuti di 25 volte in un anno. Solo i brand che vengono riconosciuti come fonti attendibili – o che stringono accordi – riescono a emergere. La menzione da parte di un LLM non è casuale, ma il risultato di posizionamento tecnico e autorevolezza di marca.
  • Davanti allo sfruttamento massivo dei contenuti da parte delle IA, Cloudflare ha introdotto un modello alternativo: chi vuole accedere a un sito per addestrare modelli di IA dovrà pagare.
Google sta diventando un motore di risposte: il 69% delle ricerche si chiude senza click. I siti perdono sempre più traffico e valore.
Cloudflare propone Pay per Crawl per monetizzare l'accesso e lo scraping dei bot IA, ma sarà sufficiente?
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Il futuro di cui ti parlo da tempo non bussa più alla porta: è entrato, si è seduto in salotto e ha cambiato le regole della casa. Se mi segui, sai bene che l’ascesa delle ricerche “zero-click” non è un fulmine a ciel sereno, ma la logica conseguenza dell’evoluzione verso un motore di risposte.

I dati appena pubblicati da Similarweb, quindi, non dovrebbero spaventarci, ma darci la conferma definitiva: avevamo ragione a prepararci.

Siamo onesti: per quanto tempo ancora potevi basare il successo del tuo business online su una metrica, il click, che troppo spesso serviva solo a gonfiare l’ego?

Avere un sito con un traffico oceanico ma senza conversioni è sempre stato come gestire un locale strapieno di gente che si porta da bere da casa.

Si imboscano le birre dentro la giacca e se le scolano nei bagni di nascosto. Occupano spazio, fanno rumore, ma alla cassa non lasciano un centesimo.

Oggi lo scenario è persino più beffardo: non solo non entrano più nel tuo locale, ma l’intelligenza artificiale li ferma sulla soglia, gli racconta quanto sono buoni i tuoi cocktail, si appunta le ricette e poi magari le rivende per i fatti suoi.

La fine dell’era del click non è una tragedia. È un’opportunità per smettere di misurare la vanità e iniziare a misurare ciò che conta: l’influenza, l’autorevolezza, le vendite.

La vera partita, oggi, non si gioca più per ottenere un passaggio verso il nostro sito.

Si gioca per essere la risposta.

Per diventare la fonte che l’IA di Google sceglie per i suoi Overviews, il brand che un LLM come ChatGPT cita quando un utente chiede un consiglio.

La visibilità si è spostata dal link blu alla sintesi generata dall’IA.

Ed è lì che dobbiamo andare a prenderla, come ci ha detto anche Johannes Beus di Sistrix.

Non ti mentirò: non è un lavoro semplice che si improvvisa dall’oggi al domani. Per questo motivo la mia agenzia SEO si sta preparando da un po’, e lo sai bene se leggi il mio blog.

Ma come siamo arrivati a questo e cosa ci dicono gli ultimi dati sui motori di risposta IA?

La fine dei click: cronaca di una morte annunciata

Per anni, la regola era semplice: creavi un ottimo contenuto (o presunto tale), un consulente SEO lo ottimizzava, gli utenti lo trovavano su Google, cliccavano sul tuo link e atterravano sul tuo sito.

Lì potevi convertirli in clienti, iscritti alla newsletter, lettori fedeli. Un patto chiaro, quasi un rituale. Poi, a maggio 2024, Google ha cambiato le regole del gioco. Ha introdotto in pianta stabile gli AI Overviews (anche in Italia a marzo 2025).

E qui entra in scena il nostro primo testimone, la società di analisi digitale Similarweb, con un rapporto che è più un atto d’accusa che un’analisi di mercato. Prima dell’avvento massiccio dell’IA di Google, a maggio 2024, il 56% delle ricerche si concludeva senza un click. Tante, ma gestibili.

Un anno dopo, a maggio 2025, quella cifra è esplosa, raggiungendo un vertiginoso 69%.

Lascia che te lo traduca in un linguaggio più diretto: sette ricerche su dieci su Google oggi si concludono sulla pagina di Google stessa.

Report Semrush 2 luglio 2025
Similarweb

L’utente fa una domanda, l’IA di Google setaccia il web, prende le informazioni dal tuo sito e da quello dei tuoi concorrenti, le riassume e le serve su un piatto d’argento.

L’utente è contento.

Google è contento.

E tu?

Tu hai fornito la materia prima, le tue conoscenze, il tuo lavoro, e in cambio hai ricevuto… be’, nulla. Un “grazie” silenzioso e invisibile.

Le vittime più illustri di questo “crimine perfetto” sono i siti di notizie e informazione, i canarini nella miniera del web. Il loro traffico organico è crollato da un picco di 2,3 miliardi di visite a metà 2024 a meno di 1,7 miliardi oggi.

Oltre 600 milioni di visite svanite nel nulla. Intere redazioni che vedono il loro modello di business, basato su pubblicità e abbonamenti generati dal traffico, sgretolarsi.

E Big G?

Cosa dice il colosso di Mountain View mentre il suo giardino recintato diventa sempre più alto?

I suoi dirigenti, con un’invidiabile compostezza, continuano a ripetere il mantra: “il web è in salute”, “il web prospera”. Mettono in discussione questi studi, ma si guardano bene dal fare una cosa semplicissima: separare, nei loro stessi report di Search Console, i dati del traffico proveniente dalla ricerca tradizionale da quelli generati dalle risposte dell’IA.

È una cortina di fumo, un gioco di prestigio per nascondere una verità scomoda: i dati, evidentemente, sono preoccupanti, come ci ha detto Patrick Stox di Ahrefs nella nostra intervista.

Mentre Google chiude le porte, ChatGPT ne apre qualcuna (ma non basta)

Potresti pensare che tutta l’intelligenza artificiale sia il nemico. Ma la situazione, come sempre, è più sfumata. Mentre il traffico da Google Search evapora, un altro gigante dell’IA, ChatGPT, sta iniziando a mandare segnali diversi.

Report Similarweb 2 luglio 2025
Similarweb

Secondo Similarweb, i cosiddetti referral (i rinvii di traffico) da ChatGPT ai siti di news sono aumentati di 25 volte nell’ultimo anno.

Un dato impressionante, no?

Certo, ma attenzione all’illusione ottica. È come ricevere un aumento di 50 euro dopo che ti hanno tagliato lo stipendio di 500. È un passo nella giusta direzione, ma non basta a compensare l’emorragia. Da poco meno di 1 milione di referral al mese nel 2024, siamo passati a oltre 25 milioni nel 2025. Una goccia nell’oceano rispetto alle centinaia di milioni di visite perse su Google.

Inoltre, questa nuova fonte di traffico non è equa.

Editori come Reuters, il NY Post e Business Insider stanno vedendo aumenti significativi.

Report Similarweb 2 luglio 2025

Altri, come il New York Times – che, non a caso, ha fatto causa a OpenAI per aver usato i suoi contenuti senza permesso – sono sottorappresentati.

Questo ti dice una cosa fondamentale: la tua visibilità nel mondo dell’IA non è un dato di fatto, ma il risultato di strategie, accordi e, a volte, perfino battaglie legali.

Anche qui, non puoi permetterti di essere un passeggero passivo.

Report Similarweb 2 luglio 2025

“Giù le mani dai miei contenuti!” La rivolta dei creatori contro l’IA

Quando un ecosistema è in pericolo, la natura reagisce.

E il web non è diverso.

Di fronte a un futuro in cui i contenuti vengono estratti senza compenso, qualcuno ha deciso di dire “basta”. E non è qualcuno di piccolo.

Si tratta di Cloudflare, un’azienda che forse non conosci di nome, ma che gestisce circa il 20% di tutto il traffico internet mondiale (anche il blog che stai leggendo in questo momento, per esempio). Se navighi sul web, è quasi certo che tu stia usando i loro servizi senza saperlo.

La loro mossa, come ti ho scritto qui, è tanto semplice quanto rivoluzionaria. Hanno lanciato un’iniziativa chiamata “Pay per Crawl” (Paga per Scansionare).

AI Audit Cloudflare Pay per Crawl, fonte blog Cloudflare, 1 luglio 2025

Il concetto è cristallino:

“Caro modello di intelligenza artificiale, vuoi accedere ai miei contenuti per addestrarti e dare risposte ai tuoi utenti? Benissimo. Ma adesso paghi”.

Invece di una scelta binaria tra “blocco totale” (controproducente, lo ha detto pure Joshua Squires durante la nostra intervista) e “saccheggio gratuito”, Cloudflare introduce una terza via, più intelligente: la monetizzazione.

Sfruttando protocolli web esistenti, permette a te, proprietario di un sito, di impostare una tariffa per l’accesso da parte dei crawler delle IA. E la notizia più dirompente è che Cloudflare ha deciso di bloccare di default questi crawler per tutti i nuovi clienti.

AI Audit Cloudflare Pay per Crawl, fonte blog Cloudflare, 1 luglio 2025

È un cambiamento epocale, come osserva anche Aleyda Solis su LinkedIn. È come se il 20% dei libri in una biblioteca diventasse improvvisamente consultabile solo a pagamento per chi vuole copiarli.

Grandi nomi come TIME, BuzzFeed, The Atlantic, e Ziff Davis hanno già aderito.

Non è più una protesta isolata, è un movimento. Matthew Prince, il CEO di Cloudflare, all’Axios Live del Cannes Lions International Festival of Creativity, l’ha detto senza mezzi termini:

Il modello di business del web degli ultimi 15 anni è stato la ricerca… L’IA lo cambierà radicalmente. Dobbiamo costruire un nuovo modello economico che funzioni per tutti.

Matthew Prince, CEO di Cloudflare

Resta da vedere se l’iniziativa di Cloudflare riuscirà davvero a cambiare gli equilibri. Per ogni sito disposto a far pagare l’accesso ai propri contenuti, ce ne saranno altri che accetteranno volentieri visibilità in cambio di utilizzo nei risultati generati dalle IA.

Ma almeno questa è una risposta concreta al far west dello scraping: una base tecnica e contrattuale per smettere di regalare valore alle grandi piattaforme, e iniziare a negoziare.

Prometto di tenerti aggiornato sugli sviluppi in merito…

Le regole vengono riscritte mentre parliamo: mettiti al passo!

A questo punto, potresti sentirti sopraffatto. Google che si prende i tuoi click, ChatGPT che ne restituisce le briciole, nuove tecnologie come il Pay per Crawl che sembrano complesse (e dai propositi velleitari).

Potresti chiederti: “E io, con il mio business, cosa diavolo devo fare?”.

La risposta è questa: devi smettere di pensare alla visibilità online come facevi due anni fa.

Il vecchio manuale della SEO – scrivi un buon articolo, mettici le parole chiave giuste e aspetta il traffico – è obsoleto.

Oggi, il tuo brand non deve essere visibile solo sui “link blu” di Google. Deve essere visibile all’interno delle risposte dell’IA di Google, come ti ho spiegato qui.

Deve diventare una fonte autorevole per ChatGPT.

Deve posizionarsi su motori di ricerca conversazionali come Perplexity. E deve essere tecnicamente pronto a gestire (e magari a monetizzare) l’accesso da parte dei crawler, come propone Cloudflare.

Questa non è più una partita che puoi giocare da solo, a meno che tu non voglia passare le tue giornate a studiare l’evoluzione dei Large Language Models invece di gestire la tua azienda.

Ecco perché oggi, più che mai, hai bisogno di un partner strategico.

Un consulente SEO che lavori affinché il tuo contenuto venga citato correttamente dall’IA, che sappia come strutturare i tuoi dati per essere digeribili dalle IA, e come implementare le giuste strategie per proteggere e monetizzare il tuo bene più prezioso: la tua proprietà intellettuale.

Il gioco è cambiato. Le regole vengono riscritte mentre parliamo.

Puoi restare a guardare i tuoi concorrenti o anticiparli sul tempo. La scelta, per fortuna, è ancora tua.

Rivolgiti alla mia agenzia e inizia a cambiare le cose.


Nell’epoca degli zero-click, basterà il Pay per Crawl di Cloudflare?

Cosa significa che il 69% delle ricerche su Google finisce senza click?

Significa che la maggior parte degli utenti trova le informazioni direttamente nei risultati di ricerca, grazie agli AI Overviews di Google. Invece di cliccare su un sito web, l’utente legge la risposta generata dall’intelligenza artificiale e termina lì la sua ricerca. Questo ha un impatto significativo sul traffico verso i siti web, soprattutto quelli editoriali.

Il traffico da ChatGPT compensa la perdita di visibilità su Google?

Il traffico referral da ChatGPT ai siti di informazione è cresciuto di 25 volte in un anno, ma resta comunque insufficiente per colmare il calo delle visite organiche da Google. Inoltre, solo alcuni editori ricevono questo traffico, rendendo la distribuzione non uniforme. La visibilità nei motori di risposta dipende da strategie editoriali, accordi diretti e riconoscibilità del brand.

Cos’è il Pay per Crawl di Cloudflare e perché potrebbe cambiare le regole del gioco?

Il Pay per Crawl è un’iniziativa di Cloudflare che consente ai siti web di impostare una tariffa per l’accesso ai propri contenuti da parte dei crawler delle IA. Invece di bloccare del tutto questi bot o concedere accesso gratuito, i publisher possono monetizzare i propri dati. È una risposta concreta all’estrazione gratuita di contenuti da parte delle big tech e potrebbe ridefinire l’economia dell’informazione online.

Roberto Serra

Mi chiamo Roberto Serra e sono un digital marketer con una forte passione per la SEO: Mi occupo di posizionamento sui motori di ricerca, strategia digitale e creazione di contenuti.

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